Davide Z ha scritto:
Non confondiamo i campi, qui il punto è se adattare i nomi delle ARMI, non dei personaggi!
A volte potrebbe essere necessario anche questo.
Anche se ormai abbiamo abbastanza confidenza con l'inglese da usare comunemente
Il cognome del protagonista de l'Uomo Tigre, "Date", con altri ideogrammi ( 伊達), significa "fare il dandy, fare lo sborone".
Ebbene sì: Naoto Date è Naoto Fighetta se tradotto, e Kenta spessissimo nel fumetto lo prende in giro con frasi del tipo "certo che tiene proprio fede al suo nome", cose che nella versione italiana sono completamente andate perdute.
Comunque la guardi, quando adatti un'opera straniera, qualcosa lo perdi PER FORZA. Un adattamento non potrà MAI accontentare tutti, nemmeno quando proviene da una lingua a noi vicina come un'altra europea. Devi adattare riferimenti culturali, storici, forme grammaticali che non hanno corrispondenza, giochi di parole...
Se ti vuoi gustare a pieno i Monty Python come dovrebbero essere gustati, o te li guardi in inglese e hai sufficienti conoscenze per saper distinguere quando uno parla con l'accento dello Yorkshire e perché parla in quella maniera, o comunque sia guarderai un adattamento, perché anche coi sottotitoli certe inflessioni le perdi.
Figuriamoci quando si tratta di adattare una lingua a noi aliena come il giapponese.
L'adattamento è una cosa che si deve valutare caso per caso, anche in base al target a cui è rivolto il prodotto finale e al periodo storico considerato. In un fumetto rivolto a chi di manga già ne legge puoi anche lasciare i vari "-chan", "-san" e "-senpai", contando sul fatto che il lettore capirà i riferimenti. Tutt'al più puoi anche mettere note a margine. In un fumetto "per le masse" già questo potrebbe non essere possibile. In un prodotto video questo non è agevole e devi seguire altre strade, se vuoi che sia fruibile da tutti.
Ormai siamo abituati a chiamare il nemico di Batman come "il Joker", ma negli anni 50 era conosciuto come "il Jolly", cosa che non è affatto errata, ma era necessaria vista la conoscenza media dell'italiano medio del tempo.
In particolare nei fumetti / cartoni giapponesi, le armi e le mosse speciali dei robottoni sono un classico. Le traduci o non le traduci?
Se le traduci, certo, cambi quello che in un certo senso è un "nome". Ma se non lo fai ti perdi il significato che ci sta dietro.
Anche nel karate un mae-tobigeri fa più figo, ma alla fine vuol dire la stessa identica cosa di "calcio volante frontale".
Il problema dell'"engrish" poi merita un'attenzione particolare. E' verissimo che per un giapponese tipico, che di inglese assicuro non sa una mazza, anche se scrive fumetti, quello che importa di più quando sceglie un nome tipo "space thunder" per un'arma è il suono e il fattore "cool", però è vero che anche sbagliando un significato cerca di dargli.
E con tutto il bene che posso volere a Go Nagai, se traduco "breast fire" viene fuori più o meno "tetta di fuoco", perché nell'inglese comune, "breast" viene usato per definire il seno femminile, tanto più che è comune incontrarlo al plurale, mentre per il petto, senza distinzione di sessi, è più comune usare "chest".
In questo senso un adattamento tipo "Vampa di Fuoco", usato in Mazinkaiser, secondo la mia modesta opinione è più che adatto, visto che mantiene (in italiano) la forza evocativa e il significato generale dell'opera originale pur non essendo una traduzione letterale.
Chi fa un maggior favore all'artista originale? Chi traduce pedissequamente e lascia nomi e termini originali, perdendo il significato che portano o chi cerca di guardare DENTRO questi termini e cerca di portare a chi fruirà di quest'opera in un'altra lingua il "succo" delle emozioni che l'autore voleva suscitare, a rischio di adattare alcune cose?
La risposta non è affatto facile.