Spazio 12 ha scritto:
non confrontiamo... la voce solista di Mademoiselle Anne è Stefania Mantelli...... la nostra Steffy si chiama Stefania Bruno

Sì, non bisogna confrontare: il confronto, infatti, ci porterebbe fuori strada. Le voci soliste che io ho avuto modo di sentire hanno tutte, l’una nei confronti dell’altra, un colore molto diverso. Non può essere un caso. In un certo senso le due Stefanie incarnano aspetti differenti ma entrambi costitutivi per comprendere, credo, cosa ci fosse alla base del progetto Mele Verdi.
Se vogliamo parlare di Steffy, non c’è, solo, un colore meraviglioso, ma anche l’esposizione di una tecnica da far paura. È una cosa che lessi riguardo all’arte interpretativa di Glenn Gould, e calza perfettamente per Steffy: il controllo totale sul testo. La canzone non la sovrasta, niente la impensierisce: non deve rincorrere, affannarsi… Non c’è aspetto del brano che lei non abbia capito alla perfezione. Parole e musica sono messe in riga dall’autorità dell’interpretazione; e non è cosa da tutti, se pensiamo che all’attuale Festival di Sanremo c’è gente che viene volata fuori perché – ve lo garantisco – stona.
Poi ci sono ovviamente dei valori, incommensurabili: le famose “cose più importanti, che sono le più difficili da dire, perché le parole le immiseriscono”.
Lei canta “Demetan… e la banda dei ranocchi / vedono… minacciato il loro regno…”, ed è come se ti stesse dicendo “Ehi, io lo so cosa stai passando, ma sappi che la vita è bella: e se oggi non sei felice lo sarai molto presto… Non ci credi che la vita è bella? Ascolta la mia voce, allora, perché ti assicuro, senz’ombra di dubbio, che essa esprime proprio la bellezza della vita!”
Stefania Mantelli è più piccola, e va maturando questo aspetto. Dobbiamo lavorare con i documenti che abbiamo: i pochi video su YouTube, dunque, che dicono cose chiarissime, inequivocabili. La modernità della Stefania più piccola è un aspetto nevralgico per comprendere l’essenza delle Mele Verdi. Lei sa perfettamente cosa fare, e come: percorre con sicurezza la strada che la conduce all’affermazione del valore più importante, la libertà dell’individuo. È consapevole di “rompere le onde”, lo fa con disinvoltura e leggerezza. Anche lei ci dice “…Ci può essere un mondo migliore, fondato sull’eguaglianza”. La capisci bene se la guardi dal punto di vista della storia delle donne, dell’emancipazionismo… Milano… Milano che torna sempre… ma sarà un caso?
È la sua modernità importantissima, nevralgica – l’essenza… – a minacciare quella cultura retrograda che poi, purtroppo, avrà la meglio, e che, fra le varie cose, si esprime in quel coretto che sembra registrato in una cantina, con i bambini piazzati a turno a canticchiare, senza un progetto.
E perché mai dovrebbe esservi un progetto, nell’Antoniano? …tanto i soldi arrivano comunque… perché sbattersi?
C’è chi spacca la nota in due parti uguali, e chi, invece, non fa centro: le nostre Stefanie stanno nella prima categoria; qualcun altro sta nella seconda.