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Per discutere sulle sigle dei cartoni ed altro...
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 Oggetto del messaggio: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: lun 14 feb 2011, 19:33 
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Iscritto il: dom 12 dic 2004, 19:41
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Località: Pianeta Terra
Volevo dirlo nel topic "generazioni di cartoni a confronto", ma forse è un tema un po' diverso.

Ad ogni modo, se ne parlava a Capodanno con Gojira/Denver.
E mi è tornato in mente qualche giorno fa: Ero in una birreria con un collega tedesco, coetaneo.
Ad un certo punto, si sente una famosa canzone degli anni '80 tedeschi (tipo "Neue deutsche Welle", per gli specialisti).
Io la conoscevo e - facilmente immaginando i nostri corrispettivi nazionali - mi divertivo a vedere come tutti gli altri germanici cantavano nostalgici la canzone.
Fin qui, tutto normale. Se nonché, il collega ha osservato: "però, vedi un po'... la generazione precedente ricorda il loro passato rivoluzionario... e noi invece siamo qui a ricordarci di canzonette insignificanti..."
A questo punto, io non ho detto nulla, ma in un certo senso, ho provato pietà per lui.
Già, perché le altre generazioni potranno avere avuto i loro trascorsi politico-rivoluzionari, i nostri amici germanici le Oktoberfest, ma noi... abbiamo avuto Goldrake, Mazinga, Lupin e Lady Oscar (per citarne solo alcuni)!.

E non mi sembra affatto che, in questo, quanto a ricordi, valori e prospettive, siamo secondi a nessuno.
Esagero? :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: lun 14 feb 2011, 20:31 
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Iscritto il: mar 8 giu 2004, 13:38
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Località: Genova
Io penso ai valori che ho appreso da "Goldrake, Mazinga, Lupin e Lady Oscar (per citarne solo alcuni)" e non credo di avere nulla da invidiare a "maestri di vita" più blasonati

Per me è stato importante vedere che se "giochi alla guerra" qualcuno può rimetterci, come in Mazinga Z, o Lady Oscar, dove la gente muore "davvero".

È stato importante sapere che al mondo c'è gente come Iriza Legan che, solo per divertimento personale, gode a metterti in difficoltà e deriderti per questo (molto "berlusconiano", tra l'altro)

È stato importante vedere come le cose più impossibili possono realizarsi se hai fantasia, velocità di esecuzione e ingegno come Lupin o Sasuke

Ed è stato importante sapere che se sei convinto di qualcosa, e sai di essere nel giusto, nessuno deve poterti fermare, come Actarus, o Tetsuya, o anche Heidi.

E se a noi basta una bella sigla per ricordare tutto questo, chi può permettersi di criticarci?

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Gesù è venuto per salvarci dal peccato, ma continuo a vedere peccatori.
Thor ci protegge dai demoni e dai giganti di ghiaccio, ed in effetti non ne vedo in giro.

Luca Bizzarri: "Non posso pensare bipartisan, io penso per i cazzi miei"


Ultima modifica di Fa.Gian. il mer 16 feb 2011, 8:51, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mar 15 feb 2011, 0:06 
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Località: Germania
Anche noi in germania abbiamo avuto Lady Oscar, ma purtroppo troppo tardi (dal 1994-1997....)
e senza il succeso come in italia.
È vero la vostra generazione in germania non ha avuto la fortuna di crescere con cartoni animati giapponesi belli,
anche perche per anni e anni hanno trasmesso sempre le solite filastrocche.
Come Heidi, Wickie, Apemaya e gli altri
Solo negli anni 90 cioè la mia generazione ha avuto la fortuna di crescere con cartoni come
lady oscar, kiss me licia, hello spank, la regina dei mille anni, miyuki, lisola della piccola flo, la piccola robinson,
e tanti altri.
Forse la mia generazione è quella più affezzionata ai cartoni, alle sigle dei cartoni!
così come lo siamo anche con le canzoni della "neue deutsche welle", sono canzoni che sanno tutti:D

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mar 15 feb 2011, 9:55 
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beh, anche noi quando siamo nelle balere mezzi ubriachi (non parlo per me stesso, in questo caso), ma anche nei csoa, se sentiamo le note di bella ciao, la cantiamo tutti o quasi... g:-?
la nostra identità storica è sempre pronta a fare capolino, quando se ne presenta l'occasione, anche se siamo più portati a divertirci con le nostre sigle... g:-?

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 0:12 
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Iscritto il: dom 12 dic 2004, 19:41
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Località: Pianeta Terra
No, ma non voglio dire che il collega germanico mi impietosiva perché ascoltava la neue deutsche welle, tutt'altro.
A dirla tutta, mi disturba a priori il ragionamento di chi dice «ah, quegli anni "commerciali"... eh, sì, musica disimpegnata... film dozzinali», rimpiangendo lotte politiche che magari non sono esistite.

Ma quello che mi ha toccato, è che non ho potuto dirgli, di rigetto, "ma noi abbiamo goldrake!", per il motivo che lui non lo ha avuto, come ha ben detto Rinzesagit (ed infatti gli ho risposto, sapendo di colpirlo nel profondo, "beh, e che c'è di ignobile in Falco o nei Dschindschis Kahn"? lui è inorridito... eh eh).

Quello che volevo dire invece è quello che ha evidenziato Fa.Gian, e cioè che il nostro "passato" televisivo, a chi di noi è stato capace di coglierlo, non è stato affatto un mero "stare davanti al televisore a rimbambirci", ma è stata una vera e propria esperienza, addirittura formativa.

Come disse una volta Watta (mi sembra fosse la dedica della sua tesi, mi corregga se sbaglio), a differenza di tanti altri miti del presente e del passato, "so che Tekkaman o Hiroshi Shiba non mi tradiranno mai". Ed è vero.
E come dissi una volta io: gli antichi greci avevano Omero. Noi abbiamo avuto Goldrake (e tanti altri cartoni, ovviamente, per uomini e per donne)!

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 8:52 
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Mitokomon ha scritto:
non è stato affatto un mero "stare davanti al televisore a rimbambirci", ma è stata una vera e propria esperienza, addirittura formativa

più passa il tempo e meno ci credo... g:norm:
più vedo i genitori di oggi e il loro modo di (non) educare i propri figli e più mi rendo conto che forse solo una minima parte dei bambini della nostra generazione non si sia effettivamente rimbecillita davanti alla tv... g:sad:
più vedo i genitori di oggi lamentarsi con le insegnanti per il brutto voto preso dal proprio piccolo, anzichè fare una bella lavata di capo al figlio, e più mi rendo conto che forse la stragrande maggioranza dei bambini di allora non è maturata affatto davanti alla tv... g:sad:
è bello credere in quelle parole e negli esempi positivi dei nostri eroi d'infanzia, ma poi forse si risolve tutto solo nel nominarli, a dispetto del nostro vero comportamento... g:sad:

inoltre ribadisco che cantare da ubriachi una canzone politica popolarissima (che sia neue deutsche welle oppure bandiera rossa o faccetta nera) non significa portare avanti un messaggio di lotte politiche e/o sociali... g:-?

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 11:27 
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Iscritto il: gio 13 feb 2003, 10:26
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Purtroppo, ultimamente mi trovo a pensarla spesso come Dancasti.

A parte che i modelli positivi ben rappresentati dagli eroi televisivi nipponici della mia generazione non sono mica loro prerogativa. Non è che L'Uomo Ragno, Batman, Tex, Frodo Baggins o Topolino si battessero per valori meno nobili.

La maggior parte degli eroi di ogni genere, mi viene da die, incarna giustizia, lealtà, coraggio, fedeltà, ecc. Se invece di stare davanti alla TV avessimo passato lo stesso tempo leggendo libri o fumetti, avremmo avuto mancanza di eroi positivi?

Per cui, a volte, anche io sono roso dal tarlo: visto chi votiamo ed eleggiamo, visto il razzismo crescente, visto il malcostume generale, visto cosa siamo stati in grado di trasmettere di questi supposti ideali ai nostri figli, non è che avevano ragione "LORO" e la TV ci ha rincoglioniti davvero?

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4/4/1978. Io c'ero.
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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 12:01 
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Iscritto il: lun 4 nov 2002, 10:44
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Tarrasque ha scritto:
non è che avevano ragione "LORO"

è quello che mi ritrovo spesso a pensare pure io... g:-?

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 16:55 
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Iscritto il: sab 1 ago 2009, 22:35
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Io credo che la "colpa" non sia tanto da imputare ai NOSTRI eroi ( siano essi i cartoni giapponesi, americani o i fumetti americani o giapponesi ) in quanto incapaci di far incarnare i valori ( seri o divertenti a seconda dei casi ) che portano, dentro negli esseri umani ( portandoli, un pò secondo la tesi di michael ende nel libro "la storia infinita", dal mondo dell'immaginario, la fantasia, dove i personaggi e le storie vivono nei nomi, al mondo del reale, dove i personaggi e le storie vivono nel tempo ).

Purtroppo, direi che sono le stesse persone che guardavano estasiate i menzionati cartoni ( e leggevano i menzionati fumetti o i menzionati libri ) ad aver TRADITO gli stessi, non facendo vivere nella vita reale i valori ( seri o divertenti ) che quel mondo aveva insegnato/trasmesso.

Volendo citare tolkien ( io credo che lui, assieme ad ende e lewis, siano i 3 grandi della letteratura di fantasia, hanno scritto anche saggi sul rapporto della costruzione mentale/fantasia con la realtà ), non hanno fatto in modo che l'arte di quei cartoni si fosse incarnata nella loro vita; e quindi, restando in tema, si è finiti per assomigliare di più agli orchi che agli elfi...

Credo che tutto sia una questione di scelte di vita. Ricitando ende, mica siamo vittime obbligate degli uomini grigi, vi pare?

Io ci credo veramente ai vari cartoni visti all'epoca; cosa può nobilitare una vita mortale, se non dei valori nobilitanti e, riutilizzando un termine che ho utilizzato nel topic citato, edificanti?


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: mer 16 feb 2011, 17:15 
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Iscritto il: dom 12 dic 2004, 19:41
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Località: Pianeta Terra
E no, cari i miei "disfattisti" dancasti e tarrasque, non sono d'accordo.

Innanzitutto, il dato numerico su quanti della nostra generazione abbiamo profittato del particolare immaginario collettivo e dei valori con esso connessi non vuol dire niente, perché lo stessa cosa vale per ogni esperienza di ogni generazione.

Mica tutti quelli che hanno fatto la guerra hanno davvero imparato cosa significa soffrire e non han fatto soffrire, mica tutti quelli che han fatto politica nei '60, animati a parole da alti ideali, li hanno poi messi in pratica. Anzi, i più fanno tuttora il contrario. I più, si sa, sono malvagi ;-)

Questo non elimina in nessun modo né l'importanza, né il significato del riferimento collettivo.
Mi spiego meglio, e mi riferisco proprio al messaggio contenuto nei cartoni.
Ovvio, che da solo questo non è bastato a cambiare il mondo, né poteva essere, perché il cattivo esempio (ad es. quello di politicizzare tutto) proveniente dal contesto esterno alla tv era ovviamente più forte.

Ma quanto al fatto che ora i cartoni veicolino valori "positivi", beh... certo. Ma non è questo il punto, né, se posso essere sincero, è questo l'importante. Il problema, è la realtà come viene descritta.

I miei genitori non leggevano fumetti da piccoli. I miei zii (un po' più giovani) sì, ma non ne hanno mai ricavato alcunché se non generico svago.
Ora invece i fumetti, la televisione, i film sono diventati mezzi di cultura (o di sottocultura) generale, e veicolano immagini, situazioni, idee e comportamenti. Le generazioni attorno alla nostra si sono trovati all'inizio di questa situazione.(intendo quella mia e di Tarrasque, quella di Dancasti, si sa, ne ha parlato Erodoto ;-) )

Ma, per quel che riguarda i cartoni animati questo aspetto (cioè creazione di un immaginario collettivo coerente e forte, con valori etc. etc.) è di fatto oggettivamente mantenuto al limite (se si eccettuano alcune serie americane che vengono "tollerate" - un esempio su tutti, i Boondocks).

Ma i drammi epici, i "bildungsromane", tipici della tradizione nipponica dei '60 e dei '70, che riversavano tutta la cultura giapponese (od indirettamente europea) dei secoli precedenti, è edulcorata al minimo.

E taccio delle problematiche scomode o addirittura tabù, quali guerre, morte, conflitti, sofferenza.
Tutte queste cose, un bambino che guarda oggi solo cartoni animati non le vede.
Noi invece - volenti o nolenti - le abbiamo percepite.

Faccio solo un esempio che ho notato giusto qualche sera fa, che da piccolo non capii, ma che ora, rivedendo, comprendo perché mi colpii tanto.
Si tratta di una puntata di Lupin, episodio 87 della seconda serie, "La bambola del diavolo".

Bene, tratta un argomento scomodissimo: l'olocausto, la tragedia di un sopravvissuto, la sua voglia di vendetta, la assurdità di questa.

Solo presentare questo tema, oggi, sarebbe difficilissimo in un qualsiasi film.
Bene, in una semplice puntata di un cartone animato destinato ai bambini, si assiste (abbiamo assistito) alle seguenti scena: Lupin viene accusato di essere "come Himmler e come Hitler" dall'ebreo perché non vuole restituirgli il gioiello appartenete alla sua famiglia stermanata dalla Gestapo. E viene anzi uno dei bersagli del piano di vendetta di quest'uomo: uccidere con un solo spettacolare incendio tutti gli ex membri di SS e Gestapo, ormai vecchi ed inoffensivi.

La tematica è incredibilmente scomoda, tanto che oggi il messaggio sarebbe inconcepibile: quell'uomo aveva ragione a rivolere i suoi gioielli. E noi stessi, abituati ad "inglorius basterds", addirittura saremmo anche pronti a capire la sua vendetta.

Invece - e qui sta il "valore" che viene trasmesso - non è così che si comporta Lupin: si tiene i gioielli, perché lui, certo, è un ladro (e qui sta già una buona dose di "political incorrect" di Lupin). Ma Lupin impedisce che la paranoica vendetta di quest'uomo si compia.
Anzi, questo muore in un modo accidentale, ma atroce, colpito dal suo stessa diabolico piano.
Nello spettatore lui fa molta compassione, ma altrettanto chiaro è il messaggio sull'insensatezza della ricerca di una vendetta che non risolve e non porta a nulla, se non alla follia.
Aggiungo, che un messaggio del genere, in Giappone, dove sulla vendetta la percezione è ben diversa che da noi, il messaggio è ancora più forte.

Ma quello che voglio dire io è: sfido chiunque di voi a trovare una tematica del genere così forte in uno dei cartoni che trasmettono oggi per bambini. Ed è solo un esempio.

p.s.: mentre scrivevo, si è inserito il post di Teo Teo, del quale apprezzo molto la metafora tolkeniana.

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: gio 17 feb 2011, 9:06 
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eh come vorrei essere così illuso, invece che disfattista... g:roll:

guarda... io passo davanti una scuola elementare/media tutti i giorni all'orario di ingresso, mentre vado al lavoro... vedo sia il comportamento di quasi tutti i bambini e vedo l'atteggiamento di quasi tutti i genitori... g:-?
per me quello è un esempio lampante che supporta la mia tesi... g:-?
prova a farmi tu qualche esempio, che non sia limitato a qualche eccezione, che mi dimostri che proprio i nostri cartoni abbiano insegnato davvero qualcosa alla nostra generazione... g:-?

ti dirò di più: lavoro in ospedale e anche qui dentro è ben risaputo che sono fanatico dei cartoni animati... eppure alla domanda perchè hai deciso di fare l'infermiera?, nessuna mi ha mai risposto perchè ho imparato il valore dell'infermiera da candy candy!, ma spesso hanno invece ammesso che è più facile trovare lavoro fisso; che c'era l'illusione di una pensione entro pochi anni; che volevano farsi notare dal collega giovane di mamma; ecc... g:-?
nemmeno una risposta sul valore di voler salvare una vita, se escludiamo le cielline, che notoriamente parlano solo per frasi fatte... g:-?

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: gio 17 feb 2011, 9:40 
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dancasti ha scritto:

ti dirò di più: lavoro in ospedale e anche qui dentro è ben risaputo che sono fanatico dei cartoni animati... eppure alla domanda perchè hai deciso di fare l'infermiera?, nessuna mi ha mai risposto perchè ho imparato il valore dell'infermiera da candy candy!,



oltre a mia moglie, conosco due amiche di vecchia data
e tutte e tre mi hanno detto che fanno le infermiere (in parte) perchè hanno visto Candy :)

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: gio 17 feb 2011, 11:02 
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perfetto: siamo a 3 in un gruppo che si conosce da vecchia data... un po' poco per fare statistica, imho... g:-?

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: gio 17 feb 2011, 11:44 
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dancasti ha scritto:
perfetto: siamo a 3 in un gruppo che si conosce da vecchia data... un po' poco per fare statistica, imho... g:-?


:) beh certo! non era per far statistica; un semplice pensiero che mi è venuto in mente quotandoti
Tra l'altro mi sa che ho anche espresso male il significato con vecchia data
Intendevo dire che ognuna di loro ha fatto il suo percorso ispirandosi a Candy,
senza che le altre conoscessero le 'motivazioni'

Non è che negli anni hanno parlato fra loro di Candy ed insieme hanno deciso di fare le infermiere
Sono tre unità effettive...
...che non fanno comunque media :P :)

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: gio 17 feb 2011, 23:31 
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Ciao Dancasti, io sono un infermiere professionale, diplomato quando c'era ancora la scuola regionale...

Non confondere il mezzo con lo scopo.

Apprezzare i "nostri" cartoni non vuol dire fare le infermiere/i come candy, o guidare un superbolide come ken falco, o diventare un ladro come lupin, e se fosse possibile, guidare un robot come mazinga, o avere un cane come flender, o diventare un ninja come sasuke, o guidare un yattarobot e potrei continuare per molto...

Questi sono dei mezzi, alcuni possibili, altri, per ora, ancora impossibili, per raggiungere certi scopi.

Ma si può essere sinceri come candy, giusti come actarus, coraggiosi come tetsuia, leali come kyashan, allegri come gli yattaman, spontanei come heidi, pronti al sacrificio per dei veri valori come gli zambot, straripanti di passione per un'arte come maya, essere amanti della natura come i barbapapà ecc... nella NOSTRA vita????

Provo a citarti un pezzettino dal fumetto del grande sogno di maya ( non mi ricordo il n° del volumetto, è verso la fine comunque ):" io vorrei diventare la dea scarlatta"; lei voleva diventare veramente una dea portatrice di vita e amore, non soltanto interpretarla...


A Mitokomon ( per rientrare in tema ), sì, i "nostri" cartoni non hanno nulla da invidiare ad altri "eroi ispiratori", solo che chi non ci è passato, o se ne è dimenticato ( e anche una sorella pavensie in narnia alla fine non crede più in aslan ) non può comprenderlo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 0:21 
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Iscritto il: sab 2 dic 2006, 16:25
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Località: Zena, belandi !
Teo Teo ha scritto:
Provo a citarti un pezzettino dal fumetto del grande sogno di maya ( non mi ricordo il n° del volumetto, è verso la fine comunque ):" io vorrei diventare la dea scarlatta"; lei voleva diventare veramente una dea portatrice di vita e amore, non soltanto interpretarla...


questo è tipico della recitazione.
la prima cosa che insegnano a teatro: la finzione scenica è "fare giulio cesare" o "essere giulio cesare" ?
(o, in questo caso, la dea scarlatta)

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4 aprile 1978: io c'ero.
26 aprile 2009, Marnate: c'ero anche lì !


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 2:47 
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Iscritto il: ven 24 ott 2003, 0:53
Messaggi: 1392
Località: Luino (Varese)
Ad essere sincero, fra coloro che hanno davvero amato e compreso quei cartoni - non fra la maggioranza che li guardava solo perchè mazinga era forte o perchè li guardavano tutti - ne conosco pochi che siano razzisti, violenti, intolleranti etc.
Qualsiasi insegnamento arriva solo ad una minoranza. sarebbe come dire che la matematica non è servita a nulla perchè di matematici ce ne sono pochissimi e la maggior parte non sa manco fare le divisioni (nel mio caso, manco le sottrazioni)
Se bastasse un cartone per risolvere i problemi del mondo... ma il fatto che abbiano così positivamente dato anche solo ad un numero neppure troppo trascurabile e che a loro volta passeranno il messaggio in altre forme non mi sembra cosa da sminuire :wink:
Danca, sull'umanità la penso esattamente come te, ma sai anche tu che da un vegetariano ne nascono altri (tra l'altro, mio cognato lo è appena diventato, dopo avermi conosciuto tre anni fa, ed ha 56 anni), ma certo non è che tutto il mondo lo diventa all'improvviso. Questo non significa, però, che il messaggio del vegetarianesimo non ha fatto una mazza, vuol dire solo che lo ha fatto - e lo fa - su una minoranza alla volta. Fino a 15 anni fa un vegetariano era un folle, un idiota, ora è una cosa normale.
Un messaggio complesso come quello dei nostri anime ci mette certamente più tempo e arriva a meno gente, ma c'è, è vivo e si può trasmettere. Trovo che l'importanza del sasso che genera le onde non vada mai sminuita, altrimenti si rischia di fermare le onde stesse.
Per cui, dannato infedele, recupera un pò di fiducia :wink:

Per la cronaca: mia sorella ha sempre lavorato in cliniche (per anziani, pricipalmente) come infermiera, direttore del personale e tutto, e più volte mi ha fatto l'elenco di ragazze diventate infermiere per via di Candy, come motivo unico, o scatenate, o come parte dei motivi. Un amica infermiera che ho lo è diventata per via di Candy, come unica motivazione. Se lo moltiplichiamo per il numero di persone a cui tutte queste ragazze hanno fatto del bene (e magari delle vite che hanno salvato) in questi 30 anni, a me l'impatto di Candy non sembra una schifezza affatto :wink:

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4 aprile 1978: io c'ero.
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Partito della Girella tessera 003


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 8:42 
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Località: fra milano e pavia
risale al 2002, non l'avrei mai postata :lol: :oops: , ma più o meno rientra nel topic
in particolare l'ultima strofa

Sono stato anch'io bambino e guardavo la tv ma i programmi di una volta ora non ci sono più
ora fanno sempre fiction e dibattiti inventati ora c'è la real-tv ed i quiz sono copiati
Ora c'è chi dice che stiamo troppo esagerando e ci dicono perciò butta via il telecomando!
Però questo avvertimento, questo appello alla nazione ce lo fanno pervenire grazie alla televisione!

Oggi siamo nel duemila e la nostra gioventù dicon sia condizionata dai programmi alla tivù
C'è violenza nelle scuole, i bambini meno buoni e gli esperti dicon che la colpa è dei cartoni
Quindi li hanno censurati, fatti fuori in un istante dopo mille e più battaglie, li han distrutti in un istante
Hanno vinto contro Vega, contro i mostri hanno la cura ma non hanno più potere quando arriva la censura!

Noi però non siam d'accordo con questa convinzione sosteniamo i robot della mia generazione
Ci han salvato da invasioni giunte dal pianeta Marte ci han protetto dai nemici che sbucavan da ogni parte
Nonostante tutto questo, oggi noi, coi nostri amici non andiamo in giro armati, non abbiamo dei nemici
non rompiamo le strutture della nostra società si, va bè, siamo un po' fuori, ma nella normalità!

Quindi, scusate se andiam contro corrente la nostra tv non condizionò niente
Vedemmo battaglie e bombe nucleari create già dall'uomo prima ancora dei cartoni
piuttosto ci insegnarono che il bene vince sempre e certe sfumature vanno a chi è più intelligente
Psicologi e dottori, liberate i nostri eroi Ridateci i robot, che ci pensiamo noi!

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MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 9:03 
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io ormai sono un disilluso... che forse sarà una delle peggiori malattie... g:-?
ma un conto è voler sognare con una fiaba... un conto è non riconoscere la realtà proprio perchè si è trasognanti... g:-?

e per tornare in tema con mitokomon, sì: anche nella nostra cultura più attuale, oltre ai cartoni, abbiamo dentro anche il nostro patrimonio tradizionale... che ce ne rendiamo conto o meno... g:-?
esattamente come quei tedeschi che cantano inni politici all'oktoberfest e nel profondo sono stati influenzati dalle loro fiabe... g:-?
quindi non ritengo che noi si sia troppo diversi da loro e/o viceversa... g:-?

frank.drebin ha scritto:
C'è violenza nelle scuole, i bambini meno buoni e gli esperti dicon che la colpa è dei cartoni
Quindi li hanno censurati

adesso però non travisiamo: io non dico che abbiano fatto bene a censurare i cartoni che farebbero diventare violenti i bambini... g:-?
io dico che forse (eufemismo) tutta la tv, nel suo insieme, ha condizionato un'intera generazione che ora non è per niente capace di educare i propri figli! g:-?
e chi canta quelle strofe avrà vissuto la stessa nostra influenza, ma in quel testo non fa un'analisi completa della situazione... g:roll:

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 9:16 
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Iscritto il: lun 26 mar 2007, 17:58
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dancasti ha scritto:
adesso però non travisiamo: io non dico che abbiano fatto bene a censurare i cartoni che farebbero diventare violenti i bambini... g:-?
io dico che forse (eufemismo) tutta la tv, nel suo insieme, ha condizionato un'intera generazione che ora non è per niente capace di educare i propri figli! g:-?
e chi canta quelle strofe avrà vissuto la stessa nostra influenza, ma in quel testo non fa un'analisi completa della situazione... g:roll:


chiaro
non è che abbia filosofie intrinseche
è un testo molto, molto 'leggero'

in piccolissima parte rimanda al fatto che i cartoni dell'epoca, seguiti con una chiave di lettura intelligente
erano tutt'altro che poco profondi

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 11:03 
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Iscritto il: mer 5 mag 2004, 19:05
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Io penso che alcuni di noi si siano un po' troppo rincoglioniti con la tv e che non siano del tutto capaci di vivere nella realtà.

Però vedo tanti ragazzini* per lavoro e non mi pare che i genitori li educhino così male come dice dancasti. Non cadiamo nel 'le generazioni attuali sono peggio della nostra'

*piuttosto, vedo alcuni professori in gamba ma ne vedo altri privi di polso e incapaci di andare oltre il mero insegnamento

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Il mio medico dice che ho la ghiandola del dovere malformata e una deficienza congenita della fibra morale e che quindi sono esentato dall'incarico di salvare universi. (Douglas Adams)


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 11:08 
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Iscritto il: dom 12 dic 2004, 19:41
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dancasti ha scritto:
e per tornare in tema con mitokomon, sì: anche nella nostra cultura più attuale, oltre ai cartoni, abbiamo dentro anche il nostro patrimonio tradizionale... che ce ne rendiamo conto o meno... g:-?
esattamente come quei tedeschi che cantano inni politici all'oktoberfest e nel profondo sono stati influenzati dalle loro fiabe... g:-?


No, c'è un fraintendimento: nessun tedesco canterebbe inni politici alla Oktoberfest... Se c'è un popolo "apolitico", quello sono i tedeschi... ;-) Quello cui mi riferivo erano canzonette anni '80 (immaginati tipo Felicità di Al Bano e Romina)... e questo lamentava il mio collega radical-chic

Le loro fiabe? Magari! Esattamente come noi, non le insegnano più!

Guarda che anche da noi, se alcuni classici dell'infanzia sono conosciuti nei loro particolari più "scomodi", lo si deve ai cartoni giapponesi degli anni '70.
Il resto, li conosce attraverso l'opera di edulcorazione realizzata dalla Disney.

Cita:
adesso però non travisiamo: io non dico che abbiano fatto bene a censurare i cartoni che farebbero diventare violenti i bambini... g:-?
io dico che forse (eufemismo) tutta la tv, nel suo insieme, ha condizionato un'intera generazione che ora non è per niente capace di educare i propri figli! g:-?


É proprio il contrario. La nostra generazione è incapace di educare i propri figli "nonostante" abbia avuto i cartoni giapponesi. Senza di essi, sarebbe stata molto peggio. La "decadenza" che tu avverti deriva dai fattori esterni che i cartoni non sono riusciti ad arginare.
Ed è comune a tutta l'europa occidentale, se posso dirlo, e non dipende (solo) dalla televisione.
In questo, puoi dire:
Cita:
quindi non ritengo che noi si sia troppo diversi da loro e/o viceversa... g:-?


Ma non in quanto appreso dai cartoni.
Qui la differenza, invece, è patente.
Se guardi la cosa in generale, e ti paragoni con persone della nostra generazione e di livello sociale non troppo distante, la differenza tra la nostra formazione e la loro, salta subito agli occhi (e la cosa va tutta a vantaggio nostra).

Ti posso fare esempi concreti per esperienza personale:
1) Innanzitutto c'è il fattore "vecchiaia", che, ok, è sociologico, ma non è da sottovalutare.
Rispetto ai miei coetanei tedeschi, riesco a capire molto meglio alcuni aspetti delle giovani generazioni, che a loro appaiono abberranti.
Infatti, ora la "mangamania" planetaria è un dato di costume, quando eravamo piccoli noi, no.
Il loro modo di immaginare l'infanzia è quello dei nostri genitori (ed infatti ad Heidi ci arrivano), e quello di immaginare l'adolescenza è sostanzialmente quello che hanno mutuato dalle sit-com americane (e già a Lamù non ci arrivano).
Se tu vedi una Gothic Lolita o un ragazzo in cosplay da Naruto, non ti stupisci più di tanto, perché hai le coordinate culturali per capire cosa significa. Loro no. Risultato: in alcuni casi, ho maggiore facilità a parlare con le giovani generazioni tedesche che con quelle a noi coetanee, perché capisco meglio le loro passioni.
E questo si spiega: il Giappone (cit. Alpisio) è circa 50 anni avanti nel futuro. E lo era anche 30 anni fa. Quel Giappone abbiamo visto noi.

2) La percezione della tecnologia. È assolutamente diverso il modo con cui ci si rapporta alla tecnologia. Noi siamo davvero abituati all'idea che una macchina guidata da un'intelligenza umana sia qualcosa di animato. E questo viene dal giappone. "Loro" (cioè i nostri coetanei di paesi che non hanno vissuto il nostro bombardamento) sono rimasti ad Asimov o alla fantascienza classica (ed infatti a Capitan Futuro ci arrivano). Ma per loro la macchina è qualcosa, in fondo, di disumano. Anche al viedogioco approcciano in maniera diversa! Meno "
Su questo ne parlai con Marco Pellitteri, che mi disse che c'era una tesi di dottorato proprio di una tedesca sulla percezione della robotica. Non sarebbe un cattivo argomento per Le Pillole di J-Pop-

3) La guerra. Il loro modo di intendere la mitologia bellica è completamente diverso. Questo vale per i tedeschi, per gli americani, per gli inglesi. Essa è o brutalità o eroismo spietato (=film violenti non per bambini). Oppure è una sfida semi sportiva senza morti e drammi (=storie avventurose per bambini).
L'idea di una guerra "vera", combattuta con armi da personaggi positivi, con i loro drammi, e con la difficoltà di distinguere spesso il bene dal male, è lontana dalla loro percezione.
In Germania addirittura la confondono con la propaganda nazifascista... (vabbeh, questa è un'altra storia). Vagli a raccontare di Capitan Harlock o del Grande Mazinga.
Tu dirai: ma anche da noi la maggior parte non ha capito il messaggio. Ma ha detto bene Fran.debin: la maggior parte. É già incredibile che ci sia un gruppo di persone che l'abbia percepito.
Quando mio nonno parlava della guerra, io non pensavo alla storia romana, ma ad un cartone robotico qualsiasi (senza robot ;-). Inutile dirti a cosa pensavano i nostri coetanei stranieri.

3) La sessualità. I cartoni che abbiamo visto noi non sono, per tematiche sessuali, paragonabili a quelli che producono ora in Giappone, ed erano - checchè ne dica AVM e tutta la schiatta del Moige - estremamente casti e morali (pensate a Candy o a Oscar, a Jun o Sayaka).
In questa castità e moralità, però, la differenza dei due sessi era nettamente descritta, con tutte le particolarità dell'uno e dell'altro (es.: Niwa ed Hiroshi, Ryu e Ran, su tutti Oscar e André). E anche nei cartoni per bambini più piccoli (es. Conan, Doraemon), descritta nella sua realtà.
I nostri famosi coetanei sono rimasti allo stato della discussione che ancora oggi pongono i nostri fratelli maggiori in Italia (o appunto AVM e il Moige): emancipazione, ruolo della donna, femminismo, religione, etc. Ma molti di noi percepiscono le cose con maggiore chiarezza e con maggiore "naturalità". Di chi è merito?

4) É l'argomento finale (Daltanious... vince!): tutto questo non è merito "solo" del Giappone. In Giappone tutta 'sta produzione è sistematica ed è in linea con la loro tradizione culturale. Loro non la percepiscono forse neanche così positiva.
Ma tutte queste cose, noi le abbiamo avute "mediate" da un gruppo di adattatori, doppiatori, cantanti, produttori che hanno saputo reinterpretarle, presentarcele e, in molti casi, addirittura migliorarcele.
Questo gruppo di "artisti" per un certo periodo di anni ha avuto la possibilità di parlare direttamente ad una generazione, veicolando valori reinterpretari in maniera italica, semplicemente "bypassando" la informazione e la cultura ufficiale. Talvolta in modo più conservatore, talvolta in modo più progressista, sempre in modo "diverso" da quello che invece sarebbe successo se le televisioni avessero rincoglionito la nazione senza i nostri cartoni.
Hai detto niente! Una parte della nostra cultura è stata capace di riversarsi e migliorarsi attraverso un adattamento sistematico di cose provenienti dall'estero, senza che ci fosse un autorità che dicesse "questo si questo no", a questo abbiamo assisitito, e questo non ci rende più forti?

Poi, insisto, che la "nostra generazione abbia fatto schifo" (cit. Gassmann in "c'eravamo tanto amati"), è un altro punto. E non sono del tutto d'accordo, come dice bene Magenta.
Ma, ad ogni modo, direi, molti di noi sanno bene quale è il buono da tramandare (oltre, certo, che "romagna mia" e "funiculi funicola")...

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Inchinatevi di fronte al simbolo dello Shogun Mitsukuni Mito. Inchinatevi!


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 11:15 
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Mitokomon ha scritto:
L'idea di una guerra "vera", combattuta con armi da personaggi positivi, con i loro drammi, e con la difficoltà di distinguere spesso il bene dal male, è lontana dalla loro percezione.

Personaggi positivi in guerra? Favole, roba che non ha riscontro nella realtà. Stai dicendo cose che confermano quanto ho affermato prima: non vedi la realtà...

Mitokomon ha scritto:
I nostri famosi coetanei sono rimasti allo stato della discussione che ancora oggi pongono i nostri fratelli maggiori in Italia (o appunto AVM e il Moige): emancipazione, ruolo della donna, femminismo, religione, etc. Ma molti di noi percepiscono le cose con maggiore chiarezza e con maggiore "naturalità". Di chi è merito?

Naturalità? Sessuale? In Italia? Forse non ho capito quello che dici!

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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 11:17 
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Cita:
molti di noi sanno bene quale è il buono da tramandare (oltre, certo, che "romagna mia" e "funiculi funicola")...

E hai detto niente

"Italian carnaval #1" - I Cavalieri Del Re, insieme a "Oh mia bela madunina", "Ma se ghe penso", "Piemontesina bella" ecc. .... :wink:

Per il resto hai espresso perfettamente quello che penso, dando voce a sensazioni che non ho mai approfondito così tanto

Mi fa quasi pensare di essere speciale, perchè ho sedimentato questi insegnamenti, invece che lasciarli scorrere come pioggia sul dorso di un'anatra :P

Cita:
Personaggi positivi in guerra? Favole, roba che non ha riscontro nella realtà. Stai dicendo cose che confermano quanto ho affermato prima: non vedi la realtà...

Una parola sola: "GUNDAM" :)

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Gesù è venuto per salvarci dal peccato, ma continuo a vedere peccatori.
Thor ci protegge dai demoni e dai giganti di ghiaccio, ed in effetti non ne vedo in giro.

Luca Bizzarri: "Non posso pensare bipartisan, io penso per i cazzi miei"


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 Oggetto del messaggio: Re: Sigle, cartoni e identità
MessaggioInviato: ven 18 feb 2011, 11:24 
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Iscritto il: mer 5 mag 2004, 19:05
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Fa.Gian. ha scritto:
Una parola sola: "GUNDAM" :)

Famme capi'.
Mitokomon dice che i cartoni di guerra ci hanno insegnato a vedere personaggi complessi e positivi anche all'interno della guerra.
A cosa ci serve questo particolare insegnamento, visto che nella realtà questa cosa non esiste?

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