greenyellowcable ha scritto:
Comunque per chi non avesse capito la mia domanda, è che voglio approfondire le differenze tra Margaria e AVM.
Senza dubbio da quando c'è Margaria ci sono meno censure e gli adattamenti sono fedeli al prodotto originale ma ciò si spiega innanzitutto col fatto che il numero di cartoni animati acquistati è drammaticamente crollato e quei pochi che Margaria acquista non richiedono grossi adattamenti o tagli perché pensati già per una certa fascia di pubblico e di età.
Come è noto a tutti gli anime in Giappone non sono un genere ma una tecnica di produzione di opere che spaziano dalle serie per la fascia prescolare fino a quelle esplicite.
Le strategie di scelta di AVM e Margaria sono diametralmente opposte: la prima sceglieva in base alla trama e al potenziale che poteva avere la serie in Italia, a fronte della produzione della sigla e anche di un adattamento al nostro mercato (ivi compreso cambiamento dei nomi, rimozione dei riferimenti al Giappone, ecc...), INDIPENDENTEMENTE dal successo avuto dalla serie in Giappone e dal TARGET per il quale la serie era stata pensata dai giapponesi.
"Se volete che vi acquisti queste 3 serie, sappiate che dovrò adattarle, perché così come sono nel mio paese non avrebbero mercato"
Margaria invece acquista solo serie mainstream (per ciò stesso anche più costose), che hanno avuto riscontro e successo in Giappone, attenendosi scrupolosamente al target indicato dai produttori originali, così evitando di dover adattare e censure eccessivamente.
Spesso punta a serie ispirate da videogiochi e carte.
Risulta più facile giustificare a dei superiori l'insuccesso di una serie famosa, piuttosto che l'insuccesso su un acquisto azzardato.
Inoltre punta sempre su serie molto lunghe perché oggi gli inserzionisti preferiscono serie che non richiedano continue riprogrammazioni. In Giappone invece si producono serie sempre più corte da 26 e fino a 13 episodi.
Margaria insomma sconta tutti i limiti attuali imposti dalla crisi, dal crollo degli ascolti, dai
limiti ai fondi da poter destinare all'acquisto di nuovi diritti.
Siamo in un'epoca in cui nessuno vuole può rischiare.
Vero come è stato scritto che i produttori possono imporre che non vengano adattati e modificati dei nomi, ma ciò vale per le serie con un forte merchandising e derivate spesso da videogiochi o giochi di carte.
Su serie però che non hanno questa caratteristica commerciale, ciò non accade.
Se si avessero ancora la volontà e i fondi per poter trattare e negoziare adeguatamente con i giapponesi, si riuscirebbe ancora a portare in Italia serie veramente belle, che rimangono invece in Giappone e a noi sconosciute (e ce ne sono veramente tante).
Comunque non si può farne una colpa a Margaria, lui fa quello che può con i pochi mezzi che ha, alla fine AVM, oltre all'abilità nel condurre le trattative e alla sua "visione d'insieme" del prodotto, ha avuto dalla sua anche il fatto di provenire da una famiglia importante, una situazione non replicabile dalla nuova gestione.
Kiss me licia, Mila e Shiro ad esempio furono praticamente acquistate "in saldo" in Francia durante un'edizione del Mipcom Junior. In Giappone erano stati dei flop. Spesso AVM acquisiva i diritti di più serie in bundle, in un unico pacchetto. Questa tecnica è molto apprezzata dai giapponesi, che possono così collocare più titoli in un'unica sessione di trattativa, soprattutto per serie di modesto successo.
Sul fatto degli adattamenti, posso dire che se da un lato è vero che i giapponesi sono più attenti rispetto al passato, in verità trattando e pagando il dovuto, si può ancora fare molto a livello di adattamento (e lo dico per esperienza diretta che ho avuto, non più tardi di un anno fa).