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Per discutere sulle sigle dei cartoni ed altro...
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 Oggetto del messaggio: Caparezza e le Sigle
MessaggioInviato: lun 20 dic 2004, 22:51 
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Interessante articolo di Caparezza, apparso su Rolling Stone, 3, Gennaio 2004.
Il ragazzo dimostra un profonda conoscenza dell’argomento cartoni e in particolar modo delle sigle (so per certo che l’Ipod con cui gira è pieno zeppo di sigle di cartoni), e il pezzo si legge che è un piacere. Bravo Capa 8)

Hiroshi e le pantegane

Metafore ardite di vita reale, giganteschi robot d’acciaio che si muovevano in un mondo di valori assoluti: il rispetto degli amici, l’amore per la natura. Altro che Big Jim, con il suo allarmismo, altro che Topolino, Jerry, Gonzales e i maledetti roditori.

di CapaRezza

Il mio Big Jim è un allarmista. Tiro la cordicella che ha nello zaino e comincia a urlare: «Stai attento! È pericoloso!», «Forza! Non c’è molto tempo!», «Pronti attenti, via! ».
La sua voglia di redarguirmi mi mette in agitazione. Perché mai dovrei ascoltarlo? Forse perché ha il viso glabro modello Gillette? Forse perché ha un corpo tonico, la riga sa un lato e le basette accennate? Forse perchè mostra i muscoli all’occorrenza? Forse perché non ha il pene? Perché? Perché ascoltare lui e non il suo implacabile nemico Professor Obb?
Obb è di tutt’altra pasta e viene da un altro spaccato sociale, ha la cresta, le cicatrici e la barba incolta, ogni tanto mostra i tatuaggi e probabilmente si fa pure le canne. È un professore e non vuole diventare né calciatore, né astronauta, il suo scopo è rompere le palle a Big Jim. Lo scopo di Big Jim è rompere le palle a me. Big Jim e Professor Obb, l’ennesimo sterile bipolarismo. Davanti a questo quadro era ovvio che saltassi sull’ultimo treno in arrivo, quello nipponico, quello della “Goldrake Generation”. Tutta un’altra storia, niente cani smaniosi di gatti, niente gatti smaniosi di sorci, niente sorci smaniosi di formaggio, ma storie cazzute, metafore di vita reale.

L’Uomo Tigre era un lottatore spietato sul ring e generoso con gli orfanotrofi, la stessa Candy era una trovatella dalla vita difficile, il cui primo fidanzatino muore cadendo da cavallo; Conan ragazzo del futuro, viveva in un mondo post-atomico, tema ricorrente negli anime di una nazione che il post-atomico l’ha vissuto davvero.

Gli eroi giapponesi si muovevano in un mondo di valori assoluti, dove il rispetto degli amici, i senso della famiglia, l’amore per la natura e lo spirito di sacrificio soppiantavano le corse degli struzzi e le costate di dinosauro. Il mio eroe era Jeeg Robot d’Acciaio (anche il mio). Era pilotato da Hiroshi Shiba, una specie di Elvis col dramma dell’invulnerabilità che continuava a obbedire al padre defunto, tenuto in vita da un monitor psichedelico. Hiroshi portava al collo un Salvavita Beghelli che squillava quando papà aveva bisogno, e l’amato figliuolo accorreva, sempre, anche se colto sulla porcellana. In 46 episodi, mai, dico mai, che abbia staccato la spina del monitor. Da stimare.

A noi infanti quei cartoni animati spiegavano tutto, anche la morte. E se da un parte un coyote dell’Arizona poteva cadere da un dirupo di chilometri d’altezza rimanendo illeso, dall’altra l’anziano Vitali crepava assiderato per aver coperto Remi in una notte di neve. Erano capolavori spietati e affascinanti, per questo furono osteggiati da tante associazioni devote a Topolino, Jerry, Gonzales e altra pantegane; è colpa loro se non esiste il 45 giri di Devil Man, nonostante il testo addolcito da Riccardo Zara («come un angioletto su nel cielo volerai se t’innamorerai»).

Intanto dagli Stati Uniti esportavano eroi di altra caratura, superuomini con superpoteri spesso ottenuti con le stesse radiazioni che in Giappone creavano altri mostri. Ricordo la prima serie a cartoni dei Fantastici Quattro: la Torcia Umana fu sostituita da un insipido robot, per paura che i ragazzini si dessero fuoco e io per protesta cambiavo canale e mi guardavo Giucas Casella che camminava scalzo sui carboni ardenti. Più passava il tempo più mi appassionavo alle animazioni nipponiche, alle memorabili sigle italiane dei Superobots, di Fogus, dei Cavalieri del Re, dei Fratelli De Angelis, dei fratelli Balestra, di Toffolo, di Fidenco e persino dei Vianella! Roba forte, suonata, altro che quelle petecchie di dance spicciola che fanno da cornice alla “nuova ondata”.

Centinaia e centinaia sono i cartoni che porto nel cuore e che hanno traghettato il mio corpo implume dagli anni 70 agli 80, e i miei eroi sono lì sulla mensola, sotto forma di modellini, di giocattoli, usati, vissuti. Sono come foto, evocano ricordi e stabiliscono il perimetro dell’isola felice nella quale rifugiarmi quando ho voglia e il tempo.
Qui nel mio garage si respira un po’ di quell’aria e un po’ di altre arie, grazie ai vinili che posseggo, ai giochi, agli ammennicoli, ai gingilli e alle carabattole di cui mi circondo senza sosta. Tutta roba a cavallo tra le due decadi, tutto materiale per rifocillare la fantasia. E ogni tanto rispolvero anche questo Big Jim, gli schiaccio la schiena e lui mi fa il gesto dell’ombrello, come ricordarmi che, in fondo, non sono il mio genere di eroi quelli che vincono.

© 2004 Rolling Stone Italia :wink:

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MessaggioInviato: lun 20 dic 2004, 23:42 
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Anche io avevo posto l'accento su Caparezza diverso tempo fa, prima che fosse fuori dal tunnel, insomma. Mi fa piacere quanto letto, riportato da Ten. In tempi non sospetti avevo pure io rilevato infatti che i video del nostro mi procuravano eccitazione e gaudio (e conseguente risposta erettiva) sia per le numerose citazioni nelle sue creazioni artistiche che per le immagini dei video stessi, giacchè lo vidi una volta cimentarsi nella clip di "Il secondo, secondo me" con al collo la collana di Hiroshi. Da lì ho conosciuto meglio e meglio apprezzato l'artista (anche grazie a Tarrasque, Quuenhimika e la banda dei milanesi, che mi ha procurato il suo meraviglioso primo album). Oltre a godere dei personaggi dei cartoni animati racchiusi nella produzione musicale, ho anche condiviso molte delle sue anticonformiste liriche, figlie di una generazione (la mia) che nella sua protesi intelligente è fatta da gente come Caparezza. Oso dire che il "Grande Capa" assomiglia al Rino Gaetano di "Berta filava", "Mio fratello è figlio unico", "Capofortuna" e "Aida". Pieno riconoscimento a questo cantore di rime, dunque, un vero maestro dell'applauso strozzato (e del sorriso interrotto) dal ritmo incalzante. In questo tempo di razzismo e di allarmi alla "Mamma li turchi!", mi fa piacere che esca fuori e si affermi un pensiero deliziosamente meridionale come il suo: indipendente, anticonformista, delicato anche se incazzato; e sempre (pre)disposto alla (pur polemica) pace, così come essa è rintracciabile nei suoi pezzi. Se poi ci sono anche i vecchi cartoni animati a corredare questo puzzle melodico (i cartoni animati vengono citati in quasi tutte le canzoni del cantautore), evviva! Bellissimo, ad esempio, vedere Caparezza sfogliare l'album delle figurine del Grande Mazinga, meraviglioso scorgere sul suo divantetto la riproduzione del Maestro Vitali, emozionante sentire le voci di Hiroshi, della Regina Himika e di Don e Pancho in "Dindalè Dindalò" (canzone del primo album)... Ci siamo, sì! Evviva!
Augh, Grande Capa! Un "evviva" collettivo... Que viva la Paz!
WATTA TAKEO

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 Oggetto del messaggio: "Io Sono Caparezza..."
MessaggioInviato: mar 21 dic 2004, 2:10 
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Per capire che Miky Mix é uno dei nostri basti aprire il suo ultimo CD & guardare le foto interne...

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MessaggioInviato: mar 21 dic 2004, 5:32 
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Scommetto che se Caparezza venisse a conoscenza di www.sigletv.net, si iscriverebbe al volo......anzi, non ci sarebbe modo di contattarlo?
Magari una e-mail?
Avrà un sito?
Una cosa è sicura: Caparezza è uno dei nostri.... 8)

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MessaggioInviato: mar 21 dic 2004, 9:15 
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Il Capa e' un grande...e io lo dico da quando ho ascoltato il suo primo album. Mi viene sempre da sorridere quando ripenso alle facce di molti miei amici che, dopo aver ascoltato un paio di tracce dell'ultimo CD su mio consiglio, mi guardavano con quell'aria "machecazzdirobaascolti?", a meta' tra la compassione e la derisione.
Un paio di mesi dopo erano tutti a cantare "fuori dal tunnel", magari in discoteca. Evabbe', c'est la vie. :D

DEMETAN ha scritto:
Scommetto che se Caparezza venisse a conoscenza di www.sigletv.net, si iscriverebbe al volo......anzi, non ci sarebbe modo di contattarlo?
Magari una e-mail?
Avrà un sito?
Una cosa è sicura: Caparezza è uno dei nostri.... 8)


Poco ma sicuro! Io gli avevo scritto sul forum quando ancora non era famosissimo, e mi aveva risposto. E' una persona molto gentile e disponibile, e ne ho avuto la conferma quando ho potuto scambiare due battute al volo con lui dopo un suo concerto.
Ora non so se ha il tempo, visto che gli scriveranno in migliaia...ma vale la pena di provare.
www.caparezza.it , naturalmente.

Ciao!

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Alex Katsura


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MessaggioInviato: mer 22 dic 2004, 5:23 
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Non condivido appieno l'impostazione di quell'articolo: credo che non si possano fare dei paragoni così piatti, ponendo sullo stesso piano cartoni animati giapponesi, americani, Warner, Disney e via dicendo. Sono frutto di culture diverse, rivolti a target estremamente differenti, che nascono con il preciso intento di comunicare cose diverse... Mettere tutto sullo stesso piano, per poi evidenziare solo ed esclusivamente i punti di forza dei cartoni aniamti giapponesi rispetto a tutti gli altri, lo trovo un atteggiamento estremamente superficiale. Non sto dicendo che quanto affermato da Caparezza sia falso, intendiamoci, quanto piuttosto che si tratta di una forma di banalizzazione estrema dei fenomeni. Sarebbe come voler paragonare a tutti i costi un "Freaks" di Browning a un "Invito a cena con delitto" sul piano della drammaticità e della profondità dei temi affrontati, per poi sostenere che il primo è migliore del secondo. E' ovvio che risulta migliore (e di fatto lo è, intendiamoci), ma sono due pellicole che non possono essere paragonate sullo stesso piano e con gli stessi metri di valutazione oggettiva. E' un esempio idiota, me ne rendo conto, ma è giusto per far capire come la penso. Per concludere, un breve commento sul fenomeno Caparezza: non inorridivo così da quando venne fuori Tiziano Ferro (senza per questo volerli paragonare, eh...).

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MessaggioInviato: mer 22 dic 2004, 9:24 
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L'osservazione è interessante, Deep.
Per conto mio, però, l'intervento di Capareza non era un voler trovare a tutti i costi dei punti di forza dei cartoni giapponesi, nei confronti degli altri... Si tratta più di esplicare il motivo di così tanto successo e "presa" sulla (nuova) crescita della (nuova) generazione degli anni '70 e '80. C'è poco da fare: quei cartoni animati non facevano finta che il mondo non fosse cattivo (cit. Luca Raffaelli), erano una nuova interpretazione, davano una nuova interpretazione... Era un passo in avanti, non necessariamente "migliore" o "peggiore", erano nuovi, uno stacco, un salto... C'erano di corredo le musiche di Zara, dei Balestra, di Tempera, di Fogus, come dice il cantautore.. Era una Rivoluzione Copernicana, culturale e di divertimento! Per questo Caparezza parla delle schiere di celesti bande armate dedite al culto Disney: Topolino & company (ma lo capisco, eh...) erano (e lo sono tuttora) molto più... tranquillizzanti. Per chiunque. Anche per me che mi stanno sulle palle, pensa un po'... I campioni della Disney tranquillizzano, è vero, ma, grazie alla violenza, alle contraddizioni, all'amaro in bocca che trovavo in tanti cartoni animati niipponici, io appresi che ce l'avevo dentro pure io, delle sacche di violenza da tirar fuori e scaricare... Capito che voglio dire? Guardando sempre e solo certi prodotti, magari essa non si sarebbe sviluppata, mi si sarebbe avvolta dentro e oggi sarei diventato un serial killer (esagerazione voluta...).
Era, insomma, una nuova offerta, "naturalmente" da amare perché troppo seducente, troppo innovativa, inconsapevolmente ribelle (e proprio per questo ancora più eccitante per i bambini di allora e per igiovani adulti di oggi), meravigliosamente nostra. Non è superficialità, a parer mio, quella di Caparezza; si tratta, lo si ricordi, pur sempre di un articolo di una rivista, e per approfondire la questione occorrerebbero studi molto più approfonditi, no? Rileggi l'articolo non alla luce della superficialità, ma con più leggerezza, e affidagli un presente storico di fondo... In questo modo, è un consiglio, ti risulterà più coerente, legittimo e pieno.
WATTA

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MessaggioInviato: mer 22 dic 2004, 9:52 
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Watta Takeo ha scritto:
L'osservazione è interessante, Deep.
Per conto mio, però, l'intervento di Capareza non era un voler trovare a tutti i costi dei punti di forza dei cartoni giapponesi, nei confronti degli altri... Si tratta più di esplicare il motivo di così tanto successo e "presa" sulla (nuova) crescita della (nuova) generazione degli anni '70 e '80.


Esattamente. Mi hai tolto la tastiera da sotto le dita, Watta! :D
E poi Caparezza, nelle poche righe a disposizione (troppo poche per farne un saggio sulle differenze culturali nell'animazione) cerca di spiegare il perche', da bambino, lui e molti suoi coetanei preferissero i cartoni animati giapponesi agli altri.
Non e' un analisi da adulto, e' una sorta di revival dei sentimenti provati allora. In poche righe. E tante citazioni.
E' gia' bello che ne parli, secondo me. :wink:
(Leggi spesso di Big Jim e Hiroshi su Rolling Stone, normalmente?)

Per quanto riguarda i paragoni: si puo' paragonare tutto come non si puo' paragonare niente, in realta'. Se e' vero che non puoi (giustamente!!!)paragonare "Freaks" a "Invito a cena con delitto" (accidenti, due dei miei film preferiti, tra l'altro!!!) per una serie di buoni motivi, e' altrettanto vero che c'e' sempre almeno un motivo che rende un paragone improponibile: l'anno di produzione, il genere, il pubblico a cui si rivolge...etc.
Va da se' che, ragionando cosi', l'unico termine di paragone per un'opera diventa...l'opera stessa, non trovi? :D

Ciao!

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Alex Katsura


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Località: NOOOOOOO!!!! AMICO PALLAAAA!!!
AlexKatsura ha scritto:
Per quanto riguarda i paragoni: si puo' paragonare tutto come non si puo' paragonare niente, in realta'. Se e' vero che non puoi (giustamente!!!)paragonare "Freaks" a "Invito a cena con delitto" (accidenti, due dei miei film preferiti, tra l'altro!!!) per una serie di buoni motivi, e' altrettanto vero che c'e' sempre almeno un motivo che rende un paragone improponibile: l'anno di produzione, il genere, il pubblico a cui si rivolge...etc.
Va da se' che, ragionando cosi', l'unico termine di paragone per un'opera diventa...l'opera stessa, non trovi? :D
Ciao!

Sono d'accordissimo sul fatto della non paragonabilità di prodotti così diversi tra loro. Il problema è proprio quello: i cartoni animati sono stati sempre messi a confronto indipendentemente dal loro target, dalla loro provenienza, dall'anno di produzione. I cartoni animati "sono tutta roba per bambini" (cit.) nessuno escluso, per cui tanto vale buttarli tutti in un calderone, pescarne due a caso e trarre conclusioni.
Queste mie ultime frasi vi fanno venire in mente la parola MOIGE? Non è del tutto involontario... :roll:

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Animation is often funnier, more dramatic and more powerful when words aren't distracting the viewer's attention from the stylized expressions and movements.


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deep ha scritto:
Non condivido appieno l'impostazione di quell'articolo: credo che non si possano fare dei paragoni così piatti, ponendo sullo stesso piano cartoni animati giapponesi, americani, Warner, Disney e via dicendo. Sono frutto di culture diverse, rivolti a target estremamente differenti, che nascono con il preciso intento di comunicare cose diverse...


Come gia' un po' detto, ribadirei che il punto di vista di Caparezza non mi pare quello di un confronto fra i cartoni come opere in se', confronto che come tu dici dovrebbe ptenere in considerazione tutte le differenze di intenti e contesti, ma mi pare quello di un confronto dell'impatto di quei cartoni su di lui e la sua (nostra) generazione.
A questo punto il comune denominatore siamo noi e ogni paragone e' lecito.
E Caparezza ha ben spiegato, nei limiti imposti da un articolo su Rolling Stone, come mai preferiva Hiroshi alle pantegane. E in parte anche come mai preferivo Hiroshi alle pantegane.

Non seguo pero' perfettamente Watta ... per esempio sulla Rivoluzione Copernicana ... lo e' sicuramente stato da un punto di vista storico, ma non per noi che non avevamo un prima, ma semplicemente delle alternative ... e Goldrake ha quindi vinto ad armi pari, senza effetto novita', direi.

Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, fra le stelle sprinta e va!

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Concordo con Kinoppi, credo che comunque un paragone debba avere un suo perchè, nel senso che per sussistere e affinchè abbia un minimo di credibilità occorra valutare differenze e punti in comune di entrambi. Per il resto non so... io avrei affrontato la discussione in modo diverso, ma comunque non è poi così importante, volevo solo evidenziare un altro punto di vista. Per il resto io stesso trovo che i temi e affrontati dai cartoni giapponesi siano molto diversi e che diverse siano le modalità con cui vengono affrontati e trattati. Concordo sul fatto che a livello emotivo siano molto più vicini ad una nostra realtà interiore, che non un coyote che da la caccia a un corridore della strada... è anche vero però che Roadrunner è un cartone animato rivolto alla prima infanzia (che poi magari faccia ridere anche gli adulti nessuno lo esclude); com'è anche vero che solo di recente la Disney (che io peraltro detesto cordialmente per motivi che ora sarebbe troppo lungo spiegare) sta destinando una parte della sua produzione ad un target un po' più adulto. E insomma, è un discorso un tantino intricato da sviscerare...

Riconosco però una cosa: dall'articolo di Caparezza emerge un profondo amore per quella che è stata una realtà televisiva sempre bistrattata e sottovalutata, quindi, se vogliamo, potremmo ritenere anche giusto rivalutarla così animatamente, a scapito di qualche superficialità qua e là, su questo sono d'accordo... i cartoons giapponesi di fatto se lo meritano.

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Cita:
In 46 episodi, mai, dico mai, che abbia staccato la spina del monitor. Da stimare.


Geniale. Pur non amando il genere di Caparezza, anch'io ho da subito percepito la "affinità elettiva" che mi e ci unisce a lui. Grazie per la segnalazione dell'articolo.
E' vero, si potrebbe obiettare che non si possono paragonare i cartoni giapponesi ai disney e a tutti gli altri, perchè si commetterebbe la stessa ingiustizia che commettono coloro che li criticano in nome dei suddetti cartoni.
Ma non ci riesco a non commuovermi leggendo ciò che scrive Watta, ciò che ha scritto l'alexkatsura, e via dicendo.
Certo, il "cartone animato" è bello in sè, ma la nostra generazione, quella che era in età di ragione ai tempi della "pacifica invasione" (1978-1983/4), ha potuto godere di un raro momento di libertà conoscitiva, non condizionata e soprattutto sincera.

Anch'io mi commuovo rivedendo Fantasia, ma ..
ogniqualvolta rivedo la partenza di Actarus...
beh, c'è qualcosa di più...divento imporvvisamente serissimo e... cerco di compartecipare con l'evento.

Non è semplice nostalgia, e, allo stesso tempo, purtroppo, non credo che il fenomeno possa verificarsi più. Per questo, è giustissimo ciò che il cantante dice, perchè il fenomeno non è legato solo ai singoli cartoni, ma a tutta l'"indiscriminata importazione" nel suo complesso, che solo a partire dalla metà degli anni 80 è stata riassorbita, ed ancora oggi viene mantenuta ai livelli di guardia.

Insomma, onore ai vari Caparezza, e speriamo che "coloro che vengano dalla luna" siano sempre di più...

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Hiroshi ha scritto:
Non seguo pero' perfettamente Watta ... per esempio sulla Rivoluzione Copernicana ... lo e' sicuramente stato da un punto di vista storico, ma non per noi che non avevamo un prima, ma semplicemente delle alternative ...



Bel figliuolo, io mi riferivo esattamente al discorso storico! Delle alternative anche poer noi? Avevamo tante cose, di tutto, per carità: da "Supergulp" a "Rin Tin Tin", da "Le avventure di Pinocchio" a "L banda dei cinque"... Ma se permetti, la novità di "Atlas Ufo Robot" fu un'esperienza vertice, un mare che dalla calma piatta si fa burrasca, un nero pece che diventa arcobaleno... Io rammento ancora la prima volta che vidi Goldrake... Sbalorditivo... Spaesato... Stupore... E pensavo: <<Oh che è questo "cosone"? Ma che è questo "cosone"?>>. Insisto su Copernico 8)

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Bhe io non penso che Capa abbia sbagliato nei paragoni.
Pensandoci non mi viene in mente nessun cartone americano che tratti i risvolti drammatici esposti dalle controparti jap (a tal proposito dato che sicuramente,nel forum ci sarà gente più ferrata di me inquesto argomento, la invito a delucidarmi in merito). Forse l'Uomo Ragno, ma non so poi fino a che punto, penso che il suo dilemma morale eroe/uomo sia dibattuto solo nel fumetto.

Cio' non vuol dire diminuire la qualità tecninca dei cartoon USA. E non è che non mi piacciano i catoni americani, trovo geniale e favolosa la serie storica di Tom & Jerry (ricordo a memoria quasi ogni sketch), ho riso a più non posso con i Tres Caballeros e così via, ma appunto quello che mi ricordo sono delle sane e vigorose risate o good times che a dir si voglia.
Poi non penso che nessun cartone animato americano si siano visti protagonisti arrapati (Lupin o Ataru), sorelle che vanno a letto col fratellastro (Georgie), tette da varie parti, tematiche legate alla guerra atomica (si c'era Iron Man, ma come dice Capa le radiazioni lo fanno diventare un supereroe invece di farlo stramazzare a terra), trovatelli/e, famiglie allargate, ragazze dal corpo da favola in succinti bikini (e per la controparte femminile, figaccioni come Actarus), bambini che giocano allegramente con della cacca, protagonisti che usano una caccola come arma di distruzione di massa (Arale) e così via. (ca**o quanto è stata fortunata la mia generazione, ora cosa si beccano? Picaciù o come cavolo si scrive, ho visto universitari adorar sto puclino non so se mi spiego)

Poi non penso che volesse scrivere un trattato filosofico, (ho scritto che il pezzo era una piacevole lettura) penso che volesse solo scrivere in modo ironico perchè preferisce i cartoni jap a quelli americani.

P.S.
Per l'accostamento Ferro/Caparezza. A me il genere di Capa non mi è mai interessato e mai interesserà, ma risconosco la sua onestà e sforzo di scrivere testi intelligenti (mi riconosco al 100% in 'Fuori Dal Tunnel'), per esempio i testi degli Articolo 31 sono intressanti come un discorso di Emilio Fede. Ferro non riuscirebbe a scrivere metà delle cose che scrive Caparezza neanche se gli impiantassero il cervello di Einstein. :lol:

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MessaggioInviato: mar 19 lug 2005, 18:28 
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Riporto su la segnalazione di quest'intervista a Caparezza riportata da Ten.. perché è troppo bella.
La rileggevo e mi commuovevo rileggendola.
Magari a qualcuno è sfuggita.

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