sul sito di TV sorrisi e canzoni è stata pubblicata un e-mail interessante riguardante le sigle italiane (almeno credo che potrebbe interessare)
riporto qua l'email in questione
Cita:
Buongiorno a tutti,
devo fare delle correzioni per quanto riguarda il discorso sigle. A quanto pare l'imperizia in questo settore continua ad esistere. Sono laureato, ho lavorato per tante riviste, ho scritto centinaia di articoli, ho conosciuto personalmente discografici e cantanti delle sigle e quindi vi prego di prestare attenzione a ciò che vi dico.
N.B. ho ricevuto ben 4 premi per i lavori che ho svolto e per le informazioni che ho dato, oltre che per la mia "cultura" acquisita in questo settore.
"New tory" non fu la sigla di Mimì e la nazionale di pallavolo, ma di Quella magnifica dozzina, ovvero la prima serie di Mimì Ayara (da non confondere con Mimì Miceri di Mimì e le ragazze della pallavolo), errore che TV Sorrisi e Canzoni ha sempre commesso.
"Kimba il leone bianco" aveva una canzone in giapponese, la responsabile della casa discografica K-Tel era ineteressata ad avere una sigla italiana.
Negli anni 80 era nato un accordo con i giapponesi e i discografici, i giapponesi percepivano una percentuale sulla sigla italiana che andava a sostituire la loro.
In Italia non si potevano pubblicare i dischi con le sigle giapponesi, chi li comprava? Sarebbe stato affrontato un costo di stampa per nulla, per poi buttare il tutto.
La ITB e la Olympus Merchandising acquistavano dai giapponesi i cartoni animati, dopo averli doppiati erano interessati ad avere anche un guadagno discografico, così contattarono la Fonit Cetra, la Meeting, la R.C.A. ecc.
Questi prendevano i loro artisti giaà musicalmente formati (lavoravano per altri artisti o come autori o come coris es. per Mina, Dik Dik, Caterina Caselli, Gianni Morandi, Nilla Pizzi, Edoardo Vianello, Little Tony, Bobby Solo, Marcella Bella....) e affidava le sigle.
Per quanto riugarda la .R.C.A. Olimpio Petrossi commissionava le sigle a diversi artisti, le ascoltava e la migliore sarebbe poi stata scelta e sarebbe apparsa in tv. Quindi erano delle gare. Non sono sigle stupide e ne banali, ma semplici e ben fatte, fatto sta che sono scaricatissime da internet e sono ricercatissime, e i 45 giri con le sigle sono entrati in collezione e raggiungono prezzi altissimi.
Gli artisti venivano poi avvisati telefonicamente per la realizzazione di una sigla, gli veniva raccontata a grandi linee la storia e loro prendevano appunti, e da lì nascevano poi le sigle.
Cosa diversa da Mediaset, loro sapevano cosa acquistavano ma non sapevano, il più delle volte, cosa scrivevano.
La questione di sigle cambiate era non solo per non pagare i diritti agli autori, cambiarla era più facile, i soldi giravano sempre nella solita bottega. Costa molto di più acquistare un cartone animato inedito, doppiarlo e poi darle una sigla piuttosto che cambiarla ad uno che già è stato acquistato e doppiato, sono spese in meno. E poi perché dovevano pagare altri artisti, il tutto era meglio tenerlo in casa.
Comunque cambiare le sigle è stata una grande iniquità.
In Italia ci sono oltre mille cartoni animati, se uno vuole tanto comporre, o lasciare un segno, anche per farsi conoscere, può dare una sigla italiana a tutti quei cartoni animati che non ce l'hanno e sono più di 600.
Distinti saluti.
Gianni Soru