Posso essere sincero? Non sto capendo su cosa verte la discussione, le tesi mi sembrano contrapposte e generano confusione.
Vediamo se riesco a ricapitolare:
1) Alcuni utenti del forum ritengono che i doppiaggi milanesi NON siano inferiori a quelli romani come invece da opinione largamente diffusa.
2) Questo si collega al fatto che nel recente passato alcune serie Mediaset anni Novanta sono state ridoppiate con cast romani o comunque differenti rispetto a quelli televisivi. Ci si chiede dunque perché, quando si ridoppia una di queste serie, non si richiamano i cast originali.
3) Da qui si passa al MODO in cui questi anime vengono ridoppiati, con un eccessiva diminuzione della fase di adattamento, praticamente siamo vicini a copioni finali che sono la mera traduzione dell'originale. Il che significa abuso di termini in giapponese o in inglese.
4) Si critica il fatto che nei doppiaggi non si usano i dialetti o comunque che si parli in maniera troppo impostata, che rende le opere eccessivamente scollegate dalla realtà.
Qualora questi punti sopra elencati fossero giusti ecco le mie considerazioni:
1) Trovo che in passato i doppiaggi romani fossero enormemente superiori a quelli milanesi. Per fare un esempio, se ascoltiamo i primi doppiaggi fatti da Yamato Video sono di una piattezza disarmante a causa di voci eccessivamente impostate e fredde, degne più di speaker che di attori. Oggi però il gap si è ridotto tantissimo, sia perché la "scuola" milanese ha prodotto/sta producendo ottimi attori, sia perché i doppiaggi romani sono molto calati di qualità.
Inoltre, ed è un fenomeno molto sottovalutato, non si considera come ormai il pubblico degli anime sia anche ormai avvezzo alle voci milanesi e dunque non avverta più quel gap che un tempo poteva risultare evidente.
Ritengo comunque che il problema non sussista: allo stato attuale gli anime vengono doppiati fra Roma e Milano con esiti in entrambi i casi soddisfacenti.
Quanto al fatto che si continui ad avallare una presunta superiorità dei doppiaggi romani, questo dipende molto dal fatto che, come in molte cose, gli anime fans sono modaioli, ma alla fin fine mi sembra che le case non ci diano un peso eccessivo, tant'è che anche Shin Vision, integralista del doppiaggio romano, adesso doppia a Milano (e lasciamo stare le dietrologie e le congetture, la cosa che conta è che lo fa).
2) Il secondo punto è direttamente collegato al primo, cioè si prende una serie che si ritiene sia stata doppiata male e le si dà un doppiaggio "di valore". Poiché si ritiene che il doppiaggio di valore sia quello romano ecco che
Sailor Moon viene ridoppiata a Roma. La lamentela è legittima.
Onestamente trattandosi di ridoppiaggio io tendo a essere poco interessato alla cosa, ciò sul quale proporrei fermezza è la presenza imprescindibile del doppiaggio storico affiancato a quello nuovo ed eventualmente il ritorno dei doppiatori in caso di sequel. L'esempio che mi viene in mente è quello dei
Cinque Samurai dove, per i più recenti OAV, non si sono riutilizzati i doppiatori storici.
3) Ecco, questo lo ritengo un punto molto importante. Da tempo mi chiedo: ma con tutti questi termini giapponesi un "non addetto", cioè uno spettatore normale ci capisce qualcosa? D'altra parte è tutto perfettamente collegato ai motivi per cui si chiede un ridoppiaggio anche qualora sia stata cambiata una frase o un nome (basta vedere i risibili confonti tra vecchia e nuova versione di
Goldrake dove le differenze sono stupidaggini). E si riassume tutto in una frase: fanatismo eccessivo degli anime fan.
Io sono convinto che operare quello che qui è stato definito "un robusto adattamento" non porti necessariamente a uno snaturamento dell'opera, poiché è importante conservare il senso di una frase, se poi l'arma o la trasformazione è in italiano o in inglese non cambia nulla. Purtroppo c'è chi di fronte a doppiaggi come quello di
Dendoh (armi in italiano) bestemmia o di fronte a
Goldrake invece di
Grendizer parla di "tradimento dell'idea originale". Fanatismo: per molti anime fan anni di censura hanno prodotto intransigenza totale e si arriva a certi estremi di anime dove le frasi sono costruite in modo allucinante per "rispettare il modo di parlare giapponese".
4) Questa onestamente mi sembra una critica eccessiva, gli anime o i film non sono la realtà e dunque perché pretendere i dialetti? (che soggettivamente mi hanno sempre dato fastidio, anche in
Sherlock Holmes). Il confronto è aperto.
Nota a margine. Dancasti scrive: "dovremmo essere degli umani del 2007 che, all'occorrenza, sappiano dividere la razionalità dall'emotività".
In generale non potrei mai trovarmi in maggiore disaccordo, non esiste una scissione tra emotività e razionalità di fronte a un argomento che genera passione. Almeno io non ci riesco, chiedo quantomeno un compromesso, non sono qui per fare il razionale analista di opere d'arte, sono qui perché ho una passione che chiede di essere alimentata senza focalizzarsi su problemi dettati spesso da intransigenza purista.
Il che appunto vuol dire: rispetto dell'opera originale unito a quello per la memoria storica. E' meno difficile di quanto si creda.
