Beh... chi ha visto camera mia può essersi fatto un'idea...

Ad ogni modo credo sia riduttivo, troppo riduttivo fare un sondaggio così, caro Perno, benchè ne condivida l'intenzione di fondo, ossia dar voce a voci che non cercano abbastanza voce... Almeno nel mio caso, comunque, tale è alta voce.
Come l'aver imparato la lingua italiana mi ha condizionato psicologicamente, così come ascoltare le canzoni di Guccini, Branduardi o Rino Gaetano mi hanno dato direzione per il modo di guardare la vita, ritengo che i cartoni animati e le sigle m'abbian segnato la vita, l'abbiano marchiata in modo indelebile, il gusto di un benessere che ancora oggi fatico a capire: un perché che è lì, ad attendere di essere capito ma che, magicamente, meravigliosamente, continua a sfuggirmi. Edè anche il bello di tutto, forse.
Buongiorno sogni, addio forza di gravità: quando c'è una sigla, una videosigla, un cartone animato del mio passato che mi girovaga in testa o negli occhi, nell'aria c'è qualcosa (che non so) che mi raccatta e mi porta con sè. E' qualcosa di più della nostalgia, è una dedica incognita a un peridodo della mia vita che torna a rassicurarmi ogni volta. Se dovessi stare attento alla tecnica, alle esecuzioni dei brani, agli strumenti usati... boh... son sicuro che non mi godrei questo mondo in modo così pieno e compiuto.
Protagonisti e antagonisti, amici e nemici, nella semplice (ir)realtà dell'immaginazione. I miei personaggi, gli amici di un'infanzia che ho scoperto essere amici di tutta la vita, non mi tradiranno mai. Certo: i miei fratelli, i miei genitori possono aver avuto Flash Gordon e Tex, ma io ho avuto Goldrake, Jeeg e Mazinga Z. E non solo: le loro musiche che sopravvivono al tempo. Come mai nessuno si ricorda delle canzoni di San remo d'ogni epoca mentre sopravvivono a tutto le sigle dei cartoni animati? Non è mica solo un filo rosso che ci lega, la nostalgica lettura sociologica di un periodo... No, è il colore melodico di una generazione intera, un fiume che trascina, un'onda che vibra, un mare... L'aparenza che tende all'infinito. Cosa c'è di più paradigmatico di un'epoca delle sigle dei cartoni animati della prima ora? Era anch'esso consumo, era ropba per far soldi, ma non roba usa e getta come quella che ne è seguita. Eh no, cari miei.
Caro Perno, come faccio a darti risposta? Non c'è... Si, ok, rara virtù la nostalgia disincantata, ma non riuscirei ad apprezzare una sigla se essa fosse (soltanto) un bellissimo pezzo... E' di più: è il riscatto di un periodo, è la prepotenza di esserci di una parte della propria personalità che rivendica la sua presenza tramite note e parole, immagini e ricordo, è un cocktail libero e selvaggio, senza minaccia di paludi male assortite di discorsi di chi, fra i meno giovani di oggi, tende a dire spesso: "Ma che dici? Guardi ancora i cartoni animati?", magari bevendosi un aperitivo nei locali alla moda per essere "in". Beh, io dico che preferisco essere come mi piace e sento di essere che fare il figo, il tipo "in". E se ciò vuol dire giocare a pallone con gli amici o prendermi una pizza per venti giorni di seguito e guardarmi interamente tutte le puntate del Gaiking anzichè presenziare a festicciole vestito bene, evviva il pallone, gli amici, il Gaiking e la pizza.
La tirannia di chi vuol togliermi queste cose dalla testa non la capirò comunque mai, anche perchè è tirannia destinata ad esaurirsi tra lampi di blu.
WATTA