Avevo pronto questo articolo da tempo, volevo pubblicarlo direttamente su SigleTV ma per vari motivi ho sempre rimandato la sua pubblicazione. Preferisco postarlo però qua in modo che se ne possa discutere tutti insieme..
C’era una volta la “Five Record” casa discografica del gruppo Fininvest nata nel 1981 con l’intento di sfruttare il mezzo televisivo per promuovere e lanciare i propri artisti nonché pubblicare tutto ciò che di “musicale” veniva realizzato dai canali televisivi stessi.
Niente di rivoluzionario, infondo già la RAI stava facendo (ma in tono minore) la stessa cosa attraverso la Cetra (successivamente Fonit-Cetra oggi del gruppo Warner Music) ed in generale il "boom" delle sigle degli anni precedenti era una buona spinta per intraprendere l’avventura nel settore delle edizioni (Canale 5 Music) nonché delle pubblicazioni, attraverso appunto l’etichetta Five Record.
Appoggiandosi alla distribuzione CGD (anch’essa oggi gruppo Warner Music), nel giro di pochi anni le uscite discografiche sono state tantissime portando l’etichetta di Cologno Monzese svariati dischi d’oro e di platino. Nel 1987 il singolo “Boys” di Sabrina (Salerno) arriva ai vertici in tutta europa vendendo oltre un milione di copie complessivamente. Un anno più tardi esplode parallelamente a Jovanotti (Ibiza Record / CBS) il tormentone di Francesco Salvi “C’è da spostare una macchina” premiato con il telegatto come “sigla tv dell’anno” e per mesi ai vertici delle classifiche. Sempre in quel periodo vengono prodotti i nuovi lavori di Iva Zanicchi , Giorgio Faletti e di altri artisti emergenti. Nel Febbraio del 1992 Five Record cambia volto e denominazione (ma non il nucleo originario che la compone e diventa RTI Music il cui primario obiettivo rimane quello di confermare i risultati ottenuti negli anni precedenti e nel contempo costruire un repertorio italiano in grado di competere con le altre major discografiche, sempre più in mano alla multinazionali estere. Proprio in quel periodo infatti CGD passa al gruppo Warner e Ricordi al gruppo BMG (oggi SonyBMG) . Nell’aprile 1996 il gruppo Mediaset acquisisce l’intero pacchetto azionario della casa discografica PDU di Lugano, soffiando così ad Emi l’esclusiva della più grande cantante italiana Mina nonché degli Audio 2 più tutto il restante nutrito catalogo italiano ed internazionale.
Sempre di quel periodo il contratto discografico con Enrico Ruggeri.
RTI inizia quindi anche a distribuire Easy Records (Etichetta di Claudio Mattone) che produce Syria e Neri Per Caso ed anche UDP e Media Records con una nutrita scuderia di artisti e gruppi dance. Sul finire degli anni 90 a completare un cast artistico che già comprendeva i lavori di: Ambra, Lorella Cuccarini, Fiorello, Fausto Leali, Massimo Ranieri, Michele Zarrillo, Federico Salvatore, Premiata Forneria Marconi, Mia Martini, Corona, Amii Stewart, Nino D’Angelo e Tony Esposito, arriva l’accordo di licenza del Clan di Celentano con il quale si assicura anche oltre il catalogo di Celentano stesso anche registrazioni di Don Backy, Al Bano, I Ribelli, Ricky Gianco, Claudia Mori ed altri artisti del passato.
Siamo intorno al 1999 e qua la nostra storia si ferma perché da allora purtroppo di questa casa discografica si perdono sempre più le tracce e l’importanza di mercato scende sempre di più. Il catalogo e le licenze acquisite passano per la maggior parte a Sony Music (che ne diventa anche distributore ufficiale) ed anche i settori in cui indubbiamente Five Record prima e RTI Music dopo erano stati leader assoluti (sigle tv) diventano sempre più marginali da un punto di vista di vendite ma ancor più di popolarità.
Dal mio racconto ho fino adesso volutamente trascurato di evidenziare il forte legame che dalla sua nascita lega Five Record con la produzione di sigle televisive, perché mi premeva evidenziare la storia di questa casa discografica anche sotto altri aspetti in modo che si possa capire ancor di più che il suo passato giustifica ancor meno le scelte del presente.
La storia di Cristina D’Avena e di Five Record / RTI Music corrono sullo stesso filo, infondo si farebbe fatica ad immaginarsi Cristina su un’altra etichetta e nello stesso tempo si farebbe ancor più fatica oggi a capire cosa resterebbe di RTI senza i suoi lavori sia attuali ma ancor più del grandissimo catalogo che la D’Avena e gli altri artisti hanno lasciato in più di 20 anni di attività. Sul perché oggi il “fenomeno” sigle sia sempre più lontano dai fasti degli anni 80 e prima metà degli anni 90 è un discorso lungo ed articolato che non è mia intenzione affrontare stavolta, dove voglio invece soffermarmi sulle scelte operate da RTI negli ultimi periodi, ma andiamo con ordine riepilogando appunto i successi che in questi anni hanno fruttato soldi e popolarità a Five Record.
Nel 1982 “Canzone dei Puffi” sfonda la soglia delle 50.000 copie vendute e si aggiudica il disco d’oro ma è solamente l’inizio perchè da allora ne seguiranno altri 5 di platino per “Kiss Me Licia e i Bee Hive”, “Arriva Cristina”, “Cristina”, “Cri Cri” e “Fivelandia 14” (del 1996).
Ho volutamente evidenziato l’anno di pubblicazione del Fivelandia 14 perché possiate di pari passo confrontarlo con le scelte e l’operato di RTI Music che vi ho raccontato prima.
Non si possono considerare ovviamente solamente traguardi così tangibili nella carriera di un artista ma considerare anche l’insieme dei lavori fatti, ed anche in questo caso i “primati” non mancano, basti considerare che pochi altri artisti in italia possono vantare il numero di 45 giri pubblicati in un anno e complessivamente nella propria carriera, per non parlare delle copie vendute complessivamente dei propri lavori che si calcola nell’ordine di oltre quattro milioni venduti.
Certamente, non ci dobbiamo e non possiamo scordare anche le tantissime scelte televisivo/musicali di quel periodo che hanno fatto arrabbiare (e non poco) gli appassionati di sigle con la sostituzione di grandi classici del passato (neanche troppo remoto all’epoca) come Lady Oscar, Candy Candy e svariate altre. Se i Puffi e Kiss Me Licia sono stati le icone degli anni 80, Sailor Moon dei primi anni 90, Pokèmon e Dragonball sono stati indubbiamente i primi grandi successi (non solo televisivi) del nuovo millennio che però non hanno avuto in nessun caso importanti riscontri in fatto di vendite e questo non certamente per la voce di Giorgio Vanni o per mancata promozione ma per un insieme di fattori che iniziano a farsi sempre più pressanti, il primo fra tutti la graduale scomparsa della “Tv per i ragazzi” con i relativi contenitori e, cosa ancor più grave, con la crescente abitudine di sfumare o addirittura tagliare le sigle trasmesse. E da allora la situazione non è migliorata da questo punto di vista, ma è scivolata sempre più in basso ed a niente sono servite le innumerevoli proteste pubblicate dal settimanale Sorrisi e Canzoni o inviate al responsabile della Tv dei Ragazzi di Italia Uno, Fabrizio Margaria.
Ad onor di cronaca riporto qua uno stralcio di quella intervista curata da Francesca Fornario:
“Perché le sigle dei cartoni animati vengono spesso accorciate?”
La durata delle sigle non dipende da me che compro i cartoni, io posso solo dire alla rete se la sigla è bella o brutta ma è il direttore di rete che decide di accorciarla, mio malgrado, per non intaccare gli spazi riservati alla pubblicità. La rete mi impone delle durate massime da rispettare, e io preferisco accorciare le sigle piuttosto che tagliare il cartone stesso. Ho trovato la mediazione di ridurre le sigle a un minuto, che mi sembra una durata ragionevole, considerando che le sigle dei telefilm durano molto meno. Non a caso, ora anche molte sigle originali giapponesi sono tendenzialmente più corte. Poche durano più di un minuto, poi magari c’è la versione più lunga che esce in cd. Cerco di rispettare le sigle il più possibile, e quando posso recupero la sigla originale come per Lupin o Charlotte. Ribadisco però che dobbiamo ricordarci che ci rivolgiamo principalmente ai bambini, che non sono affezionati alle vecchie sigle delle serie giapponesi come i fan ormai cresciuti. Credo che le proteste arrivino soltanto dallo zoccolo duro dei ragazzi più grandi e patiti degli anime, che non rappresenta però la maggioranza del pubblico di Italia1. Non a caso, nessuno ha mai scritto perché abbiamo accorciato la sigla di un cartoon americano. A questi ragazzi arrabbiati per il taglio delle sigle voglio dire che a me sembra di aver portato una nuova ventata, cercando di tagliare il meno possibile, comprando tante nuove serie che piacciono molto e recuperando i vecchi cartoni cult.
Tralasciando che ben poche delle promesse fatte da Margaria in quell’intervista del 12 Febbraio 2005 si sono realizzate, mi permetto di sottolineare che le sigle attualmente non solo vengono editate nel formato televisivo in blocchi di 60 secondi, ma in tivù ne vengono trasmessi si e no una manciata di secondi, troppi pochi perché qualunque giovane ascoltatore (non noi poveri “fan ormai cresciuti”) possa appassionarsi alla sigla, riconoscerla e magari per natale farsi regalare il CD.
Che ci possa poi essere stata una graduale diminuzione qualitativa dei brani stessi è anche riscontrabile sempre più frequentemente (daltra parte sono diminuiti anche i budget stanziati per realizzarle) anche se in periodi molto recenti è vero che c’è stata un inversione di tendenza, inserendo fra gli autori anche noti nomi come Cheope, Dati e Pozzoli migliorando e variegando non poco l’offerta e lo stile musicale dei brani stessi.
Siamo quindi alla crisi del settore, gli ultimi volumi di Fivelandia ed affini raccolte RTI non varcano le soglie delle classifiche, e così come si fa per i grandi nomi della discografia cosa si fa ? si attinge ovviamente al passato cercando in esso la base solida per rimanere a galla. E’ una cosa “naturale” lo hanno fatto anche Madonna (con il tour realizzato al seguito del semifiasco dell’album American Life decisamente incentrato su i suoi cavalli di battaglia del passato) e più recentemente anche Renato Zero che (piaccia o meno) continua a fare il tutto esaurito in prevendita ovunque cantando anche solamente brani di 30 anni fa.
A Novembre del 2005 la prima svolta, Fivelandia 23 non esce, al suo posto due raccolte triple dal titolo “Cartoonlandia” che sembrano proprio voler far capire gli intenti di RTI di andare in questa direzione ovvero sfruttare il più possibile il back-catalog per contornare le poche cose nuove che ci sono. Il costo è invitante perché si tratta di 15 euro a cofanetto, ma da questo momento in avanti del mio racconto inizierò a tener traccia anche delle spese. Per adesso siamo a quota 30 Euro spese per 6 CD contenenti per la maggior parte sigle già edite anche recentemente e 5 sigle pubblicate per la prima volta su questo supporto. Ma iniziamo anche a parlare di “Qualità” dei ripescaggi, perché sono già alcuni anni che i vari volumi di Fivelandia e di “I tuoi amici in tv” contengono brani inediti su CD ripescati qua e la purtroppo con una costante: pessima qualità del suono data dalla saturazione dei suoni (quando va bene) oppure da incomprensibili tagli o sfumature (quando va proprio male). Spiccano poi in mezzo a questa lista due casi clamorosi come “L’Incantevole Creamy” ed “Occhi di Gatto” due pietre miliari delle sigle tv italiane che per anni sono stati ristampati solamente in versione Monofonica e che, nel caso di Creamy, attendono ancor oggi una stampa stereofonica ufficiale su CD.
Il perché di così tanti scempi non è purtroppo facile saperlo, capisco che master di 20 anni fa e più possano presentare delle imperfezioni, ma soprattutto per i lavori più recenti il problema sembra legato ad una certe leggerezza nelle fasi di riequlizzazione e mixagio dei brani stessi in quanto anche brani in passato pubblicati bene (esempio su tutti “Mila e Shiro”) nelle recenti uscite è devastato da un suono saturo che lo rende quasi inascoltabile non solo ad un “puritano” del suono ma anche ad un ascoltatore medio.
Ma andiamo con ordine ed arriviamo a qualche mese fa, quando i “rumors” che da tempo echeggiavano fra gli appassionati diventano realtà ed un sogno si realizza: vengono ristampanti tutti i primi 10 volumi di Fivelandia su CD! Prima delusione (ma potrebbe essere trascurabile) usciranno su CD doppi costo di ogni doppio Fivelandia 10 Euro circa, riprendiamo quindi la calcolatrice e sommiamo 30 Euro che già avevamo ai 50 Euro spesi in questa occasione, totale 80 Euro. Anche in questo caso è bene evidenziare che i brani realmente inediti su CD si potevano limitare ad un solo CD ma va anche detto che la bellezza di poter aver sulla propria mensola un CD con scritto Fivelandia 1 per un collezionista / appassionato non ha valore. Anche non aver riacquistato licenze per i pochi brani del Fivelandia 1 di cui non RTI non deteneva i diritti è un po’ deprimente, anche perché voglio immaginare che chiedere a Warner Music un brano come “Sbirulino” possa non compromettere il budget di una casa discografica dato che altre case discografiche (come ad esempio BMG) hanno fatto lo stesso per CD con stessa fascia di costo (Linea Kids). Penso però che alla fine si sarebbe potuto sorvolare su tutto quanto se solamente la qualità sonora di questi CD si fosse avvicinata almeno alla sufficienza invece di rimanere (su alcuni brani soprattutto) a dei livelli imbarazzanti.
Non mancano anche le nuove uscite e circa un mesetto dopo ecco arrivare un nuovo monografico interamente dedicato a Mirmo (per la prima volta ne contiene la sigla attesa inizialmente nel Cartoonlandia). Il CD è molto carino, ben realizzato, e finalmente con la sigla originale al suo interno peccato che la concorrenza ne avesse fatto uscire una versione “cover” diversi mesi in anticipo bruciandosi di fatto gli acquirenti più distratti. Costo del CD, 12,90 euro che sommato ai precedenti porta ad un totale di 92,90 Euro, ma almeno stavolta abbiamo in mano diversi brani inediti e la qualità è molto buona.
Se una tradizione, quella del Fivelandia, a Novembre si era presa quantomeno una battuta d’arresto (ma voglio vedere se e quando uscirà Fivelandia 23) il volume 19 di “Cristina D’Avena ed i tuoi amici in TV” esce regolarmente con 6 tracce inedite più un ripescaggio dal monografico di “Mio Mini Pony” niente da dire sulle tracce inedite, stessa qualità dei Fivelandia ristampati per gran parte dei ripescaggi, costo del CD 12,90 euro. Saliamo quindi ad un totale 105,80 Euro spesi in raccolte di sigle RTI usciti in meno di un anno.
Ma purtroppo la storia non finisce qua, a circa due mesi dalla ristampa dei Fivelandia doppi, con un colpo di scena degno di una puntata di Don Tonino, ecco riuscire i Fivelandia su CD in edizione a singolo disco! Perché questa scelta ? Che siano stati ristampati privi di errori ? Assolutamente no, sono drammaticamente identici alle edizione precedente (qualcuno afferma che sono ancor più scadenti) ma se anche così non fosse stato ed i vari errori fossero stati corretti penso che qualunque acquirente che avesse acquistato neanche due mesi prima lo stesso CD inciso in quel modo sarebbe stato autorizzato a sentirsi preso in giro non trovate ?
Insieme all’edizione a singolo disco dei Fivelandia sono uscite anche altre compilation, molte delle quali trascurabili perché ristampe di album monografici e/o tematici molto più recenti: Hamtaro, Cristina D’Avena canta Disney, Cristina Dance, ecc per i quali non ho interesse a soffermarmi e non so qualitativamente quali siano i risultati (ma posso dire di aver un po’ di paura anche in questo caso ?) ci sono altri titoli da citare: Mundial Goal (contenente il monografico di Palla al Centro per Rudy più un po’ di sigle di Holly e Benji et simili), Puffiamo all’avventura (ristampa su CD del monografico dei Puffi), e il Valzer del Moscerino (contenente i brani più conosciuto dello Zecchino D’Oro interpretati da Cristina D’Avena. Costo di ogni CD 5 Euro circa, che sommato ai precedenti porta ad un totale di 120,80 Euro spesi in un anno per avere su CD sigle inedite oppure pubblicate su CD per la prima volta. Per questi ultimi titoli sarei ripetitivo nel segnalarvi la qualità dei brani (è chiaro che il ripescaggio dai master del passato è stato fatto in modo unitario ai Fivelandia), mi dispiace invece segnalare che un idea molto carina come quella di far ricantare a Cristina dei brani dello Zecchino D’Oro (infondo se non lo fa lei chi lo deve fare ?) sia stato inserito in una edizione così povera priva praticamente di libretto, di testi e di curiosità che avrebbero potuto rendere il CD leggermente più costoso ma molto più appetibile probabilmente.
Arrivo quindi alle conclusioni, comprendo perfettamente (ed ho già spiegato prima il perché) la scelta di RTI di realizzare una linea economica con quasi tutto il suo “catalogo”, infondo già altre etichette (BMG in testa) hanno già fatto altrettanto, quello che non riesco a capire è perché se spendo 4,90 Euro per Tivulandia 1 di BMG ho in mano un CD di quasi 20 tracce TUTTE perfette o comunque qualitativamente molto buone, se ne spendo 5,00 per Fivelandia 1 ho fra le mani un prodotto che qualitativamente non è neanche lontanamente paragonabile da quanto è scarso.
Altra cosa che mi sfugge sia di RTI, ma non è solo loro questo ragionamento (vedi intervista a Fabrizio Margaria), perché si continui a pensare che i fans di queste sigle debbano essere una minoranza rispetto ai bambini di oggi. Ne siamo sicuri ? Case discografiche che risparmiano sulla licenza di un brano come Sbirulino sono in possesso di analisi di mercato che gli dicono con esattezza chi acquista i loro prodotti ? Personalmente ne dubito. Se nel 1995 RTI Music cercava di far concorrenza alle grandi Major nel 2006 mi pare che la concorrenza sia palesemente verso i CD di cover che si trovano al supermercato per pochi euro, ma quello che mi chiedo, se si punta verso il basso invece che verso l’alto non si rischia di fare ancora peggio ?
|