Vorrei tornare su quel discorso riguardo la confusione mediatica della grande rete, povera di raziocinio ma ricca di latrati, che avrebbe portato a continui fraintendimenti e disinformazione.
Il tema centrale è sempre quello di censure&rimaneggiamenti; nel corso degli ultimi anni mi è capitato parecchie volte di leggere commenti come questo:
(...) Ma del resto noi fans hard-core, mai li abbiamo accusati piu' di tanto, scaricando la nostra ira sulle varie Slepoji e Valeri Manera, responsabili per una buona parte, delle fobie falliche e manghistiche la prima e dei tagli la seconda. (...)
dai quelli sembrerebbe che Alessandra e questa psicologa abbiano agito a braccetto devastando, tra i tanti, Sailor Moon.
Fidarsi? No. Fare ricerche, leggere, ragionare e dedurre con la propria testa sì.
Proprio ieri infatti sono capitato per caso su due pagine del sito dell'ADAM, che riportano alcuni articoli stampa del periodo Sailor Moon, che vi trascrivo.
Il
primo dell'8 Aprile 1997 tratto da
Il Giornale:
Vera Slepoy: «Sailor Moon disturba la sessualità»
AMALFI. Poveri bambini. O povera Tv. Non si sa più chi e cosa compiangere nella saga della Tv cattiva maestra. Ora viene anche accusata di disturbare lo sviluppo sessuale dei bambini. Sotto accusa questa volta è Sailor Moon, il popolare cartone animato di Rete 4. A lanciare l'accusa è la solita Vera Slepoj, psichiatra. «Sailor Moon - dice - è una eroina dotata di una grande forza, una donna che comanda. È un personaggio molto ambiguo, con tratti maschili. Tutto ciò crea disturbi nei bambini con problemi di femminilizzazione, bambini molto confusi che desideravano indossare gli abiti e portare i gadget di Sailor Moon».
Il
secondo del 9 Aprile 1997 tratto da
La Repubblica e scritto da
Simonetta Robiony:
Per Valeri Manera - "Sailor Moon non è pericolosa"
ROMA - Dopo le polemiche dichiarazioni della psicologa Vera Slepoj a proposito della serie cartoon di Retequattro "Sailor Moon", ("porterebbe devianze nel comportamento sessuale dei bambini"), replica Alessandra Valeri Manera, responsabile Mediaset dei programmi per ragazzi: le affermazioni «sono una banalizzazione per vedere nella tv il demonio o l'angelo salvatore, distraendo così l'attenzione dal vero punto: il processo educativo avviene all'interno delle famiglie e non grazie alle sollecitazioni della televisione».
Il
terzo del 30 Maggio 1997 tratto da
Il venerdì di Repubblica e scritto da
Federica Lamberti Zanardi:
Sailor Moon HORROR
(...) «Non mi sarei mai sognata di parlare di Sailor Moon se non fosse prepotentemente entrata sulla scena clinica» spiega Vera Slepoj psicoterapeuta e presidente della Federazione nazionale psicologi e fondatrice di Video Help, una linea telefonica di supporto per le famiglie che vogliono parlare dei problemi causati dalla televisione. Ed è proprio attraverso Video Help che sono giunte le segnalazioni dei cinque casi di disagio psicologico causati dalla visione continua di Sailor Moon. Ed in base a queste segnalazioni è stato creato un gruppo di studio con dieci psicologi che analizzeranno per alcuni mesi il cartone animato incriminato.
Ma è possibile che una favola animata possa incidere così pesantemente sull'equillbrio psichico di un bambino? Non saranno stati altri fattori, come l'ambiente sociale o il clima familiare, a determinare i disturbi dei cinque piccoli pazienti?
Alessandra Valeri Manera responsabile dei programmi per bambini di Retequattro ha una sua idea precisa «L'ho già detto e lo ripeto, mi sembra una delle tante banalizzazioni che vogliono vedere nella tv il diavolo o l'angelo salvatore, distraendo l'attenzione dal vero problema: la famiglia. E lì, infatti, che avviene il processo educativo e non dalle sollecitazioni della tv». Ma Vera Slepoj ha dei dati seri, precisi, che non si possono ignorare. (...) Ma allora si deve bollare questo cartoon giapponese come pericoloso? «Sarebbe meglio dire vietato ai minori di dodici anni. E soprattutto si dovrebbe chiedere a Mediaset lo spostamento della messa in onda. A quell'ora infatti davanti al video ci sono anche bambini piccoli. Oppure, si potrebbe evitare di trasmetterlo tutti i giorni. È, infatti, l'assiduità quotidiana che crea una dipendenza psicologica e amplifica gli effetti negativi». Ma in Mediaset non sono convinti che Sailor Moon sia pericolosa, «Questo tipo di accuse fanno riferimento a modelli maschili e femminili molto invecchiati» risponde sempre Alessandra Valeri Manera «Sarebbe come pensare che libri che raccontano le avventure di un gruppo di maschi come I Ragazzi della via Paal o Cuore possano creare problemi di identità alle ragazze che li leggono. E poi noi facciamo una grande attenzione a cosa mandiamo in onda. Tanto che lavoriamo spesso con un'équipe di psicologi».
Rimane il fatto che cinque bambini sono in cura per la visione assidua di Sailor Moon. Cerchiamo allora di capire quali elementi della storia o del disegno fanno così male ai bambini. Primo, è troppo violento. E l'aggressività è indotta non solo dalle trame degli episodi, ma anche da alcuni tratti del disegno. «Gli occhi troppo grandi rispetto al viso, la bocca anch'essa enorme e sempre spalancata rimandano un messaggio simbolico di grande violenza», sottolinea la Slepoj. Ma l'effetto più devastante è l'ambiguità fra il bene e il male. Se nei vecchi prodotti giapponesi, come Mazinga o Ufo Robot, i buoni e i cattivi erano facilmente identificabili, qui tutto si confonde. La trama delle puntate di Sailor Moon spesso assomiglia più ad un film di Dario Argento che ad un programma per bambini. Le guerriere della luna, infatti non combattono contro mostri o criminali. No, il loro nemico sono le forze oscure del Regno del male. Forze che riescono subdolamente a impossessarsi di ignari personaggi. Così la bambina che corre felice fra le braccia della mamma, si accorge troppo tardi che la sua mammina è posseduta da un "inviato del regno delle tenebre" e si trova avvinghiata ad un mostro orripilante. Ora, a qualsiasi persona che mastichi un po' di psicologia appare chiaro come una scena del genere vada a toccare gli aspetti più profondi dell'inconscio, l'ambiguità ancestrale della relazione madre-figlio. E ci si chiede, ma è veramente necessario proporre ad un bambino delle esperienze emotive così forti? «È proprio questo il punto. Perché i nostri figli devono essere sottoposti a situazioni traumatiche che difficilmente incontrerebbero nella loro vita?» si arrabbia la Slepoj «Chi sostiene che la paura fa parte delle favole fa solo dei falsi psicologismi. Un conto è una favola narrata da un adulto che con la sua presenza media l'impatto emotivo con la paura. Ma l'immagine video ha un effetto più forte perché non dà il tempo al bambino di rielaborare lo stimolo ansiogeno. La verità è che dobbiamo sviluppare una cultura dell'infanzia meno superficiale e con più rispetto dei bambini».
Non serve una mente geniale per capire che il punto di vista di questa psicologa è diverso da quello di Alessandra. Diverso? Meglio dire opposto, la psicologa accusa Sailor Moon, Alessandra la difende, oltretutto condivido appieno il pensiero di quest'ultima, soprattutto quando dice che il processo educativo deve avvenire all'interno delle famiglie e non di fronte alla televisione, condivido anche il paragone con i libri da lei citati: il fatto che
I Ragazzi della via Paal racconti le avventure di un gruppo di ragazzi non può determinare una crisi d'identità nelle lettrici donne.
E' evidente, i loro due nomi sono stati protagonisti di una divergenza di opinione, abbracciando i poli opposti di un dibattito.
Il resto è storia, quello che ha passato la rete infatti è ben noto (le due avrebbero agito a braccetto), ma è impressionante come un malinteso o un fraintendimento (o quel che è stato) si siano diffusi sulle decine di forum e fanzine (che nascevano proprio in quel periodo e quindi questi abbagli si sono radicati alla loro base) fino a deviare e distorcere il pensiero comune.
Divertente no?
