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Per discutere sulle sigle dei cartoni ed altro...
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Doppiaggio serie robotiche: Armi in italiano o Armi in inglese?
Armi in italiano 91%  91%  [ 21 ]
Armi in inglese 9%  9%  [ 2 ]
Voti totali : 23
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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 13:56 
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Tarrasque ha scritto:
Parliamo la stessa lingua o no?


ma sei tu che hai quotato me prima, eh
:P

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4 aprile 1978: io c'ero.
26 aprile 2009, Marnate: c'ero anche lì !


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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 14:08 
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La questione del nome è spinosa
Io lascerei i nomi originali e nel caso di frasi direttamente collegate (come appunto le battute di kenta sul "nomen omen" di Naoto Date) si potrebbero adattare nel caso si verifichino

Nel caso però dell'argomento di questa discussione, le armi, IMHO vanno adattate

In primo luogo perchè una serie giapponese è già "esotica" di suo e non ha bisogno di armi "estrose" per fare presa sul pubblico

E poi per un motivo meramente tecnico, perchè in molti casi, ad esempio se si citano dette armi, in un dialogo discorsivo l'effetto sarebbe dattanamtente straniante e rallenterebbe la narrazione, oltre che imbarazzare i doppiatori e gli spettatori

Aggiungeteci il fatto che l'adattamento deve anche compensare le differenze di sillabe tra dialoghi giapponesi e italiani, con conseguente necessità di modificare le frasi per meri motivi di tempistica (lip-sinch)

L'adattamento IMHO è necessario, ma va fatto fare a bravi artigiani con l'ordine di essere meno invasivi possibile, e solo quando necessario

Un esempio di BUON adattamento è "il Grande Mazinga"
Un esempio di pessimo adattamento è "City Hunter"

E scusatemi se è poco

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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 15:22 
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dancasti ha scritto:
djufo ha scritto:
Qatro Bagina/Vagina

scritto così sarebbe una gi dura, quindi pronunciato baghina... il problema è che si scriverebbe bajina/vajina (o bajeena/vajeena) e, quindi, diventa una gi dolce... g:-?


Il problema è che se dovessero lasciare Baghina...in dialetto romagnolo significa "maiala", "scrofa". Usato anche in termine offensivo. :lol:

Comunque per ricollegarmi al discorso generale, che siano nomi propri o armi, mi ripeto: adattare una lingua non significa tradurre letteralmente.
Sicuramente al giorno d'oggi ci sono le conoscenze sufficienti per adattare cercando di mantenere il più possibile inalterato il significato originale.

Lasciare le armi in inglese secondo me è un pò come volersi risparmiare la fatica di adattare, nella quale si dovrebbe usare anche un pò di fantasia e un maggior sforzo mentale.

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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 15:38 
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La questione dell'adattamento mi fa venire in mente quando vidi Abenobashi dove, in un episodio si vede una schermata con vari nomi di celebri anime.

Fra questi c'era anche Shinzo Ningen Casshern, che l'adattatore di turno (GC) aveva tradotto letteralmente come "Casshern il neodroide", ignorando volutamente che il titolo italiano era Kyashan il ragazzo androide. Scelta a mio avviso MOLTO sbagliata perché in quel caso si voleva proprio creare un riferimento nella memoria del pubblico e la scelta del "traduzionismo" invece dell'"adattamento" faceva venire meno la cosa (o quantomeno la restringeva drasticamente al campo dei soli otaku).


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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 15:39 
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Davide Z ha scritto:
La questione dell'adattamento mi fa venire in mente quando vidi Abenobashi dove, in un episodio si vede una schermata con vari nomi di celebri anime.

Fra questi c'era anche Shinzo Ningen Casshern, che l'adattatore di turno (GC) aveva tradotto letteralmente come "Casshern il neodroide", ignorando volutamente che il titolo italiano era Kyashan il ragazzo androide. Scelta a mio avviso MOLTO sbagliata perché in quel caso si voleva proprio creare un riferimento nella memoria del pubblico e la scelta del "traduzionismo" invece dell'"adattamento" faceva venire meno la cosa (o quantomeno la restringeva drasticamente al campo dei soli otaku).


Non vorrei sbagliarmi, ma Abenobashi non l'ha adattato Cannarsi?
In tal caso si spiegherebbe la scelta volutamente purista. :lol:

EDIT: scusa ho letto solo ora GC tra parentesi... :roll:

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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 15:56 
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Paradossalmente, non sarebbe stato neanche un adattamento così brutto del nome (certo, rimane inutile visto che esiste già un nome italiano di Kyashan).

Shinzou Ningen vuol dire più o meno "uomo ricostruito, uomo dal corpo nuovo", ed è un termine inventato per il cartone, ricalcato però sull'esistente Jinzou Ningen, che vuol dire semplicemente "robot, cyborg".

Questo ,presumo, per sottolineare la diversità tra Kyashan e le armate androidi. Per cui, nel suo calderone di latino 7 greco, "neodroide" mi sembra che mantenga abbastanza bene l'intento originale.

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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 16:07 
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Ma infatti io non entro nel merito della traduzione, dico che era sbagliato non usare il titolo italiano perché la cosa più importante in quel caso era il riferimento, visto che era inserito come citazione all'interno di un'altra opera.

In quel modo sicuramente molti spettatori non avranno capito che ci si stava riferendo al cartone comunemente conosciuto come Kyashan. E quindi si è fatto venire meno l'intento.


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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 16:14 
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Su questo totalmente d'accordo.

Mi ricordo un caso eclatante simile, in un film con Shwarzie, quello in cui fa il poliziotto arrivato dalla Russia (Danko, se non sbaglio), in cui ad un certo punto esclama: "e dove è adesso il vostro Harry Latrina?".

Ovviamente il riferimento era a Dirty Harry / L'Ispettore Callaghan, ma si è totalmente perso in questo adattamento, appunto, da latrina.

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Davide Z ha scritto:
Ma infatti io non entro nel merito della traduzione, dico che era sbagliato non usare il titolo italiano perché la cosa più importante in quel caso era il riferimento, visto che era inserito come citazione all'interno di un'altra opera.

In quel modo sicuramente molti spettatori non avranno capito che ci si stava riferendo al cartone comunemente conosciuto come Kyashan. E quindi si è fatto venire meno l'intento.

E quindi si sono travisate le "intenzioni" dell'autore, piuttosto che le sue "azioni"

Va beh: «drogarsi fa male, ma C4nn4rsi è peggio»

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MessaggioInviato: mer 30 apr 2008, 20:43 
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La logica dell'adattamento unita al buon senso vorrebbe:
armi in giapponese -> armi in italiano
armi in inglese -> armi in inglese
questo per mantenere lo stesso livello di "comprensibilità".
E i riferimenti culturali devono essere comprensibili, io quando trovo citato un film metto sempre il titolo italiano anche se fa c**are perché anche la casalinga di Voghera deve capire di che stanno parlando.
I nomi propri sono una questione più spinosa, spesso i nomi giapponesi fanno riferimento a qualità/significati che si rispecchiano nel personaggio ma diventano intraducibili in italiano, e lì purtroppo puoi solo attenerti a quello che decidono (se vengono interpellati) gli autori.
Gli errori di traslitterazione fatti dall'autore e non corretti dai traduttori però sono veramente imbarazzanti, perché così pure l'autore fa la figura del cioccolataio.
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Anna Lunlun
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Le rock star vanno e vengono, Goldrake non muore mai.


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Località: Pianeta Terra
La morale è sempre quella...
sì, mi unisco al coro di chi vuole le armi adattate.

Vale sempre per ogni tipo di adattamento, ma per le armi in particolare (ma anche per le formule magiche delle maghette, o per alcune invocazioni speciali) perc'è un punto importante:

i giapponesi utilizzano il loro «engrish» per questo tipo di cose, che rende particolarmente fascinoso e misterioso nonché moderno e trendy al tempo stesso la cosa che viene invocata.

Noi non possiamo fare la stessa cosa con le parole inglese pronunciate all'italiano (la pronuncia inglese corretta poi sarebbe addirittura troppo affettata).

Ecco perché la soluzione ottima è quella che seguivano negli anni '80: usare parole arcaiche, o parola dal suono particolarmente gradevole o adatte all'arma o alla magia, o - nei cartoni più leggeri - divertenti o facilmente imitabili dai bambini.

Certo, non sempre il risultato è buono (soprattutto nei cartoni adattati rapidamente, ma anche in molti cartoni adattati più di recente), ma questo dipende dal fatto che l'Adattamento è un arte: non bisogna sottovalutarlo così come non bisogna strafare..

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MessaggioInviato: ven 2 mag 2008, 16:02 
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Località: Busto Arsizio (Side3)
Tarrasque ha scritto:
il riferimento era a Dirty Harry / L'Ispettore Callaghan, ma si è totalmente perso in questo adattamento

un po' come la questione koji/ryo/alcor... g:roll:

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MessaggioInviato: ven 2 mag 2008, 21:54 
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dancasti ha scritto:
cmq, preferisco sempre gundam, in cui le armi non venivano mai strillate, se non per lamentarsi dell'esaurimento delle munizioni... g:-?

Che un primate come lui componga una poesia di tale levatura mi lascia veramente sbalordito! Concordo abbastanza e aggiungo alla lista i Transformers, che nominano le armi solo in poche situazioni come gli ordini impartiti oppure:"Ti farò assaggiare un pò del mio...."

Se si considerano armi pure i colpi dei Cavalieri dello Zodiaco la mia bilancia pende fortemente a favore dei nomi tradotti.
De Palma che mi dice Pegasus Ryuseiken invece di Fulmine di Pegasus non esiste! Su nessun piano dimensionale! :evil:

Il nome di un'arma robotica a mio avviso deve essere adattato. Questo perchè il nome,anche inglese, dato da un autore ha senso se pronunciato da un doppiatore nipponico che si cimenta con la lingua anglosassone.
Non credo siano molti i doppiatori italiani che conoscono il giapponese così bene da sbagliare anche la pronuncia proprio come fanno loro.
(Mi riserbo però, prima dovrei sentire il nuovo doppiaggio di Goldrake)

Le armi in anglo-nipponico sono belle perchè le pronunciano i giapponesi.
Ogni volta che premono un tasto sembra che sia l'estremo e doloroso sacrificio e che il loro possente urlo lo debba testimoniare al mondo.
Escalamate da un italiano perdono tantissimo.

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MessaggioInviato: ven 2 mag 2008, 23:13 
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Gojira'54 ha scritto:
(Mi riserbo però, prima dovrei sentire il nuovo doppiaggio di Goldrake)


A questo proposito ha fatto discutere il fatto che nella versione con le armi non tradotte (quindi la traccia fedele al jap) "Hanjuryouku Storm" (il buon vecchio Raggio Antigravità) sia stato modificato in "Gravity Storm".


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Località: Giapponese sotto mentite spoglie! Ergo: vivo a Roma... ma vengo dal Jappico!
A quanto sembra è molto difficile decidere quale sia la strada più adatta.

Direi che però una cosa se la si possa domandare: fino a che punto un cartone può essere adattato? Cioè: da che punto in poi un adattamento fa perdere l'originalità di un'opera (e quindi ciò che concerne l'aspetto sociologico, culturale, ecc. di quel cartone)?

Ricordo che quand'ero adolescente ci si lamentava del fatto che la fininvest italianizzasse tutti i nomi e le parole Jappiche (al punto da mantenere dei fermo immagini per evitare che venissero inquadrate parole in idiomi stranissimi!...).

Se ci si pensa, su Kiss me Licia tutto era tradotto, al punto tale che, quando uscì la serie a telefilm, per un bambino non sarebbe stato difficile pensare che anche il cartone fosse stato ambientato in Italia...

L'adattamento, poi, può creare confusione! Faccio un esempio: ricordate il cartone "Prendi il mondo e vai"?
All'interno vi era un personaggio che si chiamava Harada; era un omaccione molto grosso.
Quando nei titoli di coda del primo episodio lessi Harada, m'immaginai che sarebbe stata una ragazza (HaradA).

Pensate che shock scoprire che era un uomo (e che uomo! :o ).

Quindi... secondo voi... fino a che punto si può adattare, e da che punto in poi è invece ingiusto farlo?

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NIPPON ha scritto:
A quanto sembra è molto difficile decidere quale sia la strada più adatta.

Direi che però una cosa se la si possa domandare: fino a che punto un cartone può essere adattato? Cioè: da che punto in poi un adattamento fa perdere l'originalità di un'opera (e quindi ciò che concerne l'aspetto sociologico, culturale, ecc. di quel cartone)?

Per me i migliori adattamenti sono quelli di "Grande Mazinga" e "Jeeg"

Vista la assoluta novità del prodotto "anime", gli adattatori scelsero un approccio il meno invasivo possibile.

Lasciarono i nomi originali ai personaggi (Perfino 'Kikue', la madre di Hiroshi), ma adattarono le armi per rendere chiaro COSA facessero durante i combattimenti (Per quanto ne sapevamo noi, potevano pure recitare poesie, da bravi samurai, visto l'incomprensdibilità della lingua e di quei termini in particolare)

IMHO questo resta l'approccio migliore, rispettoso dell'opera, ma anche degli spettatori, oltre che dei puristi

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Iscritto il: lun 5 dic 2005, 11:56
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Condivido quanto scritto da Fa.Gian., adattare non è certamente un lavoro facile (ed infatti deve essere fatto da professionisti, purtroppo in Italia ogni anime fan si crede adatto), perché si tratta di trovare un equilibrio che renda l'opera comprensibile senza "agire" in maniera invasiva sulla stessa.

Gli adattamenti citati da Fa.Gian. sono un buon esempio di compromesso fra le varie esigenze.


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dancasti ha scritto:
armi in italiano... g:-?
anzi, trovo ridicolo che i giapponesi abbiano adottato lo standard delle armi in pseudoinglese


concordo, se si traduce un'audiovisivo tutte le parole devono essere sempre nella propria lingua

grande sciocchezza poi doppiare due volte (vedasi Goldrake D/visual): una volta tutto in italiano, la seconda volta cambiando solo nomi e armi in giapponese.

Ha ragione Fa.Gian. citando i modelli Jeeg e Grande Mazinga


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NIPPON ha scritto:
Quindi... secondo voi... fino a che punto si può adattare, e da che punto in poi è invece ingiusto farlo?

Non è facile rispondere a questa domanda :roll: Secondo me adattare un opera proveniente da una cultura completamente diversa come quella Giapponese è davvero complicato :roll: Complessità che non può essere standardizzata perchè comunque ci può essere un cartone giapponese relativamente più facile da adattare e un cartone giapponese dove magari i riferimenti alla cultura giapponese sono più marcati e in conseguenza del prodotto che si ha in mano si deve lavorare in un certo modo! :roll: Sicuramente per un cartone dove i riferimenti jappici sono più marcati si deve cercare di adattare non tanto i nomi per me quanto magari le festività o le ricorrenze giapponesi se ci sono e che magari potrebbero disorientare il bambino o anche l'adulto non culturalmente preparato, tradurre gli eventuali ideogrammi magari presenti nei vari negozi ecc....senza però essere invasivi o meglio senza andare a distorcere il senso di quella festività o di quella frase....Adattare senza andare a stravolgere o a martoriare il succo del significato sociologico e culturale di un opera questo secondo me si deve fare e la cosa a volte non è senz'altro facile come credo abbiate potuto notare anche voi! :roll: :wink:

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Non credo che adattare gli ideogrammi o inventarsi feste assurde per non affrontare la cultura giappa sia un adattamento corretto

Se in una scena si cita la 'festa dei fiori di ciliegio', sono del parere che vada lasciata pari-pari, eventualmente traducendola con un termine adeguato alle esigenze del doppiaggio e basta

Se poi uno spettatore volesse approfondire, potrà farlo sui libri (sapete, quelle cose che si usavano una volta?) o in rete, o tra gli extra del DVD

L'opera in se non deve avere più di quello che ha l'opera originale

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Scusa Fa Gian ma se quell'ideogramma non lo traduci il pubblico italiano che legge?Può arrivarci d'intutito se magari è su un negozio ma se quell'ideogramma è li senza un seppur misero adattamento rimane un qualcosa di sconnesso che il pubblico non potrà mai leggere mi pare una cosa ovvia o no scusa? :roll: Poi è nella bravura dell'adattatore offrire un significato il più vicino possibile all'originale senza stravolgerlo (e questo non è facile ripeto :roll: )Per quanto riguarda le festività un bambino che guardando un cartone si vede in una puntata "la festa dei fiori di ciliegio" cosa che qui in Italia non è mai stata fatta non potrebbe rimanerne disorientato un attimino?Non sò secondo me un pò rimarrebbe perplesso :roll: :wink:

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Sottotitoli e genitori
Non serve altro

Oppure riscriviamo la Divina Commedia ecc. ..., perchè ci sono termini 'desueti' che nessuno capisce?

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Fa.Gian. ha scritto:
Sottotitoli e genitori
Non serve altro


Quoto in pieno! :D

Sul 2° non entro in merito, sennò s'aprirebbe un lunghissimo OT sull'importanza della presenza genitoriale accanto ai figli parcheggiati innanzi alla TV! :wink:

Sul 1°, sono pienamente d'accordo! :D
Dancasti diceva che un problema può essere l'alta velocità del cartone che t'impedisce di leggere in tempo quel che c'è scritto.
Questo è vero, però anche sovrascrivere un ideogramma per darne un significato italico, porterebbe comunque a doversi sbrigare a leggere l'adattamento.
Alla fin fine, qualsiasi scritta andrebbe letta per tempo! :wink:

A questo punto, preferisco allora gli ideogrammi lasciati così come sono, con l'aggiunta della nota (un ottimo lavoro in tal senso l'ho visto fare a Death Note, dove le note cercavano addirittura d'essere il più somiglianti possibili alla parola in questione! :D ).

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Località: Rieti
I genitori non sempre possono essere presenti al momento della fruizione di un dato cartone! (aggiungerei purtroppo!! ma qui si và OT :roll: ) Per quanto riguarda i sottotitoli al limite ci potrei anche stare se andiamo a toccare il discorso ideogrammi.Per quanto riguarda la Divina commedia non mi pare sia un discorso paragonabile al contesto in quanto comunque sia la Divina Commedia è un testo che và studiato mentre un cartone è e deve rimanere un momento di svago specialmente per i bambini :roll: Inoltre i termini desueti che dici te vengono comunque spiegati di solito alla fine di ogni canto senza stravolgere il significato che Dante ha voluto dare aquella frase.....se vogliamo possiamo chiamarli anche sottotitoli ma alla fine della fiera il senso rimane lo stesso :roll: Il sottotitolo comunque è una traduzione,un adattamento al significato di quella frase o singola parola....non adattamento verbale ma pur sempre un adattamento.....che l'adattamento sia verbale o scritto la situazione è la medesima ovvero che comunque sia una traduzione a quel dato contesto culturale ci vuole(e qui già si esula dalla Divina Commedia che comunque rimane un opera appartenente alla cultura italiana quindi già una spanna in su rispetto ad un opera giapponese)Se poi si vuole fare un adattamento il più possibile fedele all'originale bene ma io rimango dell'idea che un pubblico per la maggior parte composto da bambini immersi in un contesto culturale diverso da quello che gli viene propinato dal cartone deve comunque essere tutelato con un adattamento che non stravolga il significato dell'opera ma che comunque non renda perplessi chi guarda!! :wink:

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manuele ha scritto:
Il sottotitolo comunque è una traduzione,un adattamento al significato di quella frase o singola parola....non adattamento verbale ma pur sempre un adattamento.....


Questa cosa è però naturale! Una qualche traduzione deve per forza comparire, altrimenti la storia diverrebbe incomprensibile!
La mia idea (espressa nel precedente post) era di lasciare tutti i nomi e le parole in originale, ed accompagnarli con un sottotitolo che, per quanto traduzione (o adattamento che dir si voglia), almeno dà la possibilità di comprendere quel che sta accadendo.
Se si volesse togliere qualsiasi tipo d'adattamento, allora i cartoni non dovrebbero manco essere doppiati! :wink:

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