Tarrasque ha scritto:
Quelle del telefilm le conosco poco perché essendo una merda, mi toccava guardarlo solo se, per esempio, c'era mia sorella minore che lo guardava.
Beh, grazie al cielo.
Credo che un ragazzo, maschio, 15/16/17enne, tra il 1986 e il 1991 abbia avuto altro a cui pensare piuttosto che guardare in televisione i telefilm di Licia e Cristina.
Tralasciando che il pubblico di riferimento era di un target dichiaratamente minore, il problema sarebbe stato se a 17 anni ti ritrovavi a guardare
Cri Cri e ti piaceva anche.
Sottolineo che, come più volte è stato dichiarato sulle riviste d'epoca, i copioni erano scritti con la collaborazione di un team di esperti di psicologia
infantile.
Infantile.
Allo stesso modo i concetti espressi da Alessandra nelle canzoni erano destinate a un pubblico
infantile.
Non credo ci sia da stupirsi che ad un adolescente di sesso maschile, in piena tempesta ormonale, il testo di
Esci dal tuo guscio o
Dai parla un po' con noi sia parso ridicolo; bisognerebbe stupirsi (e prendere provvedimenti) se, in caso contrario, il diciassettenne in questione fosse sintonizzato in tv a vedersi
Arriva Cristina piuttosto che pensare alla passera.
Al contrario i concetti espressi nei testi di Alessandra erano diversamente recepiti dal vero pubblico di riferimento, come del resto precisava l'intento originario.
Un bambino o una bambina di 9 anni, magari grassottello/a, magari con l'apparecchio, magari coi brufoli, potevano trovare non ridicoli, ma forse incoraggianti e, in qualche modo, rincuoranti o confortanti testi come: "
Le nubi avvolgono il tuo cuore appartato / e il tuo viso è troppo spesso adombrato / vaghi solo qua e la / sfiduciato e sconfortato / (...) / Ma tutto ciò passerà quando crederai in te stesso / Prova, basta un po' di volontà" oppure "
Occhi blu, naso un po' all'insù / li vorresti avere pure tu / non sai più quanta gente c'è / che ti sembra bella più di te / ma esser belli fuori tu vedrai / che non conta proprio molto sai / esser belli dentro è ciò che conta di più".
Una sorta di tv amica, dai cui concetti espressi un infante, con i soliti problemi come la solita difficoltà nel relazionarsi, potrebbe trarre spunto per fare domande ai genitori (si ricorda
Parla coi tuoi genitori) o, semplicemente, trovare un po' di conforto.
Il problema di molti qui è che vogliono erigersi a supremi giudici ma finiscono per risultare solo ridicoli e strappare un sorriso.
Questo perché, troppo spesso, commettono un errore fondamentale, ovvero quello di decontestualizzare un pezzo.
Giudicare un pezzo/un'opera/un qualsiasi frutto dell'ingegno fuori dal suo contesto è l'errore più grande che possa essere commesso.
Si sbaglia, ahimé, in partenza.
L'epopea di Gilgamesh, letta da un ottentoto parigino dell'800, potrebbe risultare la cagata più pazzesca che ci sia.
Se poco poco la contestualizzo, definendola quale è, ovvero come il primo poema epico della storia, magicamente diventa un capolavoro.
Uscendo da un confronto forse troppo audace, potrei chiamare in causa l'esempio forse più eclatante della storia dell'arte e della letteratura: il medioevo.
Per anni ne fu tramandata una visione estremamente negativa, poiché gli illuministi l'avevano presentata come un'età oscura e oscurantista, ma nell’ottocento, con il movimento romantico, il medioevo fu rivalutato in quanto embrione delle culture europee moderne.
Quello degli illuministi è, esattamente, lo stesso errore che compie un qualsiasi trentenne prendendo un pezzo come
Tanto amore o
Insieme, ascoltandolo e dicendo: «Fa cagare!».
Eh beh, vorrei ben vedere.
Se un trentenne ascolta
Quando arrivi tu, con le orecchie di un uomo che sta ascoltando un'opera matura e adulta, e dice: «Questa è poesia!», le cose sono due: o è illitterato o non ha mai letto una poesia in vita sua. Probabilmente non sa cosa siano le vocali rimbaudiane.
Al contrario, contestualizzando il brano e spostandolo nel cassettino "canzoni per l'infanzia", mi viene da esclamare: «Ah però, per essere dei concetti destinati a un bambino di 8 anni, è davvero un ottimo testo!».
Due pesi, due misure, com'è giusto che sia, se non si vuole risultare ridicoli.
O forse vogliamo dire che lo straniamento verghiano sia una cagata perché poco consono ai canoni letterari attuali?
Forse ai canoni attuali è veramente poco consono, ma evidentemente non lo era in ambito verista.
Due pesi, due misure.Questo è il primo di due fattori realmente influenti nel giudizio di canzoni di tal genere.
Il secondo è, ovviamente, quello
nostalgico.
Tarrasque ha scritto:
Il resto va bene per la lacrimuccia da nostalgia
E non è poco, anzi il vero concetto è tutto qui.
Se ci sono delle persone che storcono il naso, o addirittura si incazzano, nel vedere un trentenne/quarantenne che giudica "cagate" questi pezzi, evidentemente è per il fattore nostalgico.
Tutto questo nostro mondo (lo vorrei ricordare) gira intorno alla nostalgia, tutto si basa sulla nostalgia e tutto va avanti su fondamenta nostalgiche.
Perché non crediate che un critico di letteratura si metta a giudicare poesia il testo di
Mademoiselle Anne. Mi sono azzardato addirittura a citare la mia sigla preferita, è un testo di Mitzi e tutti conosciamo il grande valore di questa grande autrice, ma lo riconosciamo perché sappiamo distinguere i suoi lavori per quello che sono, nel particolare il testo di
Mademoiselle Anne è un'opera destinata a un pubblico femminile sui 10 anni o poco più.
E comprendendo questi lavori per quello che veramente sono e per quello che veramente vogliono esprimere, da
nostalgici, possiamo allora in questi casi definire questi testi come
piccole poesie.
Ma non siamo pazzi, non potremmo mai portare il testo di Anne a un concorso di poesia, questo spero sia ovvio.
Si basa tutto sulla nostalgia.
Ed è questo lo stesso motivo per cui Freeway si altera se il primo che passa, dopo aver dichiarato lui stesso di non aver seguito i pezzi da bambino in quanto si trovava già in una fascia d'età diversa e con altri bisogni, ascolta il testo di
Provaci pure tu e lo classifica come "cagata".
Beh, ma qui c'è solo da farsi una bella e spontanea risata.
Alla stessa Alessandra verrebbe da sorridere per compassione e esclamerebbe: «Evidentemente il passante, ignaro del contesto in cui ho scritto le mie canzoni, non sa che ho steso il testo pensando all'insicurezza di un bambino, non al pessimismo cosmico di Leopardi».
Del resto, sappiamo cosa ha saputo scrivere Alessandra quando il target si è spostato da Cristina a Mina, il testo si commenta da solo.
Due pesi, due misure.
Mi chiedo allora: «Quel passante ha saputo pensare che il pubblico di riferimento rasentava le elementari? E ha pensato anche che se ci si pone a difesa di una determinata opera è semplicemente per fattore nostalgico?»
Non credo che Freeway sia uno psicologo dell'infanzia che sta valutando i pezzi dei telefilm in base alla sua esperienza, ma semplicemente un nostalgico che ha vissuto questi brani al tempo giusto (ovvero da bambino) recependone la purezza, la genuinità e la freschezza, senza nessuna pretesa di usare la figura retorica più ricercata o indagare sul perché della vita.
E allora in base a queste considerazioni, chiunque conosce il contesto e la storia di queste canzoni sa di poter, con forza e con cognizione, giudicare brani come
Un amico o
Rimboccata dalla luna la città già dorme delle piccole poesie.
Non è certo il pazzo che vuole mettere sullo stesso piano
In un ricordo c'è e
Veglia di Ungaretti, ma sa che per quello che
In un ricordo c'è rappresenta e ha rappresentato, per il pubblico per cui è stato scritto ed è tuttora destinato, anche questo pezzo può considerarsi come una piccola poesia.
Il passante adulto e colto, che conosce
Veglia, ma che di
In un ricordo c'è non conosce niente se non il testo appena letto, non può che provocare una sincera risatina di scherno.
In parole povere MarMa, tu non hai alcun mezzo credibile per venire qui a parlare di autocritica e dire che
Cristina, l'Europa siamo noi è oggettivamente brutto, perché questo può voler dire solo due cose:
- O hai vissuto queste canzoni nel 1991, a 17 anni.
- O le hai ascoltate adesso/di recente, per la prima volta, da appassionata del genere
Ma santo cielo MarMa, quelle canzoni erano destinate a bambini che avevano la metà dei tuoi anni, a dei bambini delle elementari, forse medie, non a delle quasi matricole universitarie!
Vorrei ben vedere, non credo che a 17 anni avessi problemi come il primo amore o la chiusura in un guscio.
Sono concetti distanti per un diciassettenne.
Spesso l'appassionato di questo settore sbaglia, perché pensa di poter godere o fruire in età adulta di alcuni pezzi inediti in età infantile.
Se non sei la nostalgica che ha vissuto questi pezzi (come appunto tu non sei) a 10 anni, hai semplicemente sbagliato disco, non è un disco per te, è un disco scritto per tuo figlio (oltretutto in un ambiente storico diverso, probabilmente alcuni pezzi non avrebbero valore per i bambini attuali).
Se vieni a fare la critica di un disco destinato esplicitamente a un tuo possibile figlio, o lo giudichi per quello che è o cambi disco, perché, ripeto, non è né vuole essere un disco di De André.
Se gli autori, in questo caso la signora Valeri Manera e il maestro Carucci, avessero voluto scrivere un disco destinato allo stesso pubblico deandreiano, non avrebbero scritto
Cristina, l'Europa siamo noi, è ovvio.
Se De André avesse voluto scrivere un pezzo destinato a un bambino di 8 anni, non avrebbe scritto
La ballata dell'amore cieco.
Provati ad ascoltare
Bambina donna sei di Enzo Draghi e capirai la differenza con pezzi come
Esci dal tuo guscio.
Seppur lieve, c'è una differenza, perché?
Due pesi, due misure.
Spero di essere stato chiaro.
Prima di giudicare, provate a capire se è il disco per voi o se avete sbagliato reparto.
