Ho un ricordo preciso, nitidissimo. Peppino De Filippo alla fine: anzianissimo, tremante, che in un attimo ride con infinita serenità e dice ad un interlocutore: “Eh no! ...Adesso c’è
Atlas Ufo Robot!” Era un
Buonasera con..., adesso non ricordo se era proprio aprile 1978, ma insomma, ve lo ricordate tutti, no?... Il leggendario uomo di spettacolo sembrava aver capito: sembrava essere, davvero, tanto più avanti... e lo ricordo, in quegli anni, come l’unico adulto complice: una complicità tenerissima, che se l’avessi avuta di più sarei cresciuto meglio.
Ricordo, altrettanto bene, la sufficienza. E quegli sbuffi, quei sospiri quasi d’intolleranza, quasi di scherno, quando sul piccolo schermo i nostri eroi nipponici chiamavano col loro nome, esplicitamente, quei sentimenti normalissimi di cui non ci si dovrebbe vergognare.
C’erano il sapore dell’acqua di mare e la luce del sole che ti entrava negli occhi; il gusto dei ghiaccioli all’arancia e il suono di quegli sbrindellati videogames a cui potevi restare incollato serate.
C’era la voce di Stefania bambina che attraversava ogni cortile, mentre lei non era consapevole di star contribuendo a formare una sensibilità nuova.
Sapevamo rapidamente sognare un mondo migliore, e le vie per giungervi le intravedevamo con molta maggior chiarezza rispetto alla generazione che ci aveva preceduti e, soprattutto, a quella che ci ha seguiti, davvero naufragata nella sua vuotezza vintage.
Parliamo tutti la stessa lingua, non credi, signor KBL?
Non abbiamo forse cercato tutti insieme Stefania, attraverso la mia voce?
Non condividiamo tutti, forse, quella particolarissima sensibilità che ci ha voluti migliori, anche se continuiamo a tenere la testa china – chissà perché... – al cospetto di chi ci ha preceduti?
Non abbiamo condiviso tutti le nostre splendide Mele Verdi, mentre nella mano stringevamo i gettoni della sala giochi?
Non commettiamo l’errore più grosso: non disuniamoci (davvero, non faccio per dire...); e valorizziamo chi ha saputo darci tanto.
Scendi tra noi, grazie...
