Ciao a tutti,
rispondo (con ritardo, di cui mi scuso) alla curiosità su cosa c'è di nuovo rispetto alle precedenti edizioni nella terza di "Mazinga Nostalgia". (Ma nel post cerco di parlare anche d'altro).
Come sempre, amici, spero perdonerete la lunghezza del post. Intervengo poco ma quando intervengo mi faccio prendere dalla tastiera
Devo essere sincero: dal punto di vista delle aggiunte concrete, cioè testo in più o aggiornamenti, in "Mazinga Nostalgia" nell'edizione Coniglio non c'è molto di nuovo. L'editore e io - soprattutto io - abbiamo pensato sia che non fosse il caso di aggiornamenti sostanziali (provo sotto a spiegare perché) sia che il libro dovesse rimanere "quello", per assolvere a una funzione di continuità editoriale, contenutistica e d'impianto rispetto alle precedenti edizioni. (Poi ci sarebbe da fare un discorso sulla distinzione fra "ristampa" e "riedizione" dal punto di vista editoriale, per stabilire dove finisce l'una e comincia l'altra; magari un'altra volta...).
In sostanza, pensiamo che il libro sia destinato quasi esclusivamente a coloro che ancora "Mazinga Nostalgia" non l'hanno letto e che hanno cercato di procurarselo. E sono abbastanza persone, devo dire.
Quindi, al di là di qualsiasi considerazione pecuniaria, dico che chi ha già la seconda edizione è inutile si procuri la terza. Chi invece ha la prima e pensa che in essa ci siano troppi errori, può dare una chance alla terza.
L'idea era di riproporre il libro così per com'era, così per com'è. Un libro collocato temporalmente sia nella produzione di un autore sia nel dibattito italiano sul tema degli anime. Se avessi cominciato ad aggiornarlo, non so cosa sarebbe uscito fuori (probabilmente un "mostro" di 2000 pagine che però sarebbe stato anacronistico, visto che non c'è più bisogno di difendere gli anime nel modo in cui cercai di fare in quel libro nel 1999). In ogni caso, lo dico con la mano sul cuore, a me proprio non sembrava il caso di intervenire sostantivamente sul libro.
Questo sia per mantenere l'identità di "Mazinga Nostalgia" sia per non sovrapporsi al mio libro più recente, "Il Drago e la Saetta" (un altro balenottero, 664 pagine, edito da Tunué nel 2008, di impianto più accademico e dai temi innovativi, credo di poter dire), in cui per certi aspetti si ampliano alcuni temi di "Mazinga Nostalgia" ma soprattutto, per almeno il 90% delle sue seicento e passa pagine, se ne trattano di ben diversi con uno sguardo decisamente internazionale.
Cioè, "Mazinga Nostalgia" è un lavoro scritto nel 1999, ispirato a "Le anime disegnate" di Luca Raffaelli (lo consiglio vivamente nell'edizione bellissima, riveduta e ampliata, della Minimum Fax, 2005), in un periodo in cui l'impeto mio personale e soprattutto di una comunità nazionale di ex bambini ribolliva, ribolliva, finché vennero fuori sia "Mazinga Nostalgia" sia varie altre cose, poco prima o poco dopo. La priorità per gli appassionati, dieci anni fa, era reagire alle polemiche scriteriate in un modo pacificamente "militante", con argomentazioni energiche ma lucide, per difendere l'oggetto dei propri interessi cultural-emozionali e dunque la propria dignità di generazione con determinati gusti, eroi, miti d'infanzia.
Oggi questa non penso sia più la priorità. C'è semmai - e la mia convinzione mi ha portato a scrivere "Il Drago e la Saetta" - il bisogno di capire se e quali analogie ci siano fra i pubblici delle varie nazioni rispetto ad anime, manga e cultura pop giapponese, in un periodo in cui il Giappone emerge sempre più con la sua aura "cool", e in cui anime e manga diventano sempre più mainstream. Cioè i fan non sono più gli happy few di vent'anni fa e oggi frotte di ragazze (ma anche ragazzi) adolescenti in Germania, Polonia, Russia, USA leggono manga e guardano anime, o in tv o, più spesso, scaricando da internet.
E poi ci sono altri fenomeni che costituiscono un "indotto", un corollario, o delle infiorescenze se vogliamo, della sedimentazione pluridecennale dei contenuti e delle estetiche di anime e manga: pensiamo alla moda di Fornarina e ai pupazzetti delle magliette Toki-Doki (italiani!), pensiamo a Pucca (coreana ma di stile kawaii ripreso dal Giappone), alle Witch e Winx, al fatto che in Germania i manga fatti da giovani tedeschi sono ormai un fenomeno non trascurabile, a Doraemon eletto ambasciatore degli anime nel mondo dal governo giapponese ecc.
Insomma, tutti questi fenomeni (e moltissimi altri) vanno esaminati con attenzione, almeno per me sono un qualcosa di altrettanto interessante rispetto al dibattito "interno", italiano, sugli anime, le tv private, le sigle ecc. Diciamo che allargando la visuale ci si può accorgere ancora meglio di dove ci troviamo e di chi abbiamo intorno. E di cosa altri come noi hanno fatto in passato, e stanno facendo oggi, con i manga e gli anime.
Tornando a "Mazinga Nostalgia" e alla terza edizione.
Innanzitutto c'è stato l'editing attento di uno dei più gagliardi esperti di fumetto e affini in Italia, Giuseppe Pollicelli, che ha fatto un lavoro egregio di correzione e controllo qualità. Oltre ad aver revisionato tutto il testo facendo numerosi piccoli ritocchi di stile (be', questa era ordinaria amministrazione), ho aggiunto una premessa 2008 e qualche brano qua e là, ma ho anche lavorato di sottrazione, togliendo alcuni altri brani e un paragrafo, quello che nelle edizioni precedenti si intitolava "Alabarda spaziale!", dedicato all'analisi critica del saggio di Liliane Lurçat sui bambini e Goldrake del 1980 (l'ho riproposto in "Il Drago e la Saetta" con alcuni aggiornamenti teorici e qualche ripulitura di stile e approccio).
Per chi andrà a Lucca, divertitevi tanto anche per me!
Marco