dancasti ha scritto:
e per tornare in tema con mitokomon, sì: anche nella nostra cultura più attuale,
oltre ai cartoni, abbiamo dentro anche il nostro patrimonio tradizionale... che ce ne rendiamo conto o meno...

esattamente come quei tedeschi che cantano inni politici all'oktoberfest e nel profondo sono stati influenzati dalle loro fiabe...

No, c'è un fraintendimento: nessun tedesco canterebbe inni politici alla Oktoberfest... Se c'è un popolo "apolitico", quello sono i tedeschi...

Quello cui mi riferivo erano canzonette anni '80 (immaginati tipo Felicità di Al Bano e Romina)... e questo lamentava il mio collega radical-chic
Le loro fiabe? Magari! Esattamente come noi, non le insegnano più!
Guarda che anche da noi, se alcuni classici dell'infanzia sono conosciuti nei loro particolari più "scomodi", lo si deve ai cartoni giapponesi degli anni '70.
Il resto, li conosce attraverso l'opera di edulcorazione realizzata dalla Disney.
Cita:
adesso però non travisiamo: io non dico che abbiano fatto bene a censurare i cartoni che farebbero diventare violenti i bambini...

io dico che
forse (eufemismo) tutta la tv, nel suo insieme, ha condizionato un'intera generazione che ora non è per niente capace di educare i propri figli!

É proprio il contrario. La nostra generazione è incapace di educare i propri figli "nonostante" abbia avuto i cartoni giapponesi. Senza di essi, sarebbe stata molto peggio. La "decadenza" che tu avverti deriva dai fattori esterni che i cartoni non sono riusciti ad arginare.
Ed è comune a tutta l'europa occidentale, se posso dirlo, e non dipende (solo) dalla televisione.
In questo, puoi dire:
Cita:
quindi non ritengo che noi si sia troppo diversi da loro e/o viceversa...

Ma non in quanto appreso dai cartoni.
Qui la differenza, invece, è patente.
Se guardi la cosa in generale, e ti paragoni con persone della nostra generazione e di livello sociale non troppo distante, la differenza tra la nostra formazione e la loro, salta subito agli occhi (e la cosa va tutta a vantaggio nostra).
Ti posso fare esempi concreti per esperienza personale:
1) Innanzitutto c'è il fattore "vecchiaia", che, ok, è sociologico, ma non è da sottovalutare.
Rispetto ai miei coetanei tedeschi, riesco a capire molto meglio alcuni aspetti delle giovani generazioni, che a loro appaiono abberranti.
Infatti, ora la "mangamania" planetaria è un dato di costume, quando eravamo piccoli noi, no.
Il loro modo di immaginare l'infanzia è quello dei nostri genitori (ed infatti ad Heidi ci arrivano), e quello di immaginare l'adolescenza è sostanzialmente quello che hanno mutuato dalle sit-com americane (e già a Lamù non ci arrivano).
Se tu vedi una Gothic Lolita o un ragazzo in cosplay da Naruto, non ti stupisci più di tanto, perché hai le coordinate culturali per capire cosa significa. Loro no. Risultato: in alcuni casi, ho maggiore facilità a parlare con le giovani generazioni tedesche che con quelle a noi coetanee, perché capisco meglio le loro passioni.
E questo si spiega: il Giappone (cit. Alpisio) è circa 50 anni avanti nel futuro. E lo era anche 30 anni fa. Quel Giappone abbiamo visto noi.
2) La percezione della tecnologia. È assolutamente diverso il modo con cui ci si rapporta alla tecnologia. Noi siamo davvero abituati all'idea che una macchina guidata da un'intelligenza umana sia qualcosa di animato. E questo viene dal giappone. "Loro" (cioè i nostri coetanei di paesi che non hanno vissuto il nostro bombardamento) sono rimasti ad Asimov o alla fantascienza classica (ed infatti a Capitan Futuro ci arrivano). Ma per loro la macchina è qualcosa, in fondo, di disumano. Anche al viedogioco approcciano in maniera diversa! Meno "
Su questo ne parlai con Marco Pellitteri, che mi disse che c'era una tesi di dottorato proprio di una tedesca sulla percezione della robotica. Non sarebbe un cattivo argomento per Le Pillole di J-Pop-
3) La guerra. Il loro modo di intendere la mitologia bellica è completamente diverso. Questo vale per i tedeschi, per gli americani, per gli inglesi. Essa è o brutalità o eroismo spietato (=film violenti non per bambini). Oppure è una sfida semi sportiva senza morti e drammi (=storie avventurose per bambini).
L'idea di una guerra "vera", combattuta con armi da personaggi positivi, con i loro drammi, e con la difficoltà di distinguere spesso il bene dal male, è lontana dalla loro percezione.
In Germania addirittura la confondono con la propaganda nazifascista... (vabbeh, questa è un'altra storia). Vagli a raccontare di Capitan Harlock o del Grande Mazinga.
Tu dirai: ma anche da noi la maggior parte non ha capito il messaggio. Ma ha detto bene Fran.debin: la maggior parte. É già incredibile che ci sia un gruppo di persone che l'abbia percepito.
Quando mio nonno parlava della guerra, io non pensavo alla storia romana, ma ad un cartone robotico qualsiasi (senza robot

. Inutile dirti a cosa pensavano i nostri coetanei stranieri.
3) La sessualità. I cartoni che abbiamo visto noi non sono, per tematiche sessuali, paragonabili a quelli che producono ora in Giappone, ed erano - checchè ne dica AVM e tutta la schiatta del Moige - estremamente casti e morali (pensate a Candy o a Oscar, a Jun o Sayaka).
In questa castità e moralità, però, la differenza dei due sessi era nettamente descritta, con tutte le particolarità dell'uno e dell'altro (es.: Niwa ed Hiroshi, Ryu e Ran, su tutti Oscar e André). E anche nei cartoni per bambini più piccoli (es. Conan, Doraemon), descritta nella sua realtà.
I nostri famosi coetanei sono rimasti allo stato della discussione che ancora oggi pongono i nostri fratelli maggiori in Italia (o appunto AVM e il Moige): emancipazione, ruolo della donna, femminismo, religione, etc. Ma molti di noi percepiscono le cose con maggiore chiarezza e con maggiore "naturalità". Di chi è merito?
4) É l'argomento finale (Daltanious... vince!): tutto questo non è merito "solo" del Giappone. In Giappone tutta 'sta produzione è sistematica ed è in linea con la loro tradizione culturale. Loro non la percepiscono forse neanche così positiva.
Ma tutte queste cose, noi le abbiamo avute "mediate" da un gruppo di adattatori, doppiatori, cantanti, produttori che hanno saputo reinterpretarle, presentarcele e, in molti casi, addirittura migliorarcele.
Questo gruppo di "artisti" per un certo periodo di anni ha avuto la possibilità di parlare direttamente ad una generazione, veicolando valori reinterpretari in maniera italica, semplicemente "bypassando" la informazione e la cultura ufficiale. Talvolta in modo più conservatore, talvolta in modo più progressista, sempre in modo "diverso" da quello che invece sarebbe successo se le televisioni avessero rincoglionito la nazione senza i nostri cartoni.
Hai detto niente! Una parte della nostra cultura è stata capace di riversarsi e migliorarsi attraverso un adattamento sistematico di cose provenienti dall'estero, senza che ci fosse un autorità che dicesse "questo si questo no", a questo abbiamo assisitito, e questo non ci rende più forti?
Poi, insisto, che la "nostra generazione abbia fatto schifo" (cit. Gassmann in "c'eravamo tanto amati"), è un altro punto. E non sono del tutto d'accordo, come dice bene Magenta.
Ma, ad ogni modo, direi, molti di noi sanno bene quale è il buono da tramandare (oltre, certo, che "romagna mia" e "funiculi funicola")...