Watta Takeo ha scritto:
Mitokomon ha scritto:
diciamo un Otaku storicizzato..

Piacere, Takeo Watta, "Otaku Storicizzato".
Pur avendo costruito, negli anni, quello che considero un piccolo Impero, in casa mia, fatto di VHS, giocattoli, Poster e quant'altro relativo al mondo dei cartoni animati, non posso ritenermi un vero Otaku. Per me i cartoni animati fatti dopo un certo periodo, lo ripeto anche qua non esistono neppure, mi annoio perfino a seguirli. E ovviamente nemmeno le loro sigle, che apparttengono, come è giusto che sia, a un'altra generazione, ad altri ragazzi. Come è giusto e ovvio che sia, ribadisco. Occorre sempre che, quando vedo un cartone animato, riesca di nuovo a collocarmi in quell'ottica di infantile trasposizione che solo gli anime Old Style possono darmi. Questo non è un cpmportamento da Otaku. Dice bene, magari, anche Yusaku quando dice che uno così, come il sottoscritto, è un nostalgico, ma per conto mio c'è molto di più. Io ricerco la mia infanzia nei cartoni animati, nelle loro melodie, ma anche in pubblicità, foto, canzoni e momenti condivisi, eppure, nella contraddizione che ancor m'è propria, ho da capire e da stabilire se si tratti solo di "nostalgia" semplice. Amo pensare e ribadire che si trattò di un imprinting culturale mai esistito sino all'invasione nipponica, una miscela di cambiamento che gli anni Settanta inziarono e che con la metà degli anni Ottanta finì. Una sovraesposizione di cartoni animati (non solo giapponesi) che faceva da corollario alle cialtronerie e al mio adorato semidomestico vandalismo infantile e giovanile. Dopo, complice la noiosa adolecsenza (per me anche un po' criminale) tutto diventò poco interessante...
Watta OLD STYLE Takeo - Otaku Storicizzato
e come sempre il buon Watta mette le cose nel senso giusto!
Quanto alla altrettanto giusta osservazione di Tarrasque (che però, rispetto al coraggioso pilota del Trider è un po' più 'modernista'

), posso dare testimonianza: io ho vissutto l'esperienza delle esperienze, vedendo «La vita è bella» in Germania, doppiato in tedesco.
Vi posso assicurare che è vedere quasi un altro film, bello uguale, ma non solo le sfumature sono diverse, ma anche il modo con cui possono essere comprese (se non fosse troppo 'off' vi racconto la reazione, che è interessante assai). Ho fatto la stessa cosa con "La caduta", rivedendolo stavolta in tedesco ma non al cinema, e pure, lì, vi assicuro, non c'è paragone alcuno.
ma, è altrettanto vero che.. che ci possiamo fare? Il giapponese è una bellissima lingua, ma sempre giapponese è...