ingek ha scritto:
P.S. Watta, è inutile che ti guardi in giro fischiettando e facendo finta di niente, lo sai che mi aspetto molto dalle tue capacità scribane.
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Ingek, introdurrò questo mio commento dedicandoti una frase bellissima di Roger Waters, adatta a quanto tu hai dimostrato di amare le sigle e, in particolare, le Mele Verdi...
Col cuore.
Davvero.
<<All alone or in twos the ones who really love you
walk up an down outside the wall,
some hand in hand, some gathering together in bands,
The bleeding hearts and the artists make their stand.
And when they've given you them all
same stegger and fall, after all is not easy
banging your heart against some mad buggers wall>>
PINK FLOYD
"La banda dei ranocchi" mi arrivò da lontano ed era subito vicina, dentro di me... Era una di quelle canzoni che annunciava che lì, in quegli anni, iniziava il mio eterno futuro (solo apparentemente infinito) di infante. Un infante infinito.
Dall'altra parte dell'anima c'erano robot e pallone ad attendermi, e c'erano pure notti intere per sognare i riflessi del lago per le rane dello stagno...
C'era poco da capire per quelle parole così ben adagiate sulle note: <<E sogna i suoi girini che saranno i suoi bambini>>... Una sigla che mi ha sempre deliziosamente imprigionato in un paesaggio di pioggia delicata e protettiva, adatta, comprensiva per chi in Demetan ci si è sempre un po' visto... Un flauto suonato a fare quasi da sottofondo all'immagine della videosigla, la rabbia perchè il pezzo finiva tropo presto, a giocare sulla triplice dipendenza cartone animato - videosigla - sigla...
E stiamo qui un altro po', allora... Che importa, a noi? Melodia di speranza per avventure più vere, giochi di acqua che mi bagnavano solo di sogni, liquido candore: quelli erano i commenti musicali introduttivi che mi sentivo dentro per Demetan e Ranatan... Molto più che un ascolto: occhi chiusi, confusione, bicchiere di latte vuoto, note anche dentro casa mia, paura vera per un mal adeguamento a musiche future.
E così sia, dunque. Legna da ardere per radunarci intorno al focolare e far le onde sul coro: si può ancora, ma sì... Non ci vuole poi tanto; basta rinnovarla sempre, "La banda dei ranocchi": chiara, limpida, sempre tanto sincera... come l'acqua dello stagno.
WATTA TAKEO