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MessaggioInviato: mar 24 mag 2005, 10:49 
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Iscritto il: ven 18 giu 2004, 11:58
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Ecco Brad Barron, eroe pulp nuovo personaggio!

Ecco Brad Barron, eroe pulp/Nuovo personaggio in casa Bonelli
Il bello di Brad Barron è che ci si può trovare di tutto. I generi si mischiano, (già dal primo numero si respirano atmosfere di dramma esistenziale, hard-boiled, noir, avventura in senso tradizionale, si preannunciano anche un po' di western e horror), i riferimenti sono parecchi (dai classici cinematografici e letterari della fantascienza di invasioni aliene a storie a fumetti come l'Eternauta), però il tutto, rimescolato, prende una fisionomia nuova e originale. Un "pulp post litteram", figlio delle suggestioni classiche e rivisto con la lente d'ingrandimento del presente.
Ma andiamo per ordine. Brad Barron, volutamente somigliante a George Clooney, è il nuovo personaggio della Sergio Bonelli editore che vive in una New York del 1956 attaccata dai Morb, popolazione extraterrestre non proprio amichevole. Biologo, ex combattente della seconda guerra mondiale, Brad, eroe solitario, che nell'invasione ha perso moglie e figlia (saranno morte?), si opporrà con astuzia e coraggio ai cattivissimi extraterrestri.
Fin qui quello che si è capito leggendo il primo numero del fumetto, le cui uscite si dipanerano per un anno e mezzo. Diciotto albi e poi stop: contrariamente alla serialità bonelliana, Brad rappresenta una novità, perché la parola fine è stata già scritta.
Creatore del personaggio Tito Faraci, un passato da critico musicale, un presente ormai lungo dieci anni di poliedrico autore di fumetti, visto che ha inventato o sceneggiato storie per Diabolik, Lupo Alberto e Dylan Dog fino a Topolino, per il quale ha pubblicato per Einaudi "Topolino noir", coraggiosa e deliziosa rielaborazione del personaggio disneyano, e all'Uomo Ragno, per il quale ha scritto "Il segreto del vetro", una mini-avventura ambientata a Venezia disegnata da Giorgio Cavazzano.
Fino a che punto Brad Barron si può classificare come un fumetto in stile Bonelli?
E' un fumetto totalmente bonelliano, si può dire che è un'innovazione nel senso della tradizione. Brad è un eroe alla Tex, che ormai è un classico, rappresenta una progressione di questo personaggio, un rinnovamento dello stesso. E' come se avessi tirato fuori l'argenteria di casa Bonelli e l'avessi lucidata a nuovo. Brad è un fumetto ambientato negli anni '50, ma attenzione, non è un fumetto anni '50. E' un eroe singolo, un po' come Mister No, il suo è un flusso di coscienza soggettivo.
Non ti sembra che Brad sia un po' troppo serio?
La quasi assenza di ironia è una scelta: si ride poco, anche se è possibile localizzare, diciamo così, una specie di ironia interna al racconto. Andando avanti emergerà l'ironia dei personaggi, non la mia.
Un'iniziativa editoriale nuova alla faccia di chi parla di crisi del fumetto...
Quello della crisi è un discorso complesso. E poi crisi di rispetto a cosa? In vera difficoltà sono i fumetti americani, dove vendere 20mila copie mensili è già un successo. Altri standard, se pensiamo che Tex ne vende 200mila. Insomma in Italia i lettori non mancano, e io preferisco averne un gruppo ben delimitato e attento piuttosto che una moltitudine disattenta. E questo gruppo delimitato non è poi così poco numeroso. Questo ti fa venire il dovere di fare un prodotto di qualità, che alla fine è l'unica cosa che
paga e fidelizza i lettori. Direi che la ricetta giusta è non sottovalutare il pubblico, offrire qualità anche quando ti cimenti sui classici, dando nuove chiavi interpretative.
Ma i lettori più giovani sono in grado di apprezzare la qualità?
Dalla mia esperienza posso dire che i giovani leggono ancora i fumetti. Per loro la qualità è una scelta. Certo, consumano tantissimi manga, che io rispetto, non capisco, ma, come si dice in questi casi, mi adeguo. Tuttavia io penso che non si possano fare fumetti per ragazzini. Io credevo di scrivere per adulti e invece c'erano bambini che capivano benissimo. Si pensa che è ai più piccoli che bisogna dare evasione, invece è il contrario.
Brad Barron anticipa quello che si preannuncia il film dell'anno, La guerra dei mondi di Steven Spielberg...
Beh, una volta tanto siamo arrivati prima noi. Senza considerare che Spielberg, per il qual gli alieni sono di solito buoni, adesso ha rispolverato quelli cattivi. Però quello è un film ambientato negli anni '50, io mi sono inventato degli anni '50 alternativi, anche se realistici. I disegnatori (il copertinista è Luca Celoni, il primo numero è realizzato da un Bruno Brindisi in gran forma, ndr) hanno "studiato" sui volumoni Taschen per riprodurre oggetti e ambientazioni di quel periodo. E classici se vogliamo sono anche gli alieni, di struttura antropomorfa.
Ma Brad chiuderà davvero al numero 18 o sarà come Napoleone, altra testata Bonelli, nata come un fumetto con un inizio e una fine e che invece, quasi a furor di popolo, continua ancora ad uscire?
Napoleone si capiva che poteva andare avanti, Brad chiuderà sicuramente, non c'è nessuna possibilità che continui. C'è un accordo di fiducia con i lettori in tal senso. Ciò mi dà un vantaggio, quello di bruciare in un numero di albi ben definiti i miei stimoli. E' una sorta di fuoco intenso sparato su 18 numeri, non avrò bisogno di centellinare sorprese e novità da distribuire sulla lunga distanza. Mi giocherò tutto senza risparmiarmi.


http://www.tgcom.it/spettacolo/articoli ... 8690.shtml
Andy


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 Oggetto del messaggio: BONELLI = CACCA
MessaggioInviato: mar 24 mag 2005, 19:48 
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Iscritto il: sab 27 mar 2004, 20:00
Messaggi: 1298
Località: Firenze
Perché la Bonelli non la smette di ammorbare il mondo dell'Arte Sequenziale con 'sta roba?

:?

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"Questa moltitudine di pazzi mi inquieta assai..." (cit. Haranban)
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 Oggetto del messaggio: Re: BONELLI = CACCA
MessaggioInviato: mar 24 mag 2005, 20:39 
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Iscritto il: mer 30 mar 2005, 2:17
Messaggi: 9814
il primo numero mi è abbastanza piaciuto, soprattutto sul piano di lettura piu' immediato, ovvero l'avventura classica in pure stile bonelliano, un avventura con la A maiuscola, non come Gregory Hunter...

Ho espresso sia all'autore che in vari forum la mia perplessita' sul fatto che sia un fumetto innovativo ma per valutare bene questo aspetto, su cui Tito ha puntato molto, aspettero' il numero 18.
Sembra che il rinnovo nella tradizione, nella struttura e nell'uso o meno della gabbia bonelliana ci sia, ma sia soltanto un timido accenno...
In ogni modo l'ho letto con piacere.


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