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Per discutere sulle sigle dei cartoni ed altro...
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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 14:42 
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Noctes ha scritto:
E comunque vi faccio una domanda: ma scusate, per carità il lavoro di Gualtiero ha dei difetti oggettivamente indigeribili, però allora vorrei sapere secondo voi in Italia chi fa degli adattamenti DECENTI?? C'è qualcuno? Un alternativa?
Ma vi rendete conto che gli adattatori italiani, lasciate stare la Manera, sono quelli che inventano titoli di film del calibro di "Se mi lasci ti cancello"??! Io a un cancello ti ci lego, ti sbudello e poi ti lascio a crepare mangiato dalle formiche! Sono stato chiaro?
Vorrei capire chi sono questi "bravi adattatori" che abbiamo in Italia. Dove sono? Per che produttori cinematografici lavorano? Io sinceramente non ne vedo. Sarò ignorante che vi devo dire.

Adattatori bravi ce ne sono ma non lavorano su titoli di "richiamo" che fanno gola a chi ha sicuramente più contatti e inciuci nell'ambiente. (Qualcuno ha detto Tonino Accolla?)
E non esiste al mondo che sia l'adattatore a decidere il titolo di un film al cinema, lo decide il distributore, per questo fanno così tanti danni :x Solitamente quando ti danno un copione ti danno anche le direttive di base, cosa si può dire, cosa non si può dire... sapevate che su mtv non si può dire o scrivere Oddio, mio Dio, Santo cielo? Ecco, e le direttive della AVM che giravano ai tempi erano da manicomio... Non si spara sempre sull'adattatore, ma nel caso di Cannarsi che gode di tutta la carta bianca di questo mondo... ecco a me fa girare le palle che la usi così male! :evil:

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Anna Lunlun
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Le rock star vanno e vengono, Goldrake non muore mai.


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:10 
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In molti casi è il direttore ("artistico") di una casa di doppiaggio a scegliere titolo e adattatore (che si occupa di adattare i dialoghi), come per esempio Cip Barcellini quando era in Merak.


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:27 
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Adattatori con le controballs?
Tonino Accolla
Massimo Giuliani (ha fatto tutti gli Animaniacs ed ha tradotto "Pinky and the Brain" con "Mignolo e il Prof"... e sappiate che PINKY è davvero il mignolo, derivato dalla famosa filastrocca "questo porcellino è andato al mercato..." rivedetevi Roger Rabbit)
Mario Maldesi (ha fatto Frankenstein Junior per dirne una...)

E nel passato
Rino Mencuccini (si è supervisionato tutti i film comici per conto della RAI)
Roberto De Leonardis (il genio in casa Disney)

...e per dirla tutta, Alessandra Valeri Manera era una buona adattatrice (Creamy, Emi, Evelyn...), poi si è "seduta" sulle "leggi del mercato mediaset", inventandosi dei modi per "non avere problemi" (da parte del Moige, ecc.ecc.)

Ah, un esempio sul fatto che i titoli non vengono scelti dagli adattatori (e viceversa!):
l'ultimo film di Woody Allen è stato chiamato
"Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni", che è un buon adattamento del titolo originale
"You Will Meet a Tall Dark Stranger" (modo di dire prettamente americano).

Purtroppo però nel film parlano spesso di "incontrare uno straniero alto e bruno"...
distruggendo l'adattamento del titolo (e le due cose insieme non funzionano più).
Certe volte ad essere troppo "letterali" si rischia di fare pasticci...

Ma tornando "in" topic:
Cita:
"quel che gli umani faranno da qui innanzi, per sondarlo approfonditamente, non sarà troppo tardi!"

EEEEEEEEEEEEH????
Pur parafrasandola non riesco a capire che diavolo significa?!
"Dato che ora sanno che esistiamo, d'ora in poi dobbiamo anticipare le mosse degli umani?"
ovvero
"D'ora in poi dobbiamo stare più attenti!"??????
Dovrò sondarlo approfonditamente.

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Benedetto "Enciclopedia" Gemma
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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:43 
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Iscritto il: gio 1 ott 2009, 14:47
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Questa del famoso gruppo a difesa dei genitori non l'ho mai capita... mi fate capire perchè mai qualcuno in passato, presente o futuro si sia dovuto, si debba o si dovrà preoccupare di cosa dicono?

Basta ignorarli... no?


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:45 
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Iscritto il: gio 3 nov 2005, 23:11
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Perchè la rete poi si becca delle multe. E la sezione per bambini non ha le spalle coperte come i TG o come Striscia...
Se vuoi un esempio, il nuovo responsabile, Margaria, si è preso una multa per aver trasmesso un episodio di Dragonball dove si (sono accorti) vedevano delle persone venire uccise in "fascia non protetta"... e ha detto che con quei soldi ci poteva comprare una serie intera.
E poi si lamentava del fatto che quella stessa puntata era già stata trasmessa due volte senza che nessuno dicesse niente. E' a random (un po' come i controlli SIAE).
La Manera decise di porre fine a questo "sistemando tutto in origine": c'è gente che si lamenta della parola morte? Non si usa. C'è gente che si lamenta che il proprio bambino veda del sangue? Via il sangue. Questo non è considerato "morale"? Via la scena.
Adesso va un po' meglio per fortuna.

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Benedetto "Enciclopedia" Gemma
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Ultima modifica di Enciclopedia il gio 20 ott 2011, 15:48, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:46 
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Il Moige, può infliggere multe?

Credo che siano gli accordi con gli organi di vigilanza ad imporli... bastava ai tempi non firmarli!

Meglio che stò zitto, perchè mi conosco e finirò per dire la mia anche sui Lateranenzi.


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 15:50 
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Non dimentichiamo che Mediaset è quella che per evitare le multe ed inserire pubblicità nei cartoni animati per un certo periodo creò dei finti "pseudo-contenitori"... ed è anche quella che allungò a dismisura le puntate di Sailormoon la sera (con i Flashback) per coprire la programmazione di concorrenza... (e forse c'era la pubblicità dentro... credo non ricordo).

Questo per dire che hanno sempre cercato di evitarle... in qualunque modo.

Ah, il Moige non infligge multe, ma denuncia. E se "hanno ragione", Mediaset paga la multa legata all'infrazione.

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Benedetto "Enciclopedia" Gemma
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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 16:14 
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Enciclopedia ha scritto:
Ah, il Moige non infligge multe, ma denuncia. E se "hanno ragione", Mediaset paga la multa legata all'infrazione.


"MOIGE" e "hanno ragione" nella stessa frase è per definizione un controsenso in termini.


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 16:26 
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Iscritto il: gio 3 nov 2005, 23:11
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Località: BARI
...e infatti l'avevo scritto in virgolettato... :D

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Benedetto "Enciclopedia" Gemma
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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 16:36 
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Certo denuncia, come potrebbe denunciare chiunque altro un'infrazione. Il problema è che quell'infrazione è nei confronti di un accordo con l'organo di Vigilanza che non dovrebbe proprio esistere.

Ma come vogliamo una tv che i bimbi possano vedere da soli senza l'ausilio dei genitori... creando una baby sitter al plasma o ai cristalli liquidi? E' questa la volontà di chi si proclama a difesa dei diritti dei genitori e dei minori?

Mi fermo qui, perchè su wikipedia ho letto che l'organizzazione proclamerebbe, non ho modo di verificare, di rappresentare 30.000 genitori... ed io aggiungo... solo? Così pochi? Mah.

Sono a buon punto con il Giapponese parlato, me li guardo in originale... altrimenti c'è sempre l'Inglese, lingua di preferenza dei film e delle serie che guardo. Oltretutto con l'anglosassone si evitano anche molte incomprensioni che l'adattamento italiano introduce. Vi è mai capitato di ascoltare un "voi fate questo" e non capire di chi diavolo si parli? Quando ascoltate l'originale magari vi trovate un bel "both of you". Mah 2.


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 16:44 
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Neron ha scritto:
Sono a buon punto con il Giapponese parlato, me li guardo in originale...

E questo è invece il motivo che mi fa apprezzare Cannarsi: io i film li guardo in lingua con i sottotitoli, e voglio che i sottotitoli siano più fedeli possibile altesto originale, anche a costo di stranezze.
Ovviamente non è che pretendo però di condannare tutti a subire Gualtiero, solo dico che per le mie esigenze è perfetto. 8)


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 18:01 
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Località: Zena, belandi !
dancasti ha scritto:
Enciclopedia ha scritto:
in una scena in particolare tra i muri delle pareti il papà dice qualcosa ad Arietty per cui mi sono girato al mio amico e gli ho detto... "EH????"

viewtopic.php?p=405742#p405742 g:roll:


la stessa espressione di mamma poco fa... :roll: :spin:

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4 aprile 1978: io c'ero.
26 aprile 2009, Marnate: c'ero anche lì !


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MessaggioInviato: gio 20 ott 2011, 18:14 
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Noctes ha scritto:
Adesso io ho un dubbio.


Dare della delinquente alla Manera, racchiude tutto il TUO discorso. Non giudicare il MIO punto di vista, non sei che una persona con un ALTRO punto di vista. Non è necessario scrivere una tesi.
Opere tutelate dal diritto d'autore: cosa ha impedito al signor Kazuya Terashima di bloccare la messa in onda o, prima, di imporre certe regole durante l'adattamento?
Non ho letto nulla di interessante nel tuo intervento, cose trite e ritrite.

Tarrasque ha scritto:
*PIGO* ha scritto:
O la vedevi tagliata o non la vedevi affatto. Ha rimosso fan service gratuiti quanto inutili. Ha depurato la serie: è andata contro una cultura o contro un abuso di doppi sensi e ammiccamenti (che ai fini della storia non erano importanti)?


Generalmente, se devo scegliere tra un'opera censurata e non vederla, preferisco non vederla.

In ogni caso, la questione del "o così o pomì" è un po' troppo dietrologica. Facile aver ragione così. Ma fisto che la tietrologia non si può dimostrare è un'arma a doppio taglio.

Certo, non l'avremmo visto. Sulla SUA televisione. alle SUE regole.

Ma SE non ci fosse stata AVM e soprattutto Mediaset col suo monopolio, chi dice che non l'avremmo vista sulle private con un adattamento senza censure? D'altronde Ken il Guerriero che è sfuggita alle loro grinfie, è andato in onda senza problemi.

Anzi, magari senza di loro avremmo potuto vedere i tanti robottoni anni '80 che non abbiamo visto invece delle commediole zuccherine e le maghette del cazzo che ci hanno propinato. Ma appunto, è dietrologia.


Adesso è colpa della Manera se Johnny non è andato in onda sulle tv private? Non ha costretto nessuno a vendergli la serie: si vede che i produttori giapponesi non hanno ricevuto altre proposte. La Manera non ha nessuna colpa se altri robottoni non sono andati in onda, non ha colpa se la D'Avena è diventata la regina delle sigle. Colpa delle tv private che hanno investito più sulle repliche che sulle novità.

Enciclopedia ha scritto:
...e per dirla tutta, Alessandra Valeri Manera era una buona adattatrice (Creamy, Emi, Evelyn...), poi si è "seduta" sulle "leggi del mercato mediaset", inventandosi dei modi per "non avere problemi" (da parte del Moige, ecc.ecc.)


Appunto! Qui si pensa solo alla purezza dell'opera, ma se poi questa purezza è causa di infrazione di certe regole "opinabili" non pensa nessuno, tanto poi ci avrebbe rimesso la Manera, e, chissà, pure l'opera.
Che colpa ha la Manera se l'animazione aveva in quel periodo come unico target i bambini? Non poteva autoeleggersi a paladina dei diritti dei cartoni!


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MessaggioInviato: ven 21 ott 2011, 12:31 
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*PIGO* ha scritto:
[cut]

Vedi...
Io ho cercato di argomentare sulle affermazioni che facevi nel tuo post.
Evidentemente non sei in grado di fare altrettanto.
Magari mi risponderai che non hai risposto perché non ti interessava rispondermi.
L'ipotesi poteva essere credibile finché non hai chiamato la D'Avena "principessa delle sigle".
Lasciati dire che se il mio dare alla Manera della delinquente mi inquadra, il tuo chiamare così la D'Avena emette un giudizio ben più spietato su di te.

Adius


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MessaggioInviato: ven 21 ott 2011, 12:43 
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Iscritto il: sab 2 dic 2006, 16:25
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Località: Zena, belandi !
In realtà non "principessa" ma "regina"...
Un po' come signorina e signora, dopo una certa c'è lo scatto di "anzianità" :P

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MessaggioInviato: ven 21 ott 2011, 12:44 
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Iscritto il: gio 13 feb 2003, 10:26
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Cita:
1Adesso è colpa della Manera se Johnny non è andato in onda sulle tv private? Non ha costretto nessuno a vendergli la serie: 2si vede che i produttori giapponesi non hanno ricevuto altre proposte. La Manera non ha nessuna colpa se altri robottoni non sono andati in onda, 3non ha colpa se la D'Avena è diventata la regina delle sigle. 4Colpa delle tv private che hanno investito più sulle repliche che sulle novità.


Riflessioni puntuali

1) Non a caso ho scritto "AVM e Mediaset". Mediaset aveva indiscutibilmente il monopolio dell'etere. Avendo deciso di puntare sul network per famiglie, di conseguenza hanno optato per la politica di censura. Non so quanto AVM abbia "colpa". Ovviamente si potrebbe dire che "eseguiva solo gli ordini" (scusa vecchia e collaudata). Però essendo lei responsabile dell'area bambini, così come si becca le lodi si becca anche le critiche. Se non era d'accordo poteva cambiare lavoro.

2 e 4) Non è che Mediaset forse aveva un po' più di dindi da spendere rispetto alle private?

3) E questo che c'entra? Coda di paglia?

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4/4/1978. Io c'ero.
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MessaggioInviato: ven 21 ott 2011, 18:29 
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Iscritto il: gio 14 ago 2008, 13:30
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Tarrasque ha scritto:
Cita:
1Adesso è colpa della Manera se Johnny non è andato in onda sulle tv private? Non ha costretto nessuno a vendergli la serie: 2si vede che i produttori giapponesi non hanno ricevuto altre proposte. La Manera non ha nessuna colpa se altri robottoni non sono andati in onda, 3non ha colpa se la D'Avena è diventata la regina delle sigle. 4Colpa delle tv private che hanno investito più sulle repliche che sulle novità.


Riflessioni puntuali

1) Non a caso ho scritto "AVM e Mediaset". Mediaset aveva indiscutibilmente il monopolio dell'etere. Avendo deciso di puntare sul network per famiglie, di conseguenza hanno optato per la politica di censura. Non so quanto AVM abbia "colpa". Ovviamente si potrebbe dire che "eseguiva solo gli ordini" (scusa vecchia e collaudata). Però essendo lei responsabile dell'area bambini, così come si becca le lodi si becca anche le critiche. Se non era d'accordo poteva cambiare lavoro.

2 e 4) Non è che Mediaset forse aveva un po' più di dindi da spendere rispetto alle private?

3) E questo che c'entra? Coda di paglia?


Come parli facile, doveva fare questo, poteva cambiare lavoro. Mediaset ha colpa se aveva più soldi. Mettetevi nei suoi panni, prima di sputare sentenze.
Che c'entra Cristina? La Manera non viene accusata pure di aver monopolizzato il mercato delle sigle?


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MessaggioInviato: sab 22 ott 2011, 9:04 
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Iscritto il: lun 18 nov 2002, 13:08
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Località: Milano
Occhio a non farci prendere dalla frenesia, ho rimosso gli ultimi messaggi polemici che non c'entrano nulla con la discussione. Stop alle polemiche personali!

Per il resto, bella questa discussione: qui si dovrebbe parlare di Arrietty, ma separare il thread spostando in uno nuovo i discorsi sugli adattamenti in generale è un macello (dovrei spezzare a metà dei singoli post, cosa non fattibile). Apro un nuovo post dove continuare la discussione sugli adattamenti, e lasciamo questo thread per i commenti sull'ultimo film dello Studio Ghibli.

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Setta Sh'gunista.

Cartoni.chm 3.0 online! -> http://www.tvcartoonmania.com/help

Recensioni di film -> http://nonvedono.blogspot.com/


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MessaggioInviato: dom 23 ott 2011, 18:31 
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Iscritto il: dom 23 ott 2011, 18:02
Messaggi: 4
Salve a tutti,

mi sono registrato a questo forum per dare risposta a talune delle osservazioni che ho visto riportate in questo thread, nel cui contraddittorio ho letto opinioni interessanti, altre ahimé purtroppo assai infondate, nel verso senso della parola.

Per esempio, mi chiedo come mei si dica che il testo della canzone finale del film sia "metà in inglese e metà in italiano", quando in inglese è solo la *prima* frase, e quindi *una* singola parola. Chiaramente, da un punto di vista obiettivo, la canzone, NON è "metà in inglese e metà in italiano". Come si può sostenere questo? E' il falso. Obiettivo. Facilmente verificabile. Credo che basare un'invettiva sul falso sia disonesto, oltre che realmente ignorante.

A proposito della sigla, volevo anche comunicarvi -vista l'estrazione originale di questo forum- che lo Studio Ghibli ha pubblicato ufficialmente la versione italiana sull'iTunes store. La canzone in italiano è di proprietà dello Studio Ghibli. Né Lucky Red, né il sottoscritto, riceverà mai alcun provento dalla vendita della canzone, e con gioia ho firmato il mio documento di rinunzia al diritto commerciale d'autore per quanto riguarda il testo. Quindi, non c'è alcun interesse pubblicitario in queste poche righe, è solo informazione.

Tornando alla questione dell'adattamento. Spesse volte ho letto critiche a me rivolte parlare di "eccessiva letteralità" di traduzione dal giapponese. Ora in primis mi chiedo se chi muove queste critiche conosca la lingua giapponese, perché senza conoscerla come si potrebbe esprime un giudizio simile? Poiché in molti casi si è riprovato che simili critiche vengono mosse proprio da chi la lingua giapponese la conosce poco o per nulla, le trovo un po' insensate.

Venendo a un caso particolare: "mi è scaturito il coraggio di vivere".

E' una frase su cui ho riflettutto davvero molto. In giapponese è 湧いてきた, ovvero "waitekita". E' una forma verbale del verbo "waku", che significa spuntare, sgorgare, scaturire, "comparire, venire fuori in modo prorompente e improvviso". Si usa anche per i sentimenti, ma più spesso per cose fisiche (l'acqua da una sorgente, le lacrime). La forma verbale utilizza come verbo fraseologico il verbo 'venire'. Se avessi tradotto letteralmente, avrei dovuto tradurre "mi è venuto/giunto a scaturire/sgorgare il coraggio di vivere". Ho scelto il verbo 'scaturire' perché rende l'idea dell'improvvo e abbondante prorompere, giudicando che altri verbi (come "sgorgare") erano troppo legati all'idea del liquido, di certo inusitata per un concetto immateriale come un sentimento.

Ciò che voglio enfatizzare è che la libertà dell'adattamento è sancita dai limiti della correttezza di traduzione. L'adattamento non deve inventare nulla. Se l'autore originale ha usato questo verbo, con questo significato, ha usato questo verbo. E' per questo assai parossisitico che mi si critichi come "impreziositore" dei dialoghi originali: al contrario, io evito di impreziosirli così come evito di semplificarli. Paradossalmente, mi si critica di fare qualcosa (modificare impreziosendo) che poi mi si critica di non fare (semplificare, che è sempre modificare).

Non è mio diritto sostituire un tal verbo, un tal significato, con un altro verbo con un altro significato. Perché non sono l'autore di questo film. Ovviamente, anche in giapponese si sono molti modi per dire le stesse cose. Ma io non posso fare processi alle intenzioni di un autore: se questo verbo, questo significato sono stati scelti, io ne devo prendere atto e rendere questo verbo.

Forse l'autore voleva dire che Shou, che sino a prima non dava alcun valore alla sua propria sopravvivenza (si veda la leggerezza con cui precedentemente parla dell'intervento che subirà), poi con Arrietty ha d'improvviso, prorompentemente sentito sgorgare dentro di sé il coraggio di vivere, che prima non sentiva in sé. Questo è quello che l'autore ha espresso, con quel verbo, e io a questo mi devo attenere.

Non si può cambiare deliberatamente il contenuto dell'opera altrui per renderlo più semplice, più 'usuale' a un pubblico straniero. Bisogna rispettare l'identità di un'opera straniera, e se ci si pone a fruirla, tenerne conto. Un'opera giapponese, pur tradotta in italiano, resta un'opera giapponese. E' naturale e giusto che certe cose risultino 'un po' strane' a chi giapponese non è, perché la traduzione traduce la lingua in cui è espresso un contenuto, non la matrice di un contenuto.

Arrietty e Shou non potrebbero parlare come due 'normali ragazzini italiani', perché non lo sono. Sono due ragazzini giapponesi che "lo specchio magico" di un doppiaggio tradotto fanno fittiziamente parlare IN lingua italiana, ma dentro la loro realtà, all'interno del piano narrativo, parlano in giapponese.

Un'altra critica che mi viene mossa è quella di aver 'cambiato' il 'livello' del dialogo originale. Anche in questo caso, mi chiedo quanto giapponese conosca chi muove queste critiche. In originale, Shou parla come un ragazzino molto, molto educato. Non parla come il primo ragazzino giapponese che esce da scuola. E' un dodicenne (nota: il personaggio ha DODICI anni, e viene nel giapponese ritratto come più adulto, per espressa intenzione degli autori) che legge *la divina commedia* in italiano. Fateci caso: è il libro che legge a letto, e il titolo si legge. Credete che sia una cosa che un dodicenne giapponese fa normalmente?

Nelle critiche che mi vengono mosse, leggo molta presunzione e nessuna fiducia. La presunzione di sapere la lingua, di sapere la norma di quella lingua, di sapere l'intenzione dell'autore. E di sapere meglio di chi, in questo caso io, ha parlato direttamente con gli autori, ha discusso molte scelte, ha lavorato a fianco di una traduttrice bimadrelinqua, ha indagato per giorni e giorni anche le singole parole.

Con questo non intendo dire che, anche volendo essere ligi a un testo originale come io intendo essere, non esista una gamma, non si compiano certe scelte, non ci sia niente da discutere. Mi rattrista però vedere come il tentativo di discussione sia più spesso mosso da posizioni non ragionevoli, pretestuose, e fondate sul nulla.

In esempio, ecco osservazioni anche critiche espresse in maniera sensata e civile, a cui credo di avere dato onesta, sensata e civile risposta:

http://www.studioghibli.org/forum/viewt ... 150#p69508

In ultimo, sempre per citare la pretestuosità di certe illazioni del tutto campate per aria:

Il film è scritto da Miyazaki Hayao nel senso che lui (insieme a Niwa Keiko) ha scritto la sceneggiatura (in giapponese: kyakuhon), ovvero il testo sul quale è creato il film. Non ha scritto il soggetto originale, che è correttamente tributato a Mary Norton. Un film "tratto da un libro" non si sviluppa *direttamente* dal libro, ma su un testo che si chiama appunto "sceneggiatura". Il film è nato da una *idea* di Miyazaki Hayao nel senso che il progetto del film, ovvero l'idea di trarre un film animato dal libro di Mary Norton, è di Miyazaki Hayao, che quarantanni fa scrisse appunto questo "progetto". Tutto qui, e anche questa mi pare che sia stata la fucina delle invettive pretestuose.

Sperando di avere chiarito almeno qualche dubbio a beneficio di chi ha l'onestà per intendere, piuttosto che divertirsi in maniera puerile a dileggiare colui con chi non si ha il coraggio di intavolare un dialogo civile e motivato,

-Gualtiero


Ultima modifica di Shito il dom 23 ott 2011, 18:39, modificato 1 volta in totale.

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Non mi risulta che Roberto De Leonardis abbia mai dovuto spiegare i suoi adattamenti andando a caccia di tutti gli spettatori dei film cui lavorava.

Ma forse dipende dal fatto che i suoi erano comprensibili e soprattutto... "adattamenti".

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Gesù è venuto per salvarci dal peccato, ma continuo a vedere peccatori.
Thor ci protegge dai demoni e dai giganti di ghiaccio, ed in effetti non ne vedo in giro.

Luca Bizzarri: "Non posso pensare bipartisan, io penso per i cazzi miei"


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Il nodo di tutto sta nel senso della parola "adattamento":
"adattamento" del film per il pubblico Italiano
oppure
"adattamento" del linguaggio IN Italiano?

Vado, devo sondare approfonditamente.

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Località: Mirabella Imbaccari (CT)
anche se la sua traduzione a volte può lasciare scontenti e non capiamo bene le ragioni di una scelta lessicale, nessuno mette in dubbio la grande professionalità e l'impegno di Cannarsi, per me è sempre lodevole la sua passione che lo porta a spiegare sul forum Studio Ghlibli Italia come procede nel lavoro

_________________
...questo sito che cosa può fare, io non ci credevo ma posso sognare...


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Enciclopedia ha scritto:
Il nodo di tutto sta nel senso della parola "adattamento":
"adattamento" del film per il pubblico Italiano
oppure
"adattamento" del linguaggio IN Italiano?

Vado, devo sondare approfonditamente.


Ma dal suo discorso si evince che è il pubblico italiano che deve adattarsi all'opera e non che l'opera va adattata per il pubblico italiano. Se ho capito bene, allora sono d'accordo. Ma se il fruitore dell'opera è il bambino italiano, appunto perchè lui sa che il bambino protagonista è giapponese, con cultura e "maturità" diversa, andrebbe adattato il tutto con un occhio particolare alla cultura italiana, se non altro per rendere l'opera più facilmente fruibile.


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MessaggioInviato: dom 23 ott 2011, 23:50 
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Shito ha scritto:
La forma verbale utilizza come verbo fraseologico il verbo 'venire'. Se avessi tradotto letteralmente, avrei dovuto tradurre "mi è venuto/giunto a scaturire/sgorgare il coraggio di vivere".


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MessaggioInviato: lun 24 ott 2011, 3:00 
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Shito ha scritto:
Salve a tutti,

Il compito di un bravo adattatore non è solo quello di adattare in una lingua straniera la parte letterale di un testo, ma anche e soprattutto quello di comprendere e recepire l'intento dell'opera e dell'autore per poterlo trasmettere in maniera esatta.

Questo significa che in una scala piramidale la traduzione in quanto tale e l'attinenza al testo originale si collocano uno o più gradini sotto la trasposizione dell'intenzione.
Se un autore intende trasmettere l'idea di "andare al mare" con un verbo che trova il suo corrispettivo in italiano, ma in italiano tale verbo è inusuale allora io, da bravo adattatore, ho il compito di trovare quel verbo che nella lingua risultante abbia semanticamente lo stesso ruolo, nonostante dal punto di vista linguistico o etimologico sia più corretta la prima opzione.

Proprio per questo motivo nella frase "mi è scaturito il coraggio di vivere" l'adattamento in italiano non è assolutamente corretto.
Si presume che un bambino dodicenne, istruito ed educato che legge la Comedia sappia utilizzare pienamente ed in maniera corretta la sua lingua. Un bambino di tali caratteristiche non pronuncia frasi inusitate, al massimo può creare eleganti sinestesie, una metalessi (che in questo caso, per una trasposizione più ardita, sarebbe stata perfetta) o, perché no, anche zeugmi, ma non parla a sproposito. Questo vuol dire che evidentemente in giapponese la proposizione 湧いてきた si addice al linguaggio pulito di un signorino.

La traduzione più o meno letterale in italiano di questa frase risulta totalmente artificiosa e si confà ad un ragazzino scemo che non sa parlare o, ancor peggio, ad un ragazzetto di borgata che cerca a fatica di costruire un discorso di medio livello collegando tra loro parole a caso, magari ricercate se decontestualizzate, ma sempre a caso. Questa frase in italiano non si addice ad un ragazzino colto, casomai alla sua parodia.

Il tuo compito era forse quello di parodiare l'autore? No, dovevi adattarne l'intento.
E se il suo intento era quello di far uscire dalla bocca di Shō una frase pulita che esprimesse non il ritorno, ma la comparsa del coraggio di vivere potevi usare un verbo importante che in italiano e in questo contesto sarebbe stato il sinonimo più corretto di "spuntare" e "scaturire", benché etimologicamente diverso: nascere.
Questo verbo, in un costrutto più ricercato (ad esempio "Dentro di me è nato..."), avrebbe mantenuto la peculiarità del linguaggio pulito di Shō pur esprimendo il concetto originario, senza farlo risultare artificioso.

Per quanto a volte troppo arditi, gli adattatori scelti da Valeri Manera durante la sua gestione, non avrebbero commesso errori del genere, in quanto adattatori. Che poi fossero manovrati da esigenze di rete questo è un altro discorso, che non ha niente a che fare con la loro qualifica.

Inoltre bisogna distinguere tra opere e opere. Quando nell'intento dell'autore è irrilevante l'origine di un personaggio (ma la fa solo per esigenza, come la nazionalità giapponese dei protagonisti), non ha alcun senso (anzi è altamente deleterio) sfruttare un prodotto per riportare lo spaccato di una società o il suo modo di esprimersi. Questo è esattamente quello che fai, utilizzi questi prodotti per ostentare un'ideologia, in questo caso quella nipponica, o una fazione, in questo caso quella filonipponica. Ma ciò non ha alcun senso se il prodotto NON lo richiede.
Questo significa che non si può e non si devono affiancare opere come "Ponyo" o "Arrietty" a opere come, ad esempio, "Haikara-san ga tōru" (Mademoiselle Anne).

I primi (contestualizzati, appunto, quasi solo per esigenza) sono paragonabili alla forma letteraria della favola. Molto spesso le favole sono ambientate in posti ignoti, non in una specifica cultura, questo perché l'intento primario non è quello di far sapere che Cenerentola viva a Vaduz e quindi far capire tramite il suo modo di parlare il PIL del Liechtenstein, ma semplicemente che venga sfruttata come una serva.

Il secondo invece ha, tra i suoi scopi, quello di trasmettere caratteristiche e costumi della cultura giapponese, quindi la priorità va assolutamente anche al modo di parlare tra i personaggi.

Non puoi venire a dire quindi che per tradurre i discorsi in Arrietty hai tenuto principalmente conto della nazionalità dei protagonisti, perché in tal caso avresti commesso un grave errore. Non era necessario, era superfluo. Fossero stati cambogiani, non sarebbe cambiato nulla.

In questo caso, è chiaro.

Questo è il motivo per cui autrici come le CLAMP hanno preteso che le edizioni europee di Rayearth traducessero i nomi delle protagoniste con un nome etimologicamente comprensibile dalla cultura europea. Questo perché volevano trasmettere qualcosa sin dal nome e il loro intento era trasmettere quel qualcosa, non l'origine nipponica di talune parole.
E quando qualcuno ha provato a lasciare i nomi originali (si vedano gli OAV), le CLAMP hanno subito fatto fare retromarcia correggendo nuovamente Hikaru, Umi e Fū in Luce, Marina ed Anemone (si veda il ridoppiaggio della serie).

Prima di adattare bisogna quindi sempre distinguere qual è la priorità dell'autore: se raccontare una storia, se trasmettere una cultura o se fare entrambe le cose. Ho quasi paura che se fossi stato tu a tradurre i dialoghi in italiano di una serie come "Versailles no bara" saresti stato persino capace di far parlare in più occasioni Oscar con frasi astruse solo perché i costrutti dei dialoghi originali nipponici erano così... da francese che era, saresti stato capace di farla diventare giapponese.

Detto questo confido che prima o poi almeno opere come Totoro e Arrietty vengano adattate in italiano, perché nella maniera attuale non sono del tutto piacevoli da ascoltare.
E meno male che le canzoni di Kiki, essendo americane, sono state tradotte da Ermavilo, non oso pensare altrimenti a quali assurde apocopi sarei stato costretto ad assistere...


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