L'ultima volta di "Non è la Rai"
Dopo 10 anni chi ce l'ha fatta?
Non è la Rai festeggia dieci anni dall’ultima puntata andata in onda. Era venerdì il 30 giugno 1995. Tante sono state le ragazze che vi hanno partecipato. Troppe forse per potersele ricordare. Non tutti forse sanno che alcune delle attuali soubrette sono passate attraverso questo programma. Solo per fare qualche nome: Laura Freddi, Miriana Trevisan, Ambra Angiolini, Antonella Mosetti. Allora ragazzine e ora professioniste.
Tra i personaggi che hanno fatto la storia della trasmissione idea da Gianni Boncompagni un posto di rilievo va dato di sicuro ad Ambra Angiolini, mamma e compagna del cantante Francesco Renga. Per la giovane presentatrice romana il debutto era avvenuto improvvisamente. Addirittura con la conduzione del programma. Molte furono, all’epoca, le polemiche e le prese in giro, soprattutto per il simpatico auricolare che la Angiolini indossava durante la trasmissione.
Insieme a lei una delle bionde dello spettacolo italiano: Laura Freddi. Che negli anni è passata dai banchi di Striscia la Notizia, insieme a Miriana Trevisan, alla co-conduzione di Buona Domenica. E ad una serie di altri programmi che hanno potuto dimostrare che, forse, la palestra di Non è la Rai è davvero servita. A seguire nomi come quello di Alessia Merz e Alessia Mancini, anche loro passate per il programma satirico di Antonio Ricci, nel ruolo di veline. Ancora Antonella Elia, la svampita del gruppo e Antonella Mosetti, conduttrice e show girl.
Chi si è data al cinema
Alcune delle ragazze di Boncompagni si sono date poi al cinema. Tra le più affermate ci sono Claudia Gerini, Sabrina Impacciatore, Ivonne Sciò, Nicole Grimaudo e Romina Mondello.
I tormentoni
Ma nei dieci anni di Non è la Rai ci sono anche famosi tormentoni. Brani musicali che allora scalarono le classifiche. Due in particolare ebbero successo T'Appartengo, Affatto Deluse (in risposta al brano di Vasco Rossi Delusa). E poi rivisitazioni di famosi brani di musica italiana e internazionale: 0303456 di Raffaella Carrà, Una fetta di limone di Gaber e Jannacci, The sound of silence di Simon&Garfunkel.
http://www.tgcom.it/televisione/articol ... 3196.shtml
Non è la Rai (10 anni dopo)
[l 30 giugno del 1995 andò in onda l'ultima puntata del programma ideato e diretto da Gianni Boncompagni. Che ora, in esclusiva per «Sorrisi», ripercorre quell'avventura rivoluzionaria e, ai tempi, contestata. Capace, però, di sfornare una pattuglia di agguerrite showgirl. ]
Non è la Rai
Nella piccola storia del costume italiano, venerdì 30 giugno 1995 è una data indimenticabile. Dopo 4 edizioni, ascolti da record, polemiche infinite, e la definizione che llora aveva ancora un senso) di programma-cult», finisce «Non è la Rai». Tutto era cominciato il 9 settembre 1991 alle 12 e 40 su Canale 5. «Non è la Rai» era la prima trasmissione quotidiana in diretta sulle reti Mediaset. Dopo l'avvicendarsi di due conduttori alla guida del programma (Enrica Bonaccorti nella prima edizione e Paolo Bonolis nella seconda), e soprattutto dopo il passaggio di rete (da Canale 5 a Italia 1), «Non è la Rai», grazie all'autogestione festosa e casuale di un centinaio di ragazze (Ambra fra tutte, tele-guidata via auricolare dal regista Boncompagni), assume in via definitiva le caratteristiche che l'hanno fatto diventare quello che è diventato: un fenomeno di costume fra i più clamorosi degli Anni Novanta, con tanto di decine di fan club in tutta Italia, scene di delirio collettivo all'uscita delle ragazze dagli studi televisivi, un floridissimo merchandising a tema (con dischi, magliette, pubblicazioni, quaderni, diari) e (ancora oggi!) appassionati forum di discussione su Internet. In occasione del decennale da quell'ultima puntata, abbiamo intervistato quello che di «Non è la Rai» è stato l'ideatore (con Irene Ghergo) e la «mente diabolica»: Gianni Boncompagni.
Il 30 giugno saranno dieci anni dalla fine di «Non è la Rai». Televisivamente parlando, un'era geologica...
«Beh, direi che la differenza l'hanno fatta i reality. Da allora la televisione è cambiata perché sono stati i reality a cambiarla. E il varietà è sempre più difficile da fare. Si è visto con gli ultimi tentativi, che non sono per niente riusciti. È dura da ammettere, ma la svolta l'hanno data i vari "Grandi fratelli". Io li ho seguiti, come tutti, da telespettatore, senza però diventarne un fan accanito».
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In questi giorni, a «Cominciamo bene estate» su Raitre, è tornata in video Ambra, la sua pupilla più celebrata e discussa.
«Ambra è sempre molto carina, intelligente, spiritosa, e adesso anche molto magra. Trovo che sia una perfetta ragazza laica. Fare la moglie, la mamma e tutto il resto le ha fatto molto bene. Lei è sempre la migliore. E che avesse quel qualcosa in più era evidente già da allora, a "Non è la Rai". Aveva una rapidità sconcertante nell'imparare le cose. All'inizio fu buttata nella mischia assieme alle altre, ricordo che ne avevo provate una decina prima di puntare su di lei. La scelsi per caso facendole condurre il gioco dello zainetto. Da lì non l'ha più fermata nessuno».
Ambra a parte, c'è qualcuna delle altre ragazze di «Non è la Rai» che ricorda volentieri?
«Sono molto contento di Sabrina Impacciatore, che peraltro avevo già notato ancora prima di "Non è la Rai" a "Domenica in". E mi piace Lucia Ocone, che adesso lavora con la Gialappa's. Un'altra certamente carina è Nicole Grimaudo. Ricordo che veniva da Caltagirone, che non è esattamente come dire Copenhagen. Eppure era una ragazza spigliatissima, simpatica, estremamente moderna, molto interessata a tutto quanto le succedeva intorno. E aveva una famiglia che era proprio come lei: molto aperta e "avanti"».
«Non è la Rai» era famoso anche per le canzoncine che le ragazze interpretavano in trasmissione. Molti erano vecchi successi di Raffaella Carrà scritti da lei, Boncompagni, da «03456» a «Bobo step». Come nascevano quelle canzoni?
«Nascevano in cinque minuti. E credo che fossero divertenti proprio perché erano "nonsense". Con me, per trovare le rime, avevo il rimario, e questo spiega il perché di tanti giochi di parole senza un senso apparente».
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Che cosa pensa dell'esilio televisivo di Raffaella?
«Raffaella, giustamente, ha e pretende i suoi tempi di preparazione, per poter realizzare un programma al meglio. Alla Rai invece in questo momento hanno la tendenza a fare le cose veloci, sempre più veloci. Quando si va così veloci, si rischiano gli insuccessi. E a Raffaella lavorare in questo modo non interessa».
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E lei quando torna in tv?
«Aspetto occasioni buone, e una buona collocazione. Anche perché finora sono sempre stato "viziato" in questo senso. Ai tempi di "Pronto, Raffaella?" abbiamo inaugurato la fascia mattutina dove prima, su Raiuno, c'era il monoscopio. Con "Non è la Rai" abbiamo fatto la prima diretta quotidiana sulle reti Mediaset. E poi ricordo molto volentieri "Macao", con quelle canzoni-tormentone che scrivevo la sera prima della messa in onda. Oggi credo che sia tutto molto più difficile. La gente è catturata da mille interessi, ha tanti stimoli, è più dispersiva. Rispetto a qualche anno fa, penso che i telespettatori siano estremamente più difficili da catturare».
Torniamo per un momento a «Non è la Rai». Quando ha capito che il programma era diventato un grande successo?
«Quando uscivamo dagli studi del Palatino e c'erano sempre più ragazzi che aspettavano Ambra e le altre. C'erano striscioni, graffiti, scritte che inneggiavano a loro. Ricordo che su un muretto, lungo la salita che portava agli studi, qualcuno aveva scritto a caratteri di scatola: "Ambra c'è"».
http://www.sorrisi.com/sorrisi/personag ... 023893.jsp